Simona De Francisci (Pdl) ha difeso la ratio del provvedimento all’art. 15-quinquies, definendolo di grande importanza. Il finanziamento alla Stazione dell’Arte di Ulassai sarebbe utile a dare linfa vitalea una realtà locale che vede le aree interne penalizzate dallo spopolamento e dal paragone con quelle della costa. De Francisci ha lodato l’impegno dell’artista Maria Lai, grazie alla cui caparbietà la Stazione dell’Arte ha trasformato Ulassai da simbolo dell’isolamento dell’Ogliastra a luogo d’incontro. Francesca Barracciu (Pd) ha evidenziato come nella discussione in corso aumenti di giorno in giorno un imbarazzo relativo al senso delle azioni messe in campo. La norma in discussione viene definita uno schiaffo ai problemi della Sardegna.
Continuiamo non curanti - ha dichiarato - a discutere questa legge, ignorando i richiami dei sindacati e dei lavoratori sui temi importanti per l’Isola. Parliamo di una manovra di 50 milioni di euro che, ha sostenuto Barracciu, ignora i 222 milioni di fondi europei bloccati, perché la Giunta non è stata capace di declinare un progetto per l’Isola secondo i programmi comunitari. La consigliera del Pd ha insistito su questo punto, domandando chiarimenti sulla delibera regionale 25/33 (approvata il 19 maggio scorso) che sposterebbe presso la presidenza della Regione le competenze del Centro regionale di programmazione. Il dottor Gabriele Asunis - ha domandato - è più adeguato e competente dell’assessore La Spisa a spendere queste risorse? La Giunta dovrebbe rispondere, secondo Barracciu, per chiarire se questa scelta sia un atto di sfiducia del presidente Ugo Cappellacci nei confronti dell’assessore alla Programmazione e al Bilancio. Ma i dubbi riguardano anche la legittimità della delibera, priva di una norma che la sorregge, e il destino delle norme di attuazione, scomparse dal collegato, che avrebbero dovuto portare nelle casse della regione fondi della vertenza entrate.
Il vicepresidente Giuseppe Luigi Cucca ha dato, quindi, la parola all’on. Angelo Stocchino (Pdl) che ha sottolineato l’importanza dell’articolo 15 quinques, ossia il contributo alla Fondazione Stazione dell’Arte di Ulassai Maria Lai, per dare un piccolo riconoscimento alla provincia dell’Ogliastra. Maria Lai è un simbolo da spendere per rilanciare un territorio - ha spiegato Stocchino - che oggi viene citato soltanto per l’uranio impoverito e che non riesce più a vendere i suoi prodotti. Successivamente è intervenuto Renato Soru (Pd) che, pur riconoscendo quanto l’artista Maria Lai abbia fatto per la Sardegna, ha esortato i colleghi a portare la discussione su problematiche strategiche e fondamentali per la Sardegna. In particolare, Renato Soru si è soffermato sul richiamo fatto alla Sardegna dal Commissario europeo, evidenziando come, fino a febbraio 2011, siano stati spesi soltanto il 18 per cento dei fondi disponibili e soltanto il 2 per cento negli ultimi 12 mesi. Per Soru il Collegato alla Manovra finanziaria comprende un insieme di norme che non hanno una ratio e che servono soltanto a colmare i buchi. Tra le situazioni irrisolte citate dall’esponente del Pd: l Sbs, la liquidazione della Sigma, la Carbosulcis e la situazione in cui versa la Miniera di Silius.
Non c’è niente - ha affermato Soru - che questo Consiglio faccia in maniera strutturale. Per quanto riguarda la stazione dell’Arte Soru ha definito meritoria l’attività di chi la propone”, sottolineando però che anche questo provvedimento non è inserito in un progetto organico, ricordando che esiste una legge del 2006 che può essere utilizzata per individuare i luoghi della cultura e i mezzi per finanziarli.
Roberto Capelli, del gruppo Misto, nel suo intervento ha richiamato il tema della spesa dei fondi europei affermando che è una questione che si ripete da tempo: Evero, procedimenti complicati e qualche inefficienza pesano su questo ha affermato - ma vorrei ricordare che proprio per questi motivi il centrodestra ha vinto le elezioni, perché ha basato la sua campagna elettorale su una politica volta all’efficienza su alcuni interventi come questi, ma una politica che oggi ha parzialmente cambiato orientamento”. Capelli ha insistito sulle aspettative create dalla maggioranza di centrodestra di miglioramento rispetto al passato che però sono state disattese. Sulla cultura il consigliere ha criticato le azioni della giunta riguardo in particolare all’istituzione delle fondazioni: Non possiamo rispondere ai migliaia di disoccupati e poveri della Sardegna, a chi viene calpestato dai suoi diritti da questa maggioranza che persegue l’illegittimità degli atti, con una fondazione. La politica della cultura stessa non può essere basata su questo. Capelli ha paragonato la Sardegna al Titanic che affonda e la maggioranza ai musicisti che continuano a suonare mentre si consuma la tragedia. Il consigliere del gruppo Misto ha anche voluto sottolineare la sconfitta del centrodestra nelle ultime elezioni amministrative affermando che il risultato era prevedibile a causa della spaccatura della maggioranza e delle lotte intestine ai partiti che la compongono. Poi un appello alle “coscienze che cominciano a ribollire, a chi nella maggioranza vuole salvare la Sardegna. Per Capelli non si possono trovare soluzioni ai problemi della Sardegna con questi strumenti.
