«Dato che nessun gruppo politico ha mai chiesto una revisione dei principi fondamentali della Costituzione, è pacifico che c'è l'obbligo di rispettarli. E tra questi principi c'è il rispetto del tricolore». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo a Reggio Emilia nella giornata di apertura delle celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Il capo dello Stato ha sottolineato che non è un caso che nella carta costituzionale sia stato inserito uno specifico articolo, il numero 12, dedicato alla bandiera nazionale. E con riferimento ad esso, ha evidenziato, «comportamenti dissonanti non corrispondono alla fisionomia e ai doveri di forze che abbiano ruoli di rappresentanza e di governo».
Napolitano ha rivolto «un vivo incitamento a tutti i gruppi politici, di maggioranza e di opposizione, a tutti coloro che svolgono compiti di responsabilità istituzionale, perchè nei prossimi mesi al Sud, al Centro come al Nord, si impegnino a fondo per le iniziative del centocinquantenario». Il presidente ha poi invitato a non sminuire il valore di questo anniversario, cosa che «non giova a nessuno, non giova a rendere più persuasive, potendo invece solo indebolirle, le legittime istanze di riforma federalistica e di generale rinnovamento dello Stato democratico».
Napolitano ha riconosciuto che non tutto nel processo di riunificazione è andato come nelle intenzioni. «La delusione e lo scontento che ben presto seguì il compimento dell'Unità ha finito per riprodursi fino ai giorni nostri - ha sottolineato - . La critica del Risorgimento ha conosciuto significative espressioni, ma quel che è giusto sollecitare è un approccio non sterilmente recriminatorio e sostanzialmente distruttivo, e un approccio che ponga in piena luce il decisivo avanzamento storico che l'unità ha consentito all'Italia, al di là di storture da non tacere».
«Non ripeterò le preoccupazioni per le difficoltà e le durezze delle prove che attendono e incalzano l'Italia», ma «la premessa per affrontarle positivamente, mettendo a frutto tutte le risorse su cui possiamo contare, sta in una rinnovata coscienza del doversi cimentare come nazione unita, come Stato Nazionale aperto a tutte le sfide, ma non incline a riserve e ambiguità sulla sua propria ragione d'essere e tanto meno a impulsi disgregativi che possono minare l'essenzialità delle sue funzioni dei suoi presidi e della sua coesione».
Non è un caso che le celebrazioni abbiano preso il via da Reggio Emilia: è in questa città, infatti, che il 7 gennaio 1797 il tricolore venne adottato per la prima volta ufficialmente come vessillo della Repubblica Cispadana. Si tratta del primo appuntamento di un fitto calendario di eventi che si svolgeranno nel corso dell'intero anno in diverse città italiane. La giornata è iniziata con l'alzabandiera in Piazza Prampolini, cui seguirà una visita alla Sala del Tricolore e nella Sala civica del Palazzo municipale, per la consegna della copia del primo Tricolore ai sindaci di Torino, Firenze e Roma, ovvero le città che negli anni sono state capitali della nazione. Il Capo dello Stato inaugurerà quindi la mostra «La bandiera proibita. Il tricolore prima dell'Unità» allestita a Palazzo Casotti, e visita il museo a cielo aperto «Le strade della bandiera. Reggio Emilia città del Tricolore». Poi la celebrazione ufficiale, al Teatro municipale «Valli», dove è previsto anche l'intervento del capo dello Stato a cui seguirà il concerto dell'Orchestra sinfonica nazionale della Rai. Nel pomeriggio è in programma la visita al Museo Cervi di Gattatico, sede dell'Istituto Cervi e dell'Archivio Emilio Sereni. In serata Napolitano si trasferirà a Forlì. Anche sabato il presidente sarà in Romagna e visiterà anche Ravenna.