Gli scoraggiati, coloro che dichiarano di non essere allaricerca di un lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo, in Italiahanno raggiunto nel 2011 quota 1 milione e 523 mila, si tratta del dato annuopiù alto dal 2004.
Continua anche la crescita dei 15-24enni che non cercanolavoro ma sono in ogni caso disponibili a lavorare: dal 30,9% delle forze dilavoro giovanili del 2010 al 33,9% del 2011. Coloro che non cercano mavorrebbero comunque lavorare sono nel Mezzogiorno circa un quarto delle forzedi lavoro, un risultato di oltre sei volte superiore a quello del Nord.Rispetto al 2010 sono di più gli uomini che non hanno cercato un impiego (nellequattro settimane che precedono quella di riferimento), ma che desiderano esono disponibili a lavorare. In ogni caso, come lo scorso anno, sei ogni dieciinattivi di questo gruppo sono donne.
Nel complesso, il 42,6% (circa 1,2 milioni) degli inattiviche non cercano lavoro ma sono disponibili dichiara di aver rinunciato acercare perché ritiene di non trovarlo. Lo scoraggiamento interessa in misuraconsistente sia gli uomini sia le donne. L'incidenza degli scoraggiati salefino al 47% nelle regioni meridionali, in cui alle minori opportunità d'impiegosi affianca una maggiore sfiducia nella possibilità di trovare e mantenereun'occupazione. D'altra parte, la mancanza di competenze specifiche da spenderesul mercato del lavoro alimenta un atteggiamento di rinuncia alla ricercaattiva: nel gruppo degli inattivi disponibili, gli scoraggiati sono la metà tracoloro che hanno conseguito al massimo la licenza media, un quinto tra ilaureati.
In Italia c'è unaquota decisamente più elevata della popolazione inattiva più contigua alladisoccupazione: il 12,1% a fronte del 4,6% dell'Ue. In particolare, si trovanonel nostro Paese un terzo dei circa 8,6 milioni di individui che nei Paesidell'Unione europea dichiarano di non cercare lavoro ma di essere disponibili alavorare, a fronte di poco più del 9% dei disoccupati italiani sul totale deidisoccupati Ue.
Anche in rapporto alle forze di lavoro, questo gruppo diinattivi è superiore in Italia di oltre tre volte quello Ue: l'11,6% inconfronto al 3,6%. Peraltro, percentuali molto contenute emergono in numerosiPaesi tra i quali Francia (1,1%), Grecia (1,3%), Germania (1,4%) e Regno Unito(2,4%).
Un esercito di cinque milioni: sono le persone che in Italiaaspirano a un lavoro. Lo rileva l'Istat, ricordando che nel 2011 gli inattiviche non cercano un impiego ma sono disponibili a lavorare sono 2,9 milioni,rappresentando un aggregato più ampio di quello dei disoccupati in sensostretto, pari a 2,1 milioni.