Doppio appuntamento, domani (giovedì 1 settembre) a Nuoro, per la rassegna di concerti collegata alla ventitreesima edizione dei seminari jazz, in corso fino a sabato nel capoluogo barbaricino. Il primo, in programma alle 18 nel cortile del Seminario Vescovile (in piazza Santa Maria della Neve, con ingresso gratuito), è una produzione originale dal titolo emblematico, “I Seminari al Seminario”, che segna un importante punto di incontro fra le attività didattiche e il loro pendant concertistico: protagonisti sono infattiMarcella Carboni e le allieve della sua classe di arpa, novità assoluta (e autentica rarità nel campo della didattica jazzistica) di questa edizione dei corsi di jazz nuoresi.
Unica arpista comparsa nelle classifiche dell'ultimo referendum della rivista Musica Jazz, nelle categorie “strumentista dell’anno” e “miglior nuovo talento”, la musicista cagliaritana condurràCristina Di Bernardo, Micol Picchioni, Sandra Valentini, Patricia Idda, Silvia Minardi, Danila Sedda, Roberta Cadella, Federica Lo Sacco, Claudia Duranti e Alicia Belardininell'interpretazione di un repertorio che spazia fra standard e brani originali della stessa Marcella Carboni. Primo titolo in scaletta, “Sarabanda” di Nino Rota, arrangiato ad hoc per un omaggio al grande compositore, il cui nome è indissolubilmente legato al cinema di Fellini, nel centenario della nascita.
Alle 21:30 la rassegna si trasferisce nel più consueto spazio del cortile della casa natale di Grazia Deledda per ospitare un altro nome di spicco del jazz isolano (ma da tempo trapiantato dall'altra parte del mare): Peo Alfonsi. Con la complicità di due abituali compagni di viaggio, il trombettista americano Kyle Gregory e Salvatore Maiore al contrabbasso, altro volto noto della scena jazzistica sarda, il chitarrista presenta i brani del suo ultimo album “Itaca”: un disco dalle sonorità delicatamente curate, frutto di una scrittura elaborata, ma immediata, che riflette l'interesse centrale di Peo Alfonsi, il tentativo di conciliare la tecnica e la ricerca del suono della musica “colta” con l’approccio improvvisato tipico del jazz e delle musiche popolari e improvvisate. Red