La presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, ha aperto la seduta pomeridiana commemorando solennemente la figura di Giovanni Maria Lai, consigliere regionale democristiano nella IV, V e VI legislatura.
E’ stato ricordato il suo impegno nei settori del lavoro, dell’istruzione e della formazione professionale. I lavori sono stati sospesi per cinque minuti in segno di lutto.
Alla ripresa è stata data la parola Luciano Uras, presidente della Commissione d’inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali, per illustrare la relazione sull’attività d’indagine svolta. In premessa ha spiegato che il periodo di riferimento analizzato, dal 2007 all’attualità con 61 leggi approvate “con poca sostanza”, è stato scelto in modo da non renderlo riconducibile “a maggioranze politiche o compagini di governo.
L’inchiesta ha portato a una serie di valutazioni oggettive sulla formazione delle leggi, sulla loro attuazione, sul monitoraggio dell’efficacia delle disposizioni legislative, sull’adeguatezza della macchina amministrativa e burocratica, sui rapporti con il sistema istituzionale locale, sulla confusione normativa originata dalla coesistenza di disposizioni uguali, analoghe o tra loro connesse.
Tra le normative nel mirino, il relatore ha indicato, in particolare, quelle importanti dal punto di vista del sostegno economico, del lavoro, del contrasto al disagio sociale. Ha citato il mancato pieno utilizzo del Fondo regionale per l’occupazione e i ritardi sugli interventi in materia di sicurezza sul lavoro. Non sono mancate le critiche per il non aver attivato strutture istituite con legge, come l’Agenzia regionale della Sanità. Inoltre, ha dichiarato Uras, “appaiono violate sistematicamente le normative in materia di controllo da parte degli assessorati nei confronti degli atti disposti da agenzie, enti, aziende, società partecipate o controllate dalla Regione”.
Il presidente della Commissione d’inchiesta ha parlato di disposizioni disattese, inapplicate o ritardate nell’accelerazione della spesa, nella riforma sanitaria, nella realizzazione di opere pubbliche, nei trasporti aerei, nella tutela del paesaggio (pressoché mancata predisposizione degli strumenti urbanistici comunali adeguati al PPR), sullo Sportello unico delle attività produttive, sull’erogazione dei fondi alle autonomie locali, per il sostegno alla cultura e alle Università.
Nella relazione sono contenute due ulteriori anomalie: la non applicazione, da parte della burocrazia regionale, di norme impugnate dal Governo davanti alla Corte Costituzionale in assenza di ordinanza di sospensione (norme che non possono essere disconosciute dall’amministrazione regionale); il non compiuto rispetto delle procedure previste sul sistema di notificazione alla Commissione europea di leggi regionali su aiuti ed incentivi.
Occorrono altri sei mesi di tempo per poter indicare strumenti idonei a superare questo stato di cose, ha spiegato Uras a nome della Commissione ufficializzando la richiesta di proroga dell’inchiesta.
Sotto analisi sono finite in via incidentale anche questioni relative alle procedure di nomina di figure apicali nell’amministrazione regionale, negli enti, nelle agenzie e nelle aziende sanitarie locali. In particolare, si è parlato di una specifica grave violazione delle disposizioni” di affidamento di un incarico tanto che, una volta subito avvisata dalla Commissione, “la Presidente del Consiglio ha inviato alla Giunta una raccomandazione perché provveda a rimediare”. Infine Uras si è dichiarato dispiaciuto per l’assenza in Aula di Ugo Cappellacci: “Se la Regione non funzionale e le leggi non vengono attuate, credo che dovrebbe essere la prima preoccupazione del presidente della Regione”. (MM).
