Annozero è al centro di un nuovo caso politico, dentro e fuori la Rai. Mentre Michele Santoro esce dallo schermo e annuncia che il 13 febbraio scenderà in piazza a Milano in difesa dei giudici e della libertà d'informazione, il direttore generale Mauro Masi, che ieri è intervenuto duramente in trasmissione con una telefonata, oggi affonda.
E' "indegna l'attività istruttoria parallela che svolgono taluni sulla televisione del servizio Pubblico come se avessero ricevuto chissà quale delega dall'autorità giudiziaria", dice Masi e aggiunge, "il limite è stato abbondantemente raggiunto e la misura è colma". La pensa come lui il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani che ha inviato al presidente dell'Agcom Corrado Calabrò, una lettera in cui "richiede di valutare la possibilità di attivare i poteri di verifica e istruttori di cui all'art. 48 del Testo Unico, nonché ogni ulteriore iniziativa di rispettiva competenza" contro il programma.
La questione oltre che all'attenzione dell'Autorità - dove i commissari si dividono quattro a quattro e la minoranza chiama Calabro' in difesa dell'indipendenza dell'organo di garanzia - e del Comitato per l'applicazione del codice di autoregolamentazione sui processi in tv, sarà anche oggetto di discussione in Commissione di Vigilanza. Il presidente Sergio Zavoli infatti dice che, dopo la telefonata di Masi, affronterà il tema durante la riunione di martedì prossimo dedicata al pluralismo. "Andrebbe intanto considerata l'opportunità - dice - di impedire, con una norma condivisa, l'invalso e improprio uso degli interventi esterni nelle dirette della Rai.
L'informazione, più in generale è, d'altronde, un aspetto cruciale del servizio pubblico, tuttora il più controverso e il meno disciplinato da diritti e doveri, cioè da un sistema di comuni garanzie". Se ne parlerà anche nel Cda della Rai di giovedì prossimo, e oggi il presidente Paolo Garimberti ai suoi collaboratori ha confidato di essere "convinto che i toni gladiatori non facciano bene alla Rai e che non facciano affatto bene nemmeno alla politica, soprattutto quando parla in televisione e di televisione".
Inoltre, avrebbe aggiunto di essere convinto che "il supremo interesse dell'azienda Rai sia quello di sottrarla in ogni modo e con ogni mezzo dall'essere oggetto di polemiche e campo di battaglia (prima) e bottino di guerra (poi) della politica". Se ne dibatte già tra i consiglieri, con Antonio Verro convinto che "adesso la cosa più importante sia impegnarsi per fare uscire la Rai da questo clima di tensione politica e cominciare a dialogare tutti insieme per definire un nuovo quadro di regole certe e condivise".
E con Giorgio Van Straten, che si dissocia dall'intervento di Masi ma non "da chi si impegna per questa azienda e per dare una informazione degna di questo nome in un momento cos difficile per il nostro paese". Intanto per lunedì l'associazione dei dirigenti Rai, l'Adrai, chiede e ottiene un incontro urgente con il dg. I toni sono alti anche nello scontro politico con l'opposizione che punta il dito sugli interventi del ministro Romani e del dg Masi. Una telefonata "autolesionista", quella del dg per Roberto Rao, capogruppo Udc in Vigilanza. "Un direttore dimezzato", sostiene Flavia Perina, deputato di Fli a proposito di Masi.
"Da Berlusconi e Romani arriva un attacco senza precedenti all'autonomia dell'Agcom", dichiara Paolo Gentiloni del Pd che aggiunge: "Sembra una barzelletta ma e' la fotografia della deriva pericolosa che stiamo vivendo". "Ormai è chiaro che i primi a volere una Rai impoverita sono proprio gli uomini di Governo più vicini al Premier", sostiene il capogruppo Pd in commissione Telecomunicazioni alla Camera, Michele Meta. Per Nichi Vendola "l'asfissiante assedio e l'accanimento maniacale a cui assistiamo in questi giorni da parte del Presidente del Consiglio e dei suoi sottoposti nei confronti di giornalisti liberi e verso trasmissioni di informazione tv del servizio pubblico e no, ha raggiunto ormai livelli non più tollerabili".
Nel centrodestra Daniele Capezzone, portavoce del Pdl punta il dito contro Santoro: "La Rai non è sua, ma dei cittadini che pagano il canone e, attraverso il canone, anche il suo sontuoso stipendio. Possibile che la sinistra sia così intimidita da non riuscire neppure a difendere la dignità della politica rispetto alle pretese e alle prepotenze di qualche telepredicatore?", si chiede. Giorgio Lainati, vicepresidente della Vigilanza sostiene che "la commissione si deve occupare proprio della questione del pluralismo e della sistematica negazione del contraddittorio nella trasmissione di Santoro e non certo dell'opportuno intervento del professor Masi".
Mentre Alessio Butti capogruppo Pdl nella bicamerale, "pieno sostegno all'iniziativa del ministro dello sviluppo economico Paolo Romani che nel pieno delle sue funzioni, ha sollecitato l'Agcom a valutare se Annozero non abbia violato i principi del pluralismo dell'informazione, in relazione ai generali obblighi previsti dal contratto di servizio".