Si aggrava il bilancio della rivolta scoppiata in tutto il Maghreb contro la crisi economica e la disoccupazione. In Tunisia tra sabato e domenica venti manifestanti sono stati uccisi in due città, Tala e Kasserine, negli scontri con le forze dell'ordine. Molti i feriti. Secondo un testimone le vittime di Tala - tra i 17 e i 30 anni - sono state uccise dalla polizia, che ha aperto il fuoco sui manifestanti nel centro della città. Sei feriti gravi sono stati trasferiti in un ospedale di Kasserine, capitale della regione. Sempre in Tunisia, sabato un ambulante si è dato fuoco nel mercato di Sidi Bouzid, dove il 17 dicembre un altro commerciante aveva compiuto un gesto analogo, morendo poi per le ustioni. Il gesto dell'uomo aveva dato il via a un'ondata di contestazioni. Sabato è stata la volta del 50enne, sposato e padre di famiglia: si è cosparso di benzina e dato fuoco, poi è stato portato via in ambulanza; le sue condizioni sono gravi.
Un leader dell'opposizione tunisino, Ahmed Nejib Chebbi, ha rivolto un appello al presidente Zine Abidine Ben Ali perché dia ordine alla polizia di non sparare più. «Deve far cessare il fuoco» ha detto Chebbi, capo storico del Partito democratico progressista, spiegando che gli agenti «hanno sparato sui cortei funebri» a Tala e Kasserine. «Faccio un appello urgente al presidente della Repubblica per chiedergli far cessare il fuoco immediatamente per salvare la vita a cittadini innocenti e rispettare il loro diritto a manifestare».
In Algeria ci sono stati cinque morti in quattro giorni, mentre dall'inizio delle proteste si contano - secondo il Ministero dell'Interno - 826 feriti, di cui 763 sono agenti. Domenica un uomo di 35 anni è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco a Tiaret, durante un assalto di alcuni manifestanti che hanno tentato di saccheggiare il suo negozio di alcolici. Secondo un bilancio ufficiale, tre manifestanti sono morti a M'Sila, Boumerdes e Bou Smail, mentre la stampa parla di un altro decesso avvenuto sempre a M'Sila. Mille persone, in gran parte minorenni, sono state arrestate. Il governo ha adottato misure straordinarie per frenare l'impennata dei prezzi di prodotti alimentari, in particolare olio e zucchero, all'origine delle violente proteste.
Il ministro dell'Interno algerino ha negato il carattere politico delle proteste in quanto «non hanno il sostegno del popolo», ma la rivolta contro gli aumenti dei prezzi va avanti da martedì. Venerdì, malgrado gli appelli alla calma lanciati dagli imam durante la preghiera nelle moschee, ci sono stati scontri nel centro di Algeri dove centinaia di giovani hanno lanciato pietre e bottiglie contro i poliziotti. Le violenze si sono estese ad altre città, come Annaba, Tizi Ouzou, Boumerdes, Bejaia.
A morire venerdì negli scontri, un giovane di 18 anni, «colpito da alcuni proiettili mentre tentava di introdursi in un commissariato» a Ain Lahdjel, ma anche un ragazzo rimasto carbonizzato all'interno di un hotel incendiato dai manifestanti nei pressi di Boumerdes. Un uomo di 32 anni è morto invece a Bou Smail. Sarebbe stato colpito alla testa da un proiettile mentre altre fonti parlano di un lacrimogeno esploso sul volto. Ed è proprio a Bou Smail, porticciolo vicino a Tipaza, che decine di giovani sono scesi in strada e hanno affrontato le forze di sicurezza con particolare violenza, alimentata anche dalla notizia dell'uomo ucciso. A ferro e fuoco pure la berbera Cabilia, da sempre in contrasto con il potere centrale e roccaforte di Al Qaeda per il Maghreb islamico nel nord del Paese. Diverse strade della regione, tra cui la principale via di collegamento con la capitale, sono state bloccate dai manifestanti. Anche sabato protagonisti della protesta sono stati giovani e giovanissimi che hanno sfogato la loro rabbia e frustrazione.
«La chiusura di ogni spazio d'espressione non lascia che la rivolta e la strada come mezzo di contestazione - ha denunciato il principale partito d'opposizione algerino, il Raggruppamento per la cultura e la democrazia (Rcd) -. Davanti a una miseria dilagante, lo Stato risponde con il disprezzo, la repressione o la corruzione». «Quale che sia il risultato di queste proteste, avranno comunque contribuito al rafforzamento della resistenza cittadina e al discredito del sistema in vigore». Unanime la condanna degli altri partiti, tra cui la principale formazione algerina, il Fronte di Liberazione nazionale (Fln) e il Movimento della società per la pace (Msp, ex Hamas) che hanno denunciato «atti di violenza e vandalismo». Il ministro dell'Interno ha annunciato il pugno di ferro: «I tribunali saranno aperti e sono già stati coinvolti nei casi di giovani presi in flagrante reato di vandalismo o furto».