Dopo lo scontro di ieri in Aula tra maggioranza e opposizione sulla vertenza entrate, i gruppi del centrosinistra in Consiglio regionale hanno tenuto questa mattina una conferenza stampa per denunciare “il fallimento della trattativa politica tra lo Stato e la Regione” e per sottolineare “l’incapacità della giunta e del suo presidente di sostenere le ragioni della Sardegna”, annunciando una vasta mobilitazione che coinvolga oltre il mondo politico anche tutte le parti sociali.
Il capogruppo del Pd Mario Bruno dopo un breve excursus sulla vertenza, cominciata nel dicembre del 2009 con un ordine del giorno parlamentare che decretava la piena applicabilità dell’articolo 8 dello Statuto sardo, ha voluto ricordare le cifre: per il 2010 all’Isola spetterebbero 4.750.000 euro contro i 5.880.000 messi a bilancio dalla Regione. “Durante la nostra protesta terminata con l’occupazione dell’Aula ci era stata presentata una bozza di accordo con lo Stato che prevedeva l’attribuzione di 5.400.000 euro per il 2010 e 5.500.000 per il 2011, ma questo poi non ha trovato nessuna applicazione”.
Una differenza sostanziale tra il Bilancio dello Stato e quello della Regione che di fatto, per Bruno, “apre un pesante conflitto di poteri”. Le dichiarazioni con cui il presidente della giunta Ugo Cappellacci ieri in Consiglio regionale ha esternato la sua decisione di non procedere all’impugnazione del bilancio statale, per il Pd disattendono completamente l’ordine del giorno approvato il 22 dicembre scorso in cui si ribadiva invece la necessità di percorrere quella strada per recuperare le risorse che spettano alla Sardegna. Risorse che, come ha ricordato Luciano Uras (presidente del gruppo Comunisti – La Sinistra sarda – Rossomori) “appartengono ai sardi, perché si tratta di fondi derivanti dalle tasse pagate dai cittadini e che a loro devono tornare”. Per Uras la scelta di non procedere al ricorso “è soltanto una scusa e rischia di portare a una frattura interna alle istituzioni regionali e con il popolo rappresentato dal Consiglio regionale. Se non rispetta quell’ordine del giorno Cappellacci dovrà dimettersi”. Mario Bruno (Pd) ha annunciato l’invio di una lettera alla presidente del Consiglio regionale, al presidente della Commissione verifiche del Consiglio e al presidente della Regione con la quale si chiederanno delucidazioni sulla legittimità della decisione di Cappellacci di non ottemperare all’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio regionale il 22 dicembre scorso.
Bruno ha inoltre ricordato una sentenza della Corte costituzionale (la 341 del 1996) nella quale si riconosce la piena responsabilità della giunta regionale di fronte al Consiglio e che stabilisce la forte rilevanza giuridica di un ordine del giorno che impegna l’esecutivo regionale.
Il capogruppo dell’Idv Adriano Salis si è soffermato sulle pesanti ricadute per l’intera Isola derivanti dalle mancate entrate provenienti dallo Stato, partendo dalle problematiche del mondo agro-pastorale e dalla crisi del mondo del lavoro, fino ai pesanti tagli nel settore della cultura. “E’ gravissimo se si pensa che in totale si parla di poche decine di milioni che servirebbero per dare un po’ di respiro e rilanciare la Sardegna e che potrebbero essere pescate proprio dalle entrate fiscali che lo Stato ci deve trasferire”. Salis attribuisce al presidente della giunta Cappellacci la pesante responsabilità di queste scelte: “E’ una battaglia che Cappellacci non vuole intraprendere non per dabbenaggine ma per un mero calcolo politico e per evitare di arrivare a uno scontro con il governo nazionale, con il premier Berlusconi e con il ministro dell’Economia Tremonti”.
Dello stesso avviso Francesca Barracciu (Pd) che ha sottolineato come la vertenza entrate fosse stata già chiusa nella passata legislatura: “La giunta presieduta da Cappellacci l’ha voluta riaprire per dare sponda al governo che non intende trasferire i fondi che spettano alla Sardegna”. Per Chicco Porcu (Pd) il gioco del governo nazionale è chiaro: “Non danno risposte, non hanno mai chiaramente preso una posizione; perdono tempo, e la giunta si presta alle loro manovre”.
Sui rapporti con l’esecutivo regionale la posizione è chiara ed esternata con un aut aut dal capogruppo Uras: “Ci siederemo al tavolo per le riforme soltanto se prima il presidente Cappellacci procederà all’impugnazione del bilancio dello Stato”. Red