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Brusca depone a Firenze: il committente del ‘papello’ era Mancino”

Parlando del "committente finale" del famoso 'papello', Salvatore Riina fece a Giovanni Brusca il nome di Nicola Mancino. Lo ha detto lo stesso Brusca testimoniando a Firenze questa mattina al processo sull'attentato del '93 nella città toscana."Non mi disse il tramite - ha aggiunto Brusca - ma il committente finale e mi fece il nome di Mancino".

Riferendosi a quelli che si erano fatti sotto, Riina mi disse "si sono rappresentati dell'Utri e Ciancimino che gli volevano portare la Lega" (forse la nascente lega del sud) "e un altro soggetto".

Quanto all'esistenza di una "trattativa" vera e propria tra Mafia e Stato, Brusca ha risposto alle domande del giudice Nicola Pisano, ripetendo che "per quel che mi riguarda, la base di tutto era il maxi-processo. Tutto il resto e il 41 bis è diventato in base agli sviluppi".

La richiesta di attenuare o eliminare il regime di carcere duro sarebbe venuta "dopo Borsellino", ha aggiunto: "In quel momento" si collocherebbe "la cosiddetta trattativa, quest'offerta che arriva da Riina, per quelli che sono i miei ricordi". Il 41 bis sarebbe dunque diventato un aggravante dal punto di vista dei mafiosi.

In particolare, Brusca ha fatto cenno ai "maltrattamenti nelle carceri": "C'erano sempre stati i maltrattamenti nei racconti degli uomini d'onore più anziani -ha risposto a una domanda del giudice- ma questa volta erano violenze generalizzate a Pianosa e l'Asinara. Con questo - ha concluso Brusca - non voglio giustificare o accusare". 

La richiesta di ascoltare Brusca è stata presentata nelle udienze scorse dalle parti civili ed è stata accolta dalla corte d'Assise. Giovedì 5 maggio saranno ascoltati i fratelli Giuseppe e Filippi Graviano, che saranno collegati con l'aula bunker in videoconferenza. Secondo i legali di parte civile Brusca potrà fornire dettagli importanti sul contesto in cui sono maturate le stragi.