Il vice capogruppo del Partito Democratico, Giampaolo Diana, ha invece incentrato tutto il suo intervento sulle risorse economiche previste nei vari interventi del Collegato e in maniera particolare sui tagli che la giunta ha previsto in altri settori per poter recuperare quelle risorse. Ci aspettiamo degli interventi organici, non ha senso utilizzare un Collegato alla Finanziaria per riempirlo di mille interventi che non corrispondono ad azioni organiche”. Per Diana i fondi per Ulassai si sarebbero potuti erogare attraverso la legge 14 del 2006. Ma in particolare Diana si è soffermato ad elencare tutti i settori da cui si vogliono tagliare le risorse per destinarle a interventi che sono delle fesserie”.
I tagli sono stati fatti sugli asili nido aziendali - ha ricordato il consigliere del Pd - tagliando uno di quei pochi istituti che consentono alle donne di lavorare lasciando i figli in mani sicure, sul fondo per lo sviluppo e la competitività, sull’università, con i contributi sugli affitti e la mobilità per gli studenti, sull’integrazione scolastica degli alunni disabili. Diana ha anche definito una vergogna la scelta di sottrarre fondi per le borse di studio destinate ai figli delle famiglie disagiate e per la ricerca e l’innovazione, oltre ai tagli all’assistenza domiciliare per le persone non autosufficienti, all’edilizia abitativa e al servizio di trasporto pubblico locale.
Paolo Maninchedda (Psd’Az), Presidente della commissione Bilancio, evidenzia che l’articolo in esame pone l’una accanto all’altra due questioni molto diverse fra loro: il problema di Abbanoa, vero nodo di questo collegato, ed un piccolo ma significativo intervento nella cultura. Sembra un paradosso, ha sostenuto, ma non ci si rende conto che questa è la direzione in cui ci si è incamminati, mettendo in secondo piano l’unica grande questione della Sardegna: aumentare la produzione, stimolare la crescita della ricchezza, migliorare il prodotto interno lordo. L’emendamento Abbanoa, nei fatti, non fa altro che mettere una posta di bilancio per sottoporre il problema all’attenzione del consiglio, recuperando risorse con tagli orizzontali. Come tale, “serve solo al consolidamento del debito della società, ma in realtà sarebbero necessari 200 milioni. Da dove li andiamo a prendere? Non c’è scelta, secondo Maninchedda: bisogna intaccare i meccanismi di funzionamento degli apparati ed il sistema di consenso che alimenta i partiti. Dobbiamo ribaltare la prassi delle rendite di posizione e dei falsi diritti acquisiti a spese della fiscalità generale, recuperando una diversa mentalità, orientata al sacrificio. Così troveremo i 200 milioni per Abbanoa; altrimenti tapperemo il buco fino al 31 dicembre e poi saremo punto e accapo. Non possiamo rinviare il cambiamento storico delle nostre abitudini. Abbiamo l’obbligo di dire queste cose.
Dico da anni che la Regione produce bilanci fasulli, ha detto in apertura Luciano Uras (Sel-Comunisti italiani-Indipendentistas), “provocata in buona parte dall’inefficienza complessiva dell’apparato e in parte dovuta all’atteggiamento dei governi di ogni colore che sterilizzano molte leggi regionali spesso con la complicità e il silenzio omertoso, dei governi regionali. Nel nostro caso, però, c’è una responsabilità precisa dell’esecutivo in carica: quella di aver dato vita ad un bilancio conosciuto, ma fasullo, e dall’altra parte quello delle risorse comunitarie, completamente nelle sue mani ed in quelle della burocrazia, che operano in modo assolutamente discrezionale su indirizzi mai discussi dal consiglio regionale.
Molti di noi, infatti, non saprebbero nemmeno indicare come la regione spende le risorse comunitarie assegnate. È un problema che ha attraversato diverse legislature ma ciò non può assolvere questa giunta, che privilegia la forma rispetto alla sostanza e subordina i veri bisogni delle persone ai propri interessi e a quelli di apparati che non rispondono democraticamente a nessuno.
Al termine di quest’ultimo intervento, il capogruppo dell’Udc-Fli Giulio Steri ha chiesto la verifica del numero legale. Il vice Presidente Giuseppe Luigi Cucca (Pd) ha quindi proceduto alla votazione che ha dato esito positivo, consentendo l’immediata ripresa dei lavori dell’aula.
Francesco Cuccureddu (Gruppo Misto) ha espresso perplessità sulla scelta di non discutere l’articolo 15 quater senza votazione. In merito al 15 quinquies, ha richiamato l’Aula a prestare maggiore attenzione all’oggetto dell’articolo, che finanzia “non una fondazione qualsiasi ma quella di Maria Lai, una delle poche artiste sarde che ha valorizzato le nostre tradizioni. Su Abbanoa un carrozzone politico che ha stabilizzato 1730 persone per portare avanti un’ internalizzazione, fallita, dei servizi la strada indicata da Cuccureddu deve tutelare i privati che oggi funzionano da banca per conto di Abbanoa con un intervento della Regione, a garanzia dei crediti, per poi partire con la privatizzazione del sistema idrico, almeno al 40%. In caso contrario, il fallimento sarebbe certo. La gestione pubblica dell’acqua in Sardegna – ha spiegato è il più macroscopico dei fallimenti, non si è neanche riusciti a contenere le bollette pazze. Se in Italia si conoscesse l’esperienza di Abbanoa, per il presidente del Gruppo Misto, il prossimo referendum sull’acqua pubblica sarebbe caratterizzato da un’astensione quasi totale o da una valanga di no.
La presidente Lombardo ha ricordato a Cuccureddu che l’articolo 15 quater è stato già discusso dall’Aula, che di comune accordo ha deciso di rimandarne la votazione. (segue)