"In Italia l'accadimento giapponese - lo abbiamo visto a seguito dei sondaggi che facciamo - ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini. Se fossimo andati a quel
referendum, il nucleare non sarebbe stato possibile per molti anni a seguire.
Per questo il governo ha responsabilmente deciso" per la moratoria", in modo da "far si che si possa tornare a un opinione pubblica consapevole della necessità di avere energia nucleare", che rappresenta "un destino ineluttabile". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi in conferenza stampa a Palazzo Chigi con il Presidente francese Nicolas Sarkozy, dicendosi "convinto che il nucleare sia il futuro".
Berlusconi ha quindi spiegato così "il senso e il perchè della moratoria sul nucleare in Italia". Prima di tutto, "siamo assolutamente convinti che il nucleare sia il futuro: eravamo i primi al mondo, Enrico Fermi era italiano, eravamo all'avanguardia negli anni '70. L'ecologismo di sinistra si è messo di traverso e l'Italia ha dovuto interrompere i lavori di centrali quasi terminate. Da allora dobbiamo acquisire tutta l'energia dall'estero, con un costo sull'economia e le famiglie, il 30-40% in più rispetto ai competitori, addirittura il 50% rispetto ai francesi, grazie alla loro decisione di costruire 60 centrali in assoluta sicurezza".
Peraltro "i cittadini francesi sono convinti della sicurezza, tanto che quando si decide di costruire una nuova centrale mi risulta che ci sia una competizione tra le varie regioni per ospitare la centrale". Ma in Italia "non c'è questa convinzione, l'accadimento giapponese ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini". Dunque "se fossimo andati oggi al referendum, il nucleare sarebbe stato impossibile per anni: il Governo responsabilmente ha introdotto la moratoria, sperando che tra due
anni ci sia un'opinione pubblica consapevole della necessità nucleare".
Una posizione "di buonsenso per non aver rigettato per chissà quanto tempo quello che è un destino ineluttabile", visto che l'energia nucleare "è ancora la più sicura". Questa decisione, ha concluso Berlusconi, "ci rende più proiettati verso le rinnovabili, che però sappiamo possono arrivare a percentuali assolutamente minori del fabbisogno di energia".