Questo Tremonti che 'prolunga' la crisi piace a tutti meno che a Berlusconi. Infatti, dopo l'allarme laciato da Parigi da Giulio Tremonti rende il ministro dell'Economia improvvisamente di moda fra le opposizioni, che fino a ieri ne avevano contestato la politica economica: piace la smentita, secca e autorevole, dell'ottimismo di Berlusconi. Gongolano all'insegna del 'lo avevamo detto' esponenti del Pd, dell'Idv, dell'Udc e si rallegra anche il finiano Urso. Che rinnova le polemiche tra ex alleati, scatenando le critiche del Pdl.
"E' come vivere in un videogame: compare un mostro, lo combatti, lo vinci, ti senti rilassato e spunta un altro mostro più forte del primo", ha detto Tremonti da Parigi, dopo un breve periodo di vacanza sulle montagne del Bellunese, dove ha incontrato il leader della Lega Umberto Bossi.
"Lascia sinceramente disorientati l'analisi di Tremonti che da dieci anni gestisce l'economia del paese senza aver fatto riforme", commenta Francesco Boccia del Partito democratico. Poi però aggiunge: "Il ministro continua a fare lo spettatore, peraltro smentendo totalmente le analisi del Presidente del Consiglio". Ed è quest'ultimo dato quello che più conta, perché 'ufficializza', dopo giorni di illazioni di stampa e di faticose smentite da parte di Palazzo Chigi, i contrasti con Berlusconi.
Per Italia dei valori parla Silvana Mura: "La denuncia troppo tardiva dell'esistenza di una devastante crisi economica da parte di Tremonti smentisce clamorosamente una la balla più grossa che Berlusconi racconta da circa due anni".
Sottolinea la necessità di una "larga condivisione di responsabilità" Maurizio Ronconi dell'Udc, che chiarisce: "Ora Tremonti si arruoli tra i 'consapevoli' e spieghi al Presidente del Consiglio che le gravi difficoltà che ha denunciato non si affrontano e non si risolvono con tre voti di maggioranza e neppure acquistando qua e là qualche parlamentare di ventura". Tradotto: siamo qua, Berlusconi convinca la Lega che senza di noi il governo non sta in piedi.
E Futuro e Libertà? Archiviati gli scontri al vetriolo degli anni passati, che portarono a rimpasti e divergenze eclatanti Fini e Tremonti, Adolfo Urso, coordinatore di Fli, va dritto al punto che interessa ora: "L'allarme lanciato da Tremonti smentisce in modo clamoroso quanto affermato da Berlusconi sull'uscita dalla crisi e rappresenta una doccia fredda per chi pensava di imbastire un azione meramente propagandistica sfuggendo ai reali problemi del Paese". Benissimo anche Tremonti, insomma, se diventa un problema per Berlusconi.
Contro Urso si levano le voci del Pdl, in preda a nervosismi, incertezze, distinguo e preoccupazione sempre più evidenti. A parrtire dal capogruppo del partito berlusconiano alla Camera: "La strumentalità di Urso è cosi pacchiana da essere divertente", afferma Fabrizio Cicchitto. "Il governo, al quale ha partecipato fino a qualche mese fa, sinora ha fatto almeno sei riforme, ma Urso non se ne è accorto: forse dormiva". Il suo vice Osvaldo Napoli prova a dire che Tremonti "ha smentito di fatto le opposizioni" che "gli hanno sempre rinfacciato una politica della
lesina e un uso cieco della mannaia", mentre la politica tremontiana, "sposata in toto dal presidente del Consiglio" è stata "giusta perché la crisi non è ancora finita".
Le distanze fra il divino Giulio e il premier sono ormai manifeste. Tanto che dopo qualche ora è un peso massimo PdL del calibro di Fabrizio Cicchitto rilancia conciliante: "Certamente la situazione economica internazionale rimane seria - dice - ma qualche spiraglio per la crescita emerge proprio a livello internazionale. A questo punto va aperta una seria riflessione per vedere se esistono le condizioni per realizzare altri tagli ben selezionati della spesa pubblica che creino spazi a interventi sul fisco favorevoli per la crescita". Proprio il punto sul quale Tremonti è irremovibile nella difesa del rigore.