Quella di Tirrenia è una storia di insuccessi, soprusi e maltrattamenti. Ha esordito così questo pomeriggio in Aula il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, chiamato a riferire sulla vicenda Tirrenia.
Il processo di privatizzazione che ha avuto la conclusione ben nota a tutti - ha spiegato il presidente - è un vero e proprio sopruso frutto dell'atteggiamento predatorio nei confronti della nostra isola da parte di molti dei governi che si sono succeduti in passato, proseguito dal governo in carica. Abbiamo avviato iniziative che sono state atti di legittima difesa verso gli armatori privati e dei loro comportamenti irrispettosi della libera concorrenza e del diritto alla mobilità di tutti i sardi.
Le condizioni che ci sono state poste erano irricevibili: la partecipazione della Regione con il 5% prima e il 15%, la presenza di un nostro componente nel Cda, e la rinuncia alla flotta sarda. Noi abbiamo risposto con un secco e determinato no - ha proseguito Cappellacci - Abbiamo invece chiesto una partecipazione nella compagine sindacale di una quota almeno pari a quella degli altri soci e abbiamo detto no alla rinuncia alla flotta sarda”. Per questo, ha spiegato il presidente della Regione, si è proceduto alla cessione senza tener conto delle richieste della Regione.
Cappellacci ha poi rivolto un appello a tutto il Consiglio regionale, alle forze sociali e sindacali affinché sostengano la battaglia della giunta: Vogliamo essere padroni a casa nostra. È in ballo non solo il trasporto marittimo ma anche il principio di insularità della Sardegna e l'abbattimento del divario con le altre regioni d'Italia.
È necessario andare avanti con determinazione. Fare fronte comune mandando avanti tutte le iniziative per consentire che quei documenti siano considerati carta straccia. È ora di andare tutti insieme a Roma con una grande mobilitazione dell'intera isola. Red