Domani, venerdì 2 settembre, alle 21.30, a Nuoro, in occasione del 23esimo Seminario Jazz di Nuoro, ultimo appuntamento nel cortile della casa natale di Grazia Deledda, con un'icona del jazz che viene dal nord, John Surman.
Il sassofonista inglese, affiancato sul palco dal pianista norvegese Vigleik Stooras, si presenta all'appuntamento reduce dalla masterclass che l'ha visto impegnato da mercoledì nei corsi coordinati da Paolo Fresu per l'organizzazione dell'Ente Musicale di Nuoro. Classe 1944, nativo di Tavistock, nel Devon, Surman ha iniziato da adolescente a suonare la musica del conterraneo Mike Westbrook, per poi stupire gli ambienti musicali londinesi mettendo in luce grandi doti strumentali insieme a una fervida immaginazione. La sua carriera ha preso forma nello stesso crogiolo che ha prodotto tanti altri musicisti britannici negli anni '60, maturando le esperienze più variegate, suonando blues con Alexis Korner, hard bop con l'ottetto di Ronnie Scott, mainstream con Humphrey Lyttleton, jazz venato di Sudafrica con i Brotherhood of Breath e jazz contaminato dal rock con John McLaughlin. Sono gli anni in cui cementa un rapporto duraturo con il compositore John Warren, il pianista John Taylor e il bassista Dave Holland, con i quali ha registrato il suo primo album. Nel 1968 guida anche un ottetto e suona con la big band diretta da Mike Gibbs, ma è la formazione di The Trio, nel 1969, a segnare uno spartiacque nella sua carriera internazionale: con gli americani Barre Phillips (contrabbasso) e il compianto Stu Martin (batteria) il gruppo si impone fra i più attivi e vitali nel circuito europeo. Verso la metà degli anni settanta, John Surman registra un paio di album storici: il progetto solistico "Westering Home" e "Morning Glory", con Terje Rypdal, John Marshall, Chris Laurence, Malcolm Griffiths e John Taylor. Con il trio SOS, con Alan Skidmore e Mike Osborne, esplora un altro ambito operativo, unendo l'elettronica alla "fisicità" di tre sassofoni. Nello stesso perido inaugura anche la lunga collaborazione con la coreografa e danzatrice americana Carolyn Carlson. Alla fine del settimo decennio incide in duo con con Stan Tracey ("Sonatinas") e con la cantante norvegese Karin Krog ("Cloudline Blue"), mentre con il quartetto del contrabbassista Miroslav Vitous va in tour e registra fino al 1982.
Oltre ad aver scritto musica anche per teatro, tv e radio, allargando i suoi orizzonti di compositore, John Surman ha continuato a suonare in giro per il mondo. Le sue performance solistiche riflettono l'originale miscela di musica acustica ed elettronica presente in dischi come "The Road To St Ives", "A Biography of the Reverend Absalom Dawe", e il popolare "Private City", di gran lunga il suo album più venduto. Continua poi a suonare in duo con John Taylor, con Karin Krog (utilizzando elettronica e tastiere), con Jack DeJohnette, in quartetto con John Taylor, Chris Laurence e John Marshall. Anche se il profondo amore per la tradizione jazz è un elemento importante, il sassofonista di Tavistock è attratto anche dalle qualità melodiche della musica corale e dal folk inglese. Com.