Non basta il ripristino delle risorse nazionali del Fondo unico per lo spettacolo per attenuare la crisi di un settore che in Sardegna conta 124 imprese e circa 3000 lavoratori tra diretto e indotto. Infatti, sono solo 15 le aziende che potranno godere dei benefici di quella che viene ritenuta “una resa del Governo alla mobilitazione civile”. I 27 consiglieri regionali del centrosinistra hanno illustrato una mozione, prima firmataria Francesca Barracciu, con richiesta di discussione urgente in aula. Il capogruppo Pd Mario Bruno ritiene che i tagli (due milioni di euro con l’ultima Finanziaria dopo una riduzione del 10% decisa l’anno precedente) vadano legati alla minore disponibilità di risorse per la cultura e la scuola pubblica e che, per questo, si debba “aumentare il livello di indignazione contro chi vuole smantellare e lasciare andare il patrimonio inestimabile che abbiamo”.
Inoltre, non è stata completamente attuata la legge 18 del 2006 che, benché bisognosa di alcune modifiche, prevede una programmazione triennale. “Serve per garantire tranquillità economica agli operatori che così potrebbero migliorare la qualità dell’offerta culturale senza l’assillo di attendere i finanziamenti annuali”, ha spiegato Massimo Zedda (Comunisti –
I presentatori della mozione poi sollecitano
Sulla eventualità che i tagli regionali a cultura e spettacolo possano essere annullati dal disegno di legge collegato alla Finanziaria, all’esame della Commissione Bilancio del Consiglio, il capogruppo Pd è parecchio scettico: “Occorreranno altri tagli. Diventerà un altro assestamento di bilancio per recuperare almeno cento milioni di euro per la sanità e per coprire il deficit di Abbanoa. E’ una serie di provvedimenti omnibus riscritti totalmente, senza idee e senza una filosofia”. Red