Per l’On. Simona de Francisci (Pdl) il lavoro svolto dalla commissione è molto apprezzabile, anche se emerge il segnale preoccupante della mancata applicazione di molte leggi. “Come proposta di lavoro, ha aggiunto, “occorre ripensare alla funzione di controllo e di sindacato ispettivo dell’assemblea legislativa, con lo scopo di richiamare l’esecutivo alle proprie responsabilità”. Più in generale, ritiene necessaria una riflessione sulla capacità delle politiche pubbliche di eleborare risposte efficaci ai problemi della società sarda. La “missione” del consiglio regionale, in questo ambito, non è per l’On. De Francisci, quella di “cercare colpe ma individuare soluzioni nuove, attraverso l’approfondimento di due aspetti: capire come i provvedimenti si traducono in azioni concrete, e misurare gli effetti del contenuto delle leggi sui destinatari”. Passando ad un esempio concreto, l’esponente del Pdl ha citato la formazione professionale per disoccupati di lungo periodo, settore per il quale occorre definire con chiarezza quanto si è speso, quale tipologia di didattica è stata scelta, e come sono stati selezionate le persone da formare. “Anche in caso di successo pieno, ha aggiunto, “resta da capire se la politica ha davvero aiutato a cercare e trovare lavoro”. Se, al contrario le politiche messe in campo dovessero rivelarsi inefficaci, si possono abrogare le norme e ricollocare le risorse. “Su questa strada, sottolinea, si sono già mosse molte regioni, come il Piemonte dove il consiglio regionale esercita effettivo controllo sull’attuazione leggi e la valutazione dei loro effetti, mentre altre regioni hanno maturato esperienze particolarmente significative, anche con l’istituzione di organismi super partes sganciati dal governo e dalla dialettica parlamentare ed il miglioramento delle strutture tecniche”.
L’On. Giampaolo Diana, del Pd, attribuisce in primo luogo una grande importanza alla scelta della Presidente Lombardo di presiedere questa sessione di lavori, “è il segnale di una attenzione che non si limita ad accogliere il lavoro della commissione d’inchiesta. Ritiene grave e inqualificabile, al contrario, l’assenza del presidente della Regione, che non sembra avvertire la responsabilità, anche in senso etico, di dire al consiglio regionale come intende intervenire rispetto ai contenuti della relazione della commissione: sarebbe stato anche un monito nei confronti di chi finora aveva il dovere di applicare alcune leggi e non l’ha fatto”. Nella relazione, ha proseguito, “si coglie una preoccupazione vera, diffusa in tutta la commissione: quella di sentirsi impotenti di fronte ad un lavoro che viene sottovalutato e talvolta viene calpestato con disprezzo, tracotanza e arroganza. Soffermandosi sulle leggi inapplicate o parzialmente applicate, l’On. Diana ha citato la legge n°20 del 2005, la finanziaria 2009 e lo sportello unico per attività produttive: “disapplicazioni evidenti della normativa regionale che non possono vederci essere semplici spettatori, anche per le conseguenze che ciò comporta per i cittadini”. Sulla legge 20, in particolare, si va a colpire “la parte più debole della società sarda”, così come “alcune interpretazioni discrezionali hanno bloccato le stabilizzazioni dei precari previste dalla finanziaria, ed i ritardi nella creazione degli sportelli unici hanno di fatto impedito al consiglio di intervenire a sostegno del sistema produttivo e della semplificazione amministrativa”. Tutto questo, ha concluso Diana, “non può essere tollerato”.
La Presidente Lombardo ringrazia l’On Diana per gli attestati di fiducia, ma chiarisce che “al di là delle sollecitazioni” la presidenza del consiglio “non ha altri strumenti per assicurare la piena attuazione degli indirizzi del consiglio regionale.” (A.F.)
Teodoro Venceslao Rodin (Pdl), ha esordito ricordando che spetta al legislatore individuare le cause che impediscono il funzionamento di una norma e, conseguentemente, i rimedi. Un compito “difficile”, portato avanti dalla commissione d’Inchiesta sulla mancata applicazioni delle leggi regionali, che ha “svolto una gran mole di lavoro”. Il percorso è ancora lungo e spetterà al Consiglio regionale – ha sottolineato Rodin - valutare se prolungarne o meno il mandato. Da parte sua, il lavoro della commissione dovrebbe continuare ad andare avanti.
