E' ''denigratorio per la Corte Costituzionale e gravemente offensivo'' continuare a sostenere che i 15 giudici della Consulta ''giudicherebbero sulla base di loro asserite appartenenze politiche''. Lo ha detto il presidente della Corte, Ugo De Siervo, nel corso dell'annuale conferenza stampa.
''La più larga libertà di confronto fra tutti i giudici e l'integrale collegialità delle determinazioni'' - sottolinea De Siervo - fanno sì che ''le decisioni che vengono infine adottate (all'unanimità o con maggioranze che sono di volta in volta diverse) rappresentano il punto di arrivo di un organo sicuramente imparziale''.
De Siervo intende ricordare ''ancora una volta'' che i ''giudici costituzionali sono appositamente scelti da organi diversi, fra i più rappresentativi delle nostre istituzioni (Presidente della Repubblica, Parlamento, supreme magistrature), ed entro categorie professionali particolarmente qualificate, in modo da garantire (per quanto possono le norme giuridiche) la loro più larga indipendenza di giudizio''.
Inoltre - aggiunge - i giudici ''entrano in carica dopo aver giurato di osservare la Costituzione e le leggi''. Gli ''ampi poteri'' della Consulta sono in linea con la realtà del resto d'Europa: ''Dovrebbe essere ormai ben noto - fa notare De Siervo - che nelle Costituzioni democratiche contemporanee viene pressoché costantemente previsto un organo del genere, al fine di tutelare il primato effettivo della Costituzione, attraverso quanto meno la possibilità di giudicare sulla conformità delle leggi al contenuto delle Costituzioni e sul rispetto da parte degli organi di vertice degli Stati delle norme costituzionali che ne delimitano le rispettive attribuzioni''.
La ''solida base di legittimazione'' della Consulta - conclude De Siervo - sta ''nelle disposizioni della Costituzione repubblicana, in una serie di apposite leggi costituzionali, nella fondamentale legge ordinaria n. 87 del 1953, nelle nostre stesse normative integrative e nelle molteplici attività svolte in quasi cinquantacinque anni, in intensa e fruttuosa collaborazione (qualche volta anche dialettica) con gli altri organi costituzionali della nostra democrazia''.