La scritta «Nuovo polo per l'Italia» su fondo bianco con il tricolore stilizzato. È questo il logo che campeggia a Todi, dove è iniziata la convention dei «terzopolisti». L'immagine richiama i colori nazionali e non fa alcun riferimento ai partiti che partecipano al seminario: tutti contribuiscono al nuovo soggetto politico ma senza rinunciare alle proprie specifiche individualità. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, dovrebbe prendere la parola nella giornata di sabato, malgrado una leggera febbre abbia fatto temere per la sua partecipazione. L'atmosfera alla convention è distesa.
«Nessuno di noi è arrivato qui per mettere il cappello su quest'operazione: noi ci candidiamo a guidare l'Italia». Così il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini alla convention del Terzo Polo a Todi. «Il nostro disegno politico - ha aggiunto Casini - ha potenzialità enormi: quando si fanno i sondaggi e si chiede del terzo polo la gente dà un giudizio in termini di possibilità di voto più alto della somma dei singoli partiti. C'è un limite però e siamo noi, siamo parlamentari e se viene interpretata questa operazione come un'alleanza di gruppi dirigenti nel palazzo ci farà aumentare qualche deputato ma politicamente fallirebbe». Chi è il leader del Terzo Polo? «Noi abbiamo una ambizione più grande e importante di questa: spetta a noi l'alternativa di guidare questo Paese». «Una grande coalizione nasce guardando al futuro e non con lo sguardo rivolto al passato - aggiunge- non serve guardare da dove veniamo ma dove andiamo». «Se non arriveremo ad un governo di larghe intese, come hanno fatto in Germania, non usciremo da questa fase. Serve - spiega - un governo per fare le scelte impopolari che servono al Paese, un governo che abbia un comune sentire per affrontare la crisi».
Poi lancia un appello ai moderati del Pdl: «Non cerchiamo né rivincite né leadership. Chiediamo anche alle persone perbene che lo hanno votato e che sono in Parlamento con lui di facilitare una alternativa che, sotto sotto, vogliono anche loro». «Nei giorni scorsi - spiega - ho detto che Berlusconi dovrebbe fare un passo indietro in modo da fare un governo di centrodestra con una più ampia base parlamentare. Se lui avesse a cuore il destino di questo Paese farebbe un passo indietro. Non lo farà, ma serve a parlare con i suoi elettori». «Dobbiamo creare una alternativa a Berlusconi che non ha più voglia di governare il Paese» afferma Casini. «Il premier è indifendibile - aggiunge - oggettivamente anche per noi. Nel 94' avevamo creduto che potesse esserci un percorso attorno a Berlusconi. Anche allora vedevamo le anomalie, vedevamo i conflitti di interesse. Molti di noi hanno sperato, sbagliando, che il tempo attenuasse queste anomalie».
«Io sinceramente non cado nella trappola di difendere o parlare di Fini perché questa è una fuga dalla realtà, studiata a tavolino, con la complicità della stampa, perché non si vuole parlare delle inchieste di Arcore ». «Fini presiede in modo impeccabile. Dopo di che - aggiunge - se la magistratura vedrà che ci sono dei reati, come ha detto, Fini si dimetterà: questa è la differenza con Berlusconi». «Noi dobbiamo con forza chiedere, se si dovesse andare al voto, che la scelta dei parlamentari venga affidata con una modifica preventiva agli elettori perché non è accettabile che cinque persone scelgano 1000 parlamentari» afferma Casini chiedendo la modifica della legge elettorale.
«Anche con il Pd dobbiamo mantenere un rapporto di grande rispetto. Perché anche lì ci sono persone e riformisti che sono seri» afferma Pier Ferdinando Casini . Casini interviene anche sulle polemiche per la scelta dei candidati «democratici» a Napoli e Milano: «L'amico Ranieri - spiega - se avesse vinto le primarie, avrebbe potuto avere anche il nostro appoggio, ma...». «Il tema unificante tra noi c'è: vogliamo difendere l'identità cristiana di questo Paese. è il minimo comune denominatore di questo paese, di laici e no» replica Casini a chi vuole «dividere» il nuovo soggetto politico sui temi etici. «Sui temi eticamente sensibili i cattolici fanno quello che ritengono opportuno. Ma c'è - aggiunge - chi cerca di utilizzare questi temi come strumenti per fare nuove alleanze politiche».
«Io sono convinto che non possiamo accettare che la soluzione politica possa essere lasciata in mano alle vicende giudiziarie. Guai a pensare di affidare ai giudici la liquidazione di una fase politica che è fallita». Poi aggiunge: «Il nostro compito è unitario per chiudere una fase di questa nostra storia».
«Siamo arrivati al punto che se il leader moderato oggi è Bossi...», tanto che è stato lui a dire «basta, abbassiamo i toni». È il paradosso usato da Pier Ferdinando Casini nel suo intervento all'assemblea dei parlamentari del Terzo Polo per esemplificare che «questo tipo di politica ha creato il populismo, ma non ha dato la medicina per i problemi del paese».
A margine dei lavori del coordinamento del Nuovo polo per l'Italia a Todi ha parlato anche il leader di Alleanza per l'Italia Francesco Rutelli: «L'insistenza con cui Berlusconi e il Pdl utilizzano l'argomento della mancata individuazione di una leadership nell'ambito del nuovo polo è un segno del fatto che »Berlusconi è molto preoccupato» perché «forze politiche prima lontane e distinte stanno arrivando a una aggregazione in cui ognuno rispetta l'altro. Mentre la maggioranza collassa noi diamo vita a un nuovo polo in cui non si litiga e che rappresenta una risposta per gli italiani». «Oggi - aggiunge - ci sono tante personalità che collaborano e si rispettano nella consapevolezza di portare al paese un'aggregazione di forze prima divise, e ora unite». «Se il governo, come credo, non ce la fa sarà necessaria una larga convergenza anche perché in Europa ci chiederanno una nuova manovra». «Siamo qui per la soluzione alla crisi italiana che non può venire dalla magistratura ma dalla politica. Per questo stiamo costruendo un orizzonte nuovo che unisca forze sane con umiltà», afferma Francesco Rutelli. «Non credo che le polemiche risolvano i problemi - aggiunge - ci vuole una risposta sui temi dell'economia, del lavoro e della competitività».