Nel corso del dibattito sulla proposta di riduzione del numero dei consiglieri regionali ha preso la parola il capogruppo Udc-Fli, Giulio Steri, il quale ha premesso che il problema dei costi della politica non può essere ridotto alle sole indennità dei componenti dell'Assemblea per poi ricordare che "i tempi delle riforme costituzionali vanno coordinati con i tempi del Parlamento".
Steri ha spiegato che il numero dei consiglieri va rapportato alla particolare situazione delle Regioni a Statuto speciale, senza escludere che, comunque, "noi dobbiamo intervenire sulla riforma della Regione", a cominciare dalla istituzione di un'Assemblea costituente che abbia il potere di approvare il nuovo Statuto. Per Steri bisogna agire "senza ipocrisie e senza interessi di parte" e con l'impegno di tutti a lavorare secondo una chiara "linea di coerenza" e di rispetto dell'Autonomia.
Il capogruppo del Pdl, Mario Diana, confermando che il suo partito preferisce una riduzione a 60 (per garantire la rappresentanza a tutte e otto le province), ha detto di non credere che, grazie a questa, potranno essere risolti i mali socio-economici della Sardegna: "Rimango più convinto che abbiamo tutti perso. Siamo rimasti vittima di noi stessi, della demagogia, del populismo, della piazza". Diana ha aggiunto che nei momenti di difficoltà di un popolo che non vede prospettive, di un Governo nazionale che non dà risposte, la protesta si sposta inevitabilmente su chi rappresenta le istituzioni. A suo avviso, all'isola non occorre una politica "al ribasso" perchè non risolverà i gravi problemi della Sardegna.
Mario Bruno, capogruppo del Pd, ha poi rimarcato la situazione di criticità della democrazia: "Ci sono dei poteri che non sono la piazza e che agiscono perchè la democrazia sia debole", per poi ricordare quanto il Governo italiano abbia danneggiato una Regione a Statuto speciale come la Sardegna. "La proposta arrivata da Roma di tagliare a 30 i componenti dell'Assemblea isolana - ha spiegato - serve per avere pochi "interlocutori". Per quanto riguarda il testo in esame, Bruno ha detto che gli appare "corretto ed equilibrato" il rapporto tra 50 consiglieri e la popolazione sarda. Ha respinto l'ipotesi di rimandare la legge in Prima Commissione per il rischio che poi nulla si faccia in tema di riforme e ha contestato, a livello nazionale, l'assenza della Regione nel processo federalista dello Stato. In conclusione, Bruno, augurandosi che nessuno si mascheri dietro il voto segreto, ha ricordato che "siamo chiamati a dare risposte ai cittadini e non solo alle nostre esigenze". Red.