È lui o non è lui l’uomo che farà da cavallo di troia per sfrattare, finalmente, da palazzo Chigi il cavaliere? Certo che è lui. E tutti lo vogliono e tutti lo acclamano. Ma Tremonti è un uomo ostico, intrattabile e si considera sempre il primo della classe. E quindi anche se dovesse arrivare a fare il primo ministro, la coalizione stessa lo farebbe fuori in poco tempo. Ma per ora serve, e tutti, destra, sinistra e centro, lo vorrebbero usare basta che ponga fine al ventennio berlusconiano che ha portato l’Italia allo sfascio e gli italiani sull’orlo dell’indigenza. Quindi, dopo che due sere fa Silvio Berlusconi ha rassicurato Umberto Bossi e gli avrebbe chiesto di
modificare il tenore delle sue esternazioni ed è stato subito dopo accontentato. Il “Corriere della Sera”, ricostruendo retroscena dei colloqui politici delle ultime ore, allontana il voto anticipato. La “Repubblica” invece confida nel pressing leghista per andare alle urne, condiviso, si dice, dal ministro Tremonti al quale oggi “Il Giornale” chiede di "non fare come Fini".
Si tratta di un falso problema, spiega il “Corriere” oggi in edicola. Lo dicono alcuni ministri leghisti in privato, lo sanno coloro che ascoltano le indiscrezioni che arrivano dall'Udc, pronta a dare una mano in caso di rischi reali (si può fare di tutto pur di non concedere le urne a Bossi), lo prevede il presidente del Consiglio, che continua a lavorare sulla costituzione di un nuovo gruppo parlamentare in grado di
riequilibrare la situazione in molte commissioni della Camera. Sembra che i lavori siano a buon punto, che i deputati che hanno un dialogo aperto con la maggioranza siano più di venti, che l'obiettivo minimo del premier sia di una decina di persone.
Ma se il federalismo non corre rischi, il rischio di elezioni anticipate resta elevato. "Di certo Berlusconi le prepara, per evitarle o per affrontarle - scrive il Corriere - sta vagliando lunghi elenchi di giovani da lanciare sulla scena nazionale, alcuni presenti nei Consigli regionali, altri nelle istituzioni comunitarie; continua ad avere in mente un restyling del partito, a cominciare dal nome; si preoccupa piu' che in altri momenti di tutte quelle misure che possono avere una conseguenza immediata sui livelli di consenso".
Per La “Repubblica” di più si capirà dalla cena di stasera fra Tremonti e Bossi in Cadore, dove "potrebbe sedersi a tavola anche il presidente del Consiglio. Invitato dallo stesso Tremonti, in pieno accordo con Bossi, per fare il punto della situazione. Una situazione tutt'altro che eccellente, per la maggioranza forzaleghista amputata della componente finiana, e dunque in procinto di tramutarsi in una minoranza 'cadornista' nelle Commissioni parlamentari, e forse addirittura nell'aula di Montecitorio. Proprio a partire da questa consapevolezza, che il superministro
condivide con il leader padano, i due cercheranno di far capire al Cavaliere che 'la linea di Cadorna' non conviene a nessuno. Non solo non conviene alla Lega, che in questo momento secondo i sondaggi lucra il massimo dei consensi potenziali. Ma non conviene neanche allo stesso Berlusconi, primo ad essere danneggiato da una logorante ed estenuante 'guerriglia parlamentare', che non gli risparmierebbe
comunque una rovinosa Caporetto".
Per “Repubblica” "la possibilità di imbarcare tutta intera l'Udc sembra sfumata. Casini resiste, come dimostra la lettera con la quale chiede al presidente del Consiglio di
intercedere presso Putin per garantire il rispetto dei diritti umani nei confronti di Khodorkovskij: una vera 'provocazione' per Silvio, che non farà mai un affronto del
genere all’amico Vlady' Putin.". Al premier non resta che concentrare gli sforzi su qualche singolo parlamentare, tra i futuristi pentiti e i centristi indecisi.
E allora torna, al centro delle riflessioni, l'orientamento della Lega Nord e di Giulio Tremonti. "Caro Tremonti, ottimo lavoro, ma adesso non fare il Fini", è l'appello a tutta pagina de Il Giornale. "Ti manca solo quello per completare il miracolo: hai salvato l'Italia dal disastro economico, hai tenuto salda la rotta tra Scilla, Cariddi e la
tempesta dell'euro, hai scongiurato le depressioni greche e spagnole, hai sconfitto il Polifemo bancario, ora non ti resta che resistere alle sirene del dopo-Berlusconi".
Mario Giordano prosegue fiducioso: "Per carità, siamo sicuri che non ci stai nemmeno pensando. Siamo sicuri che quelli che circolano nei palazzi sono solo pettegolezzi. E siamo pertanto sicuri che le nostre raccomandazioni risulteranno inutili come la brillantina per il tenente Kojak o come un segretario per il Pd. Ma, ecco, se mai un giorno ti balenasse l'idea di urlare 'che fai, mi cacci?', in faccia a
Berlusconi, magari dopo aver pianificato il tentativo di farlo secco, beh, non dimenticare che la strategia non è mai risultata vincente".
"Si dice, per esempio, che tu stia molto insistendo per il voto anticipato, un po' d'accordo con la Lega e un po' in disaccordo col premier", prosegue Giordano. "Si dice che tu sappia benissimo che le elezioni non sarebbero la soluzione migliore
in questo momento e che dalle urne potrebbe pure uscire una situazione di stallo - prosegue l'editoriale di Mario Giordano -. E si dice infine che sia proprio questo che in realtà tu speri, per poterti cosi' candidare come premier, magari in un governo allargato, di garanzia, del presidente o qualsiasi nome abbia. Purche' di cognome faccia Tremonti. Le solite malelingue, si capisce. Noi continuiamo a pensare che un tuo tradimento sia impossibile, come la vittoria del Portogruaro in Champions League. Ma, a pensarci bene, anche il tradimento di Fini sembrava impossibile un anno fa".