Tutto come da copione. Alla vigilia di Pontida Umberto Bossi trova il colpo ad effetto per ricollocare la Lega Nord al centro dell'agenda politica e per provare a scaldare gli animi intiepiditi della base 'lumbard'. Cosi' da Bergamo, dove partecipa alla cerimonia per la presentazione della Scuola superiore della Magistratura, il Senatur anticipa uno dei temi portanti del raduno leghista di domani: l'ormai 'imminente', assicura lui, trasferimento di alcuni ministeri in Lombardia. Almeno quattro: l'Economia, quello del Lavoro, le Riforme e la Semplificazione legislativa. Silvio Berlusconi e' d'accordo? "Penso di si ", chiosa Bossi. Ma dal leader del Carroccio arriva l'ennesima punzecchiatura al Cavaliere. I ministeri basteranno per fare la pace?, gli domandano i cronisti.
"No, non è pace, è solo portare fuori da Roma un po' di ministeri. Servono altre cose come quelle sull'economia", replica. Come i provvedimenti sul fisco? "Si' ", è la risposta secca. Del resto, in giornata i "colonnelli" Calderoli e Maroni hanno fatto capire che la lega considera vitale la riforma fiscale e che il governo, se non la fara', si dovrebbe fare da parte. Parole di fuoco, anche se soltanto domani si sapra' quale esito sortiranno tra i leghisti nel prato di Pontida. Per il momento, danno la stura alla reazione 'scomposta' del Pdl.
Se da un lato Angelino Alfano, anche lui a Bergamo in qualità di ministro della Giustizia, ridimensiona la portata dell'annuncio sui ministeri spiegando che si tratta soltanto di "alcune sedi di rappresentanza"; dall'altra il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, invoca polemicamente una raccolta di firme per tenere i dicasteri a Roma e minaccia fuoco e fiamme, insieme al sindaco di Roma Alemanno , secondo cui "la partita si fa molto dura e seria" . In realta', Bossi sembra aver voluto giocare con le parole e con l'alleato. Il senatur afferma di aver "gia' firmato per lo spostamento" del suo ministero e che "anche Roberto Calderoli ha fatto lo stesso". In ambienti del Pdl si sottolinea come questo significhi che siano stati predisposti semplicemente dei decreti ministeriali per l'apertura di sedi di rappresentanza.
Percio', si aggiunge, non si tratterebbe di una legge ad hoc. Inoltre, viene spiegato, sul numero di ministeri non sembra esserci chiarezza: tre dovrebbero andare a Monza (a Villa Reale, dice Bossi, gia' concessa dal sindaco) ed uno a Milano. Ma - si sottolinea - cosi' il resto del Nord rimarrebbe tagliato fuori e la cosa non appare credibile. Va poi ricordato che Giorgio Napolitano, che segue con attenzione la vicenda da quando se ne è cominciato a parlare, ha già fatto sapere da tempo di essere contrario al trasferimento di ministeri "di peso" fuori da Roma. Un chiarimento in tal senso arriva dal ministro Calderoli.
L'esponente leghista spiega che domani a Pontida partirà la raccolta di firme per una legge delega che impegni il governo a tener conto delle richieste delle amministrazioni in merito alla 'territorializzazione' dei dicasteri. Insomma, la richiesta partira' dal basso ed il governo la dovra' esaudire. "Credo che nel Sud e nel Nord ci siano grandi risorse cerebrali e che vadano valorizzate. Non solo a Roma", spiega Calderoli, autore in giornata di una critica al suo stesso governo quando ha detto di sottoscrivere "completamente" le parole dei segretari di Cisl e Uil minacciando, in mancanza di una riforma sul fisco, di scioperare anche lui.
Di certo, ministeri e fisco sono due temi che domani avranno grande spazio nel discorso di Bossi a Pontida. "Non solo ministeri, ci saranno delle sorprese", precisa Bossi per tenere alta la suspense. I dirigenti leghisti sembrano anche tornati a 'masticare' alcuni argomenti delle origini del movimento: a Bergamo il 'capo' e' tornato a chiedere "giudici che parlano il mio dialetto" nelle procure. Un vecchio cavallo di battaglia della Lega che puntava ad avere insegnanti e magistrati che rappresentino il territorio. "Non dico tutti - fa eco Calderoli - ma almeno qualcuno".
Intanto, lo stato maggiore del partito prepara la "svolta" di domani. Bossi dovra' ricompattare i 'lumbard' e dare la scossa alla sua base. Nel Pd non manca chi si attende l'annuncio della rottura con Berlusconi. Piu' probabile che il Carroccio dia un ultimatum al Cavaliere, chiedendogli - come spiegano ambienti di maggioranza - di fare un passo indietro per il 2013. Una scelta che Bossi appoggerebbe ma che a qualcuno nel partito sembra insoddisfacente. Una partita sulla quale lo stesso Bossi si gioca parte della sua leadership, sempre piu' legata a quella di Berlusconi.