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La Lega raggela sulla tenuta del governo ma il cavaliere sminuisce il ‘pollice verso’ di Bossi.

Nessuno si deve illudere che domenica a Pontida si sancirà la fine del governo nazionale. Saranno solo fulmini e tante parole al vento, promesse che serviranno solo a ritardare ed allungare l’agonia di un premier alla fine della sua carriera politica, per cercare di rabbonire la base leghista in ebollizione perché non hanno mai e non digeriscono ancora adesso l’unione della Lega con il cavaliere. Bossi certamente le sparerà grosse, come suo solito, ma questa volta la sua base non crederà a tutto. Sanno che il loro leader è legato a Berlusconi da accordi che certamente nessuna ha mai spiegato e quindi, crediamo che la ditta “B&B” non fallirà, almeno per il momento. I guai sicuramente verranno da dentro il Pdl se il premier prometterà ancora cose che nessuno dei componenti romani della destra accetterà mai. E sta proprio quì il vero pericolo della fine anticipata della legislatura. I nemici i critici ormai sono solo all’interno del Pdl e non nella Lega. Che certamente resterà legata al suo principale alleato e se cadrà rovinosamente uno anche l’altro farà la stessa fine come già sta avvenendo.

Oggi, infatti, nella sala stampa a Palazzo Chigi quando è intervenuto Roberto Maroni è calato letteralmente il gelo. Silvio Berlusconi aveva appena assicurato che con la Lega è tutto a posto e che il pollice verso di Umberto Bossi non riguardava il futuro del governo, ma era rivolto ai cronisti, "era una condanna in toto della classe giornalistica". La giornalista ha poi girato la domanda a Maroni, che ha replicato secco: "Rimando a Pontida".

Poi Maroni ha aggiunto, stringendo il braccio del presidente del Consiglio: "E Berlusconi ascolterà con attenzione". A quel punto Berlusconi ha ripreso la parola e ha rassicurato: con la Lega nessuno strappo, "non c'è alternativa a questa maggioranza e a questo governo". Maroni non ha aggiunto altro. 

Prima che il Cdm avesse inizio, era stato proprio Umberto Bossi a far salire la temperatura, con un gesto inequivocabile, quello del pollice verso, corretto subito dopo dalla portavoce. Ai giornalisti che lo attendevano all'uscita dalla Camera e che gli chiedevano se il governo sarebbe andato avanti, il leader leghista aveva appunto risposto con il pollice verso. Gesto che da oltre duemila anni ha un significato univoco, la morte. Salvo poi affidare alla portavoce una correzione: "Era rivolto ai giornalisti, non al governo". Spiegazione che Berlusconi ha subito provare a fare sua. Salvo incappare nella gelida risposta di Maroni.