«La razionalizzazione dell’uso degli edifici scolastici è fatta col solo, esclusivo obiettivo di agevolare l’attività didattica, che per la Provincia è la priorità». Non solo. «Con i trasferimenti delle classi che si trovano in piazza Marconi abbiamo esaudito le richieste dei dirigenti scolastici del Dessy, dello Spano e dell’Azuni, che sono i nostri interlocutori e con i quali c’è piena collaborazione e condivisione». Di più. «Il complesso che un tempo ospitava l’istituto tecnico per geometri continuerà a chiamarsi “Lamarmora”, in ossequio alla sua storia, e al suo interno saranno predisposti, in concorso con le autonomie scolastiche, progetti di valorizzazione di quel patrimonio, che consideriamo di valore museale». Così l’assessore provinciale dell’Edilizia scolastica, Pier Mario Manca, blocca sul nascere la protesta montata in questi giorni a proposito dello storico edificio scolastico di piazza Marconi.
«Una polemica priva di senso e utilizzata in chiave politica in maniera del tutto strumentale e ingiustificata», è il giudizio dell’assessore Manca, che si chiede «per quale motivo dovrebbe rappresentare un problema che le classi del Dessy tornino nella loro sede di via Monte Grappa, dato che ci sono le condizioni e per l’istituto la loro gestione sarebbe più semplice, sia sul piano didattico che economico». Le aule del Lamarmora, a quel punto, «servirebbero per avvicinare alla sede centrale gli studenti dei corsi a indirizzo musicale del liceo classico Azuni, che attualmente si trovano in via Venezia», prosegue Manca. Come in un puzzle in cui tutto torna al suo posto, «anche gli studenti del liceo scientifico Spano resterebbero vicini alla sede principale dell’istituto, dato che via Venezia è a due passi da via Monte Grappa», è l’ultima considerazione dell’assessore.
«Non è un nostro capriccio, e non c’è volontà di svantaggiare alcuni studenti per favorirne altri o di far finire nel dimenticatoio la storia del Lamarmora – conclude il titolare della delega dell’Edilizia scolastica – il nostro intervento, che comporta anche dei costi, risponde a una precisa richiesta di razionalizzazione avanzata dai dirigenti scolastici ed effettuata in questo periodo dell’anno proprio per non intralciare il regolare svolgimento dell’attività didattica nel corso dell’anno». Red-com