La discussione interna sviluppata nelle ultime sedute dell'assemblea regionale del PD ha condotto a un'ampia condivisione di un progetto finalizzato al rilancio del PD sardo, e alla costruzione di una sua nuova identità caratterizzata in senso fortemente autonomista.
Il percorso è stato appena avviato e la strada non sarà breve né tutta in discesa; ma i presupposti, fatti di chiarezza sui contenuti e di nuova disponibilità al dialogo, sembrano essere presenti. Se consideriamo che questa nuova fase politica si apre a poche settimane da un appuntamento elettorale e referendario di grande rilevanza, vediamo come davvero il PD sardo si trovi in un momento cruciale della sua breve storia. Io penso che quando un partito attraversa un passaggio cruciale sarebbe bene che dai suoi dirigenti e dai suoi rappresentanti istituzionali con maggiori responsabilità venissero comportamenti equilibrati, costruttivi e, se possibile, unitari. Comportamenti finalizzati a rafforzare il partito, a legittimarne gli organi, a valorizzare il patrimonio costituito dai circoli e dai militanti e soprattutto a proporre il partito stesso in modo credibile alle elettrici e agli elettori ai quali stiamo per chiedere ancora una volta il consenso. E' questo lo sforzo forte che ognuno di noi deve fare.
Mi pare che le ultime esternazioni del Presidente della Provincia sulla lista del PD cagliaritano siano piuttosto dissonanti rispetto a questo quadro. Graziano Milia ha voluto lanciare sui media le sue idee su come gli organi del partito cittadino dovrebbero svolgere la propria funzione. La sua opinione, come quella di chiunque altro, è legittima; ma forse questa discussione meriterebbe altre sedi per essere sviluppata con un minimo di serietà, e soprattutto richiederebbe forme e toni meno scomposti. Parlare di "lista debolissima", di "vergogna", di un centrosinistra che vuol far vincere Fantola, forse farà guadagnare a Milia qualche commento e qualche richiesta di amicizia in più su facebook, ma certamente non darà il minimo contributo al rafforzamento del centrosinistra, di Massimo Zedda o del PD a Cagliari. Siccome, da quanto mi sembra di capire, Milia ha voluto inserire oltre a quello di Renato Soru anche il mio nome nella sua chiamata alle armi, lo ringrazio per la considerazione espressami ma sento la necessità di dire che sono completamente e con forza impegnato a dare tutto il mio sostegno al PD e al suo candidato sindaco a Cagliari, come a Capoterra, a Monserrato, a Sinnai, e in tutte le realtà in cui sarò in grado di portare il mio contributo. Penso di poterlo fare questa volta senza essere candidato in prima persona, anche perché dopo avere svolto per dieci anni con passione il ruolo di consigliere comunale credo doveroso aprire spazi per altri in un momento delicato in Sardegna per le cose in cui credo che mi portano ad esercitare al 100% il mio ruolo di consigliere regionale (altrimenti mi sarei candidato alle primarie per il Sindaco). Tutti sanno inoltre, in un momento che si chiede a tutti i livelli forte rinnovamento, che le nostre candidature creerebbero un "tappo" alla lista e molte e molti democratiche e democratici rinuncerebbero alla candidatura. Allo stesso tempo credo profondamente nel patto eletto elettore e se fossi candidato è solo per rispettare il mandato che gli elettori mi darebbero. Non certo per fare alla maniera di Berlusconi a Milano lo specchietto delle allodole e dimettermi subito dopo. Non esiste.
Forse per eccesso di generosità, il presidente Milia sembra dimenticare che l'elettorato gli ha affidato il difficile compito di amministrare (possibilmente bene, è questo che aiuterebbe davvero Massimo Zedda) la Provincia, ed è forse sullo svolgimento di questo ruolo che dovrebbe dare più notizie e più spesso – affidamenti di incarichi e nomine di nuovi assessori a parte.
Insomma, sono convinto anch'io che in una fase come questa occorre che ciascuno di noi esprima il massimo impegno di cui è capace; ma vista la delicatezza del momento occorre che ciascuno lo faccia con serietà e sobrietà, svolgendo al meglio innanzitutto il proprio ruolo e tantomeno delegittimando gli organismi territoriali. Perché il nostro partito, ma soprattutto la nostra città, non ha bisogno di salvatori della patria, né di aspiranti leader, nuovi o vecchi che siano, costantemente alla ricerca di visibilità sui giornali, sui blog o sui social network.
Quindi diciamolo e diciamocelo forte: Massimo Zedda può vincere e noi ci mettiamo la faccia, al suo fianco, ora più che mai. Red