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Sulla Libia scontro totale Bossi-Premier

Il suo no ai bombardamenti italiani in Libia l'ha espresso già ieri, a caldo, attraverso il ministro Roberto Calderoli. E le telefonate di Silvio Berlusconi di oggi non l'hanno fatto arretrare di un passo: Umberto Bossi era e resta contrario alla decisione di Palazzo Chigi. "Non sono d'accordo", dice senza mezzi termini il Senatur annunciando battaglia in Consiglio dei Ministri e smentendo le parole del premier che, nel pomeriggio, aveva liquidato i contrasti con l'alleato con uno sbrigativo "e' tutto a posto".

In serata il leader leghista rincara la dose affidando una dichiarazione a 'La Padania' dove tira fuori tutta la rabbia verso il presidente del Consiglio. "Siamo diventati una colonia francese- afferma -. E l'aver ceduto alle richieste di Parigi avrà "conseguenze gravissime", a partire dall'arrivo massiccio di profughi. Poi la stoccata finale: "Non e' dicendo sempre si' che si acquisisce peso internazionale". Dunque, quella che sembrava essere all'inizio una normale dialettica tra alleati si e' via via trasformata in un vero e proprio scontro che potrebbe trovare una soluzione solo dopo un vertice tra i due leader. Una distanza quella tra Bossi e Berlusconi che è anche lessicale. "Guerra", la chiama esplicitamente il leader del Carroccio; mentre il Cavaliere preferisce parlare di "intervento su obiettivi militari".

"Le guerre non si fanno e comunque non si annunciano cosi"', aveva detto Bossi nel pomeriggio contestando al premier anche un errore di metodo e rivelando tutto il suo malumore verso la scelta di Palazzo Chigi di affidare a un comunicato l'annuncio della decisione di bombardare che, si legge tra le righe, evidentemente il Senatur ha appreso a cose fatte. Una sorta di appunto alla mancanza di collegialità che dovrebbe sottendere passi politici importanti che ricorda le critiche di esponenti del Pdl alla "gestione personalistica" di Tremonti.

E, nonostante Berlusconi oggi sia tornato a ripetere di avere parlato con i vertici della Lega, compreso Bossi, e abbia annunciato ai suoi un incontro imminente col il leader del Carroccio (un vertice che potrebbe tenersi anche domani), di "difetto di comunicazione" parlano anche alcuni esponenti del Pdl che non nascondono, però, l'irritazione del premier verso l'atteggiamento del Senatur teso, in prossimità della tornata elettorale, a prendere le distanze dall'alleato. A cosa portera' lo scontro? "A nulla se non si vota", rispondono nel partito del presidente del Consiglio. Ma certo, stavolta, non si tratta di un gioco delle parti.

Che Bossi faccia sul serio lo dicono le sue parole: "Non sono d'accordo sui bombardamenti". Poi rispolverando l'antico antiamericanismo: "gli americani facciano loro. E dobbiamo pensare, oltretutto, che se andiamo a bombardare poi ci toccherebbe pure ricostruire...". E il timore che "dopo le dichiarazioni di Berlusconi, Gheddafi ci riempirà di clandestini". Dichiarazioni pesanti che cozzano con i tentativi di gettar acqua sul fuoco del ministro della Difesa La Russa che esclude "spaccature nella maggioranza" sulla Libia. Ma quello con la Lega non è l'unico fronte 'interno" che impegna il premier.

Due esponenti autorevoli del Pdl, entrambi sottosegretari del Governo, entrambi cattolici criticano duramente la scelta - ineluttabile secondo Berlusconi - di bombardare. Sono Carlo Giovanardi e Alfredo Mantovano d'accordo sul fatto che l'intervento nel Paese di Gheddafi non si doveva fare. "A me piace piu' l'Italia che manda gli aiuti umanitari a Bengasi piuttosto che l'Italia che bombarda", dice Mantovano che sostiene di parlare a titolo personale, ma non nasconde che nel Pdl le riserve ci sono.