Per Gian Valerio Sanna (Pd) l’esistenza stessa di una commissione sulla mancata applicazione delle leggi regionali “denuncia una patologia rilevante. Di norma, infatti, le leggi si applicano”. Sanna ha duramente stigmatizzato l’assenza del presidente della Regione, definendolo un “irresponsabile, che sta ricoprendo un ruolo sproporzionato alla sua reale responsabilità”. Il problema dell’inapplicabilità delle leggi, secondo il consigliere del Pd, andrebbe ricercato non ex post ma all’origine: nella mutazione del rapporto tra esecutivo e legislativo, a seguito della modifica della legge regionale che oggi permette l’elezione diretta del governatore; nella separazione tra i poteri di indirizzo politico e amministrativo, che ha portato a “una rottura dei feudi politici” di cui si sono “giovati i potentati amministrativi”; nell’“eccesso di delega continuo all’esecutivo, che si manifesta nelle nomine”. “I direttori generali sanno di avere delle leggi che li rendono impuniti rispetto al render conto delle loro responsabilità. Nessuno - ha continuato - si preoccupa di valutare la loro produttività: se scelgo un direttore generale in base a un rapporto fiduciario mica poi posso rovinargli la carriera”. Ce n’è anche per i concorsi pubblici. “Ma è possibile che il direttore generale della più grande e unica finanziaria della Regione non possieda il titolo minimo, pari almeno a tutti i componenti del consiglio di amministrazione? Questo perché, è stato fatto un bando senza la richiesta del requisito, opportunamente. Se si vuole – ha concluso - l’amministrazione si addomestica”. Per questo, la strada da seguire è quella tracciata dal progetto di legge 85 (del 20 ottobre 2009), presentato dallo stesso Sanna, che chiede l’istituzione del Comitato per la legislazione. “Un organismo paritetico che serve a corroborare l’istruttoria delle commissioni sulla qualità della legge. Credo – ha concluso – che sarebbe il tempo di metterlo in piedi, per impedire alla cattiva burocrazia di prendere in mano il controllo della situazione”. (M.C.)
Prima di dare la parola all’on. Nanni Campus (Pdl), la presidente Lombardo, su richiesta dell’on. Mario Diana (capogruppo del Pdl), ha verificato la presenza in aula del numero legale. Essendo presente in aula il numero di consiglieri previsto dal Regolamento la seduta è proseguita regolarmente.. La presidente ha dato poi la parola all’on. Campus: “Dagli interventi che abbiamo sentito oggi, indubbiamente ci sono consensi diffusi, ma anche piccole discrepanze. Una commissione che può fungere anche da arma di distruzione di massa in mano alla opposizione”. Per l’esponente del Pdl ha dichiarato di aver apprezzato il lavoro del presidente della Commissione d’inchiesta, non ritenendo però che il compito della Commissione sia quello di controllare le nomine della giunta, “che è più da tribunale amministrativo e non organo politico”. L’on. Campus ha poi aggiunto: “Un altro aspetto che mi ha colpito è che spesso le leggi che facciamo sono realmente inapplicabili, forse perché manca una sufficiente fase istruttoria, che c’è in commissione ma non certo in aula. Credo che da questo punto di vista possono arrivare anche degli spunti importanti da parte della Commissione”.
Per l’on. Campus bisognerebbe modificare il Regolamento del Consiglio regionale: in particolare per consentire una migliore valutazione degli effetti che avrà l’emendamento sulla legge prima di metterlo in votazione. “Noi dobbiamo essere messi in condizione di capire. Bisogna dare più tempo all’illustrazione degli emendamenti. Questa è una cosa che la Commissione può fare. Servono leggi semplici, chiare, intellegibili, compatibili con altri testi regionali. Se il fine della proroga dell’attività della Commissione sarà questa, credo che la maggioranza farà bene ad approvare la proroga”. L’on. Giulio Steri (capogruppo dell’Udc-Fli) ha chiesto la verifica del numero legale. La presidente ha accertato la presenza del numero minimo dei consiglieri in Aula e ha, quindi, dato la parola all’on. Franco Sabatini (Pd): “ Io, on. Campus, sono d’accordo: guai se una Commissione d’inchiesta è di parte. L’altra legislatura venne istituita una commissione d’inchiesta sul caso Satchi e Satchi e svolse un ottimo lavoro. Credo – ha aggiunto - che la Commissione si debba prendere tutto il tempo necessario per approfondire il tema in esame.
La riflessione deve essere fatta, credo, su un ragionamento più ampio: ossia sulla burocrazia regionale. La non applicazione delle leggi è spesso causata da mal funzionamento della macchina amministrativa. Siamo sommersi da pratiche e procedure”. L’on. Sabatini ha definito l’apparato burocratico regionale come “una elefantiaca macchina che non riesce a dare risposte e non è al passo con i tempi”. “A volte troviamo imprenditori e cittadini alla disperazione perché sono in attesa di una risposta. Io stesso ho ricevuto oggi la risposta a un’interrogazione presentata nel 2009”. Per l’esponente dell’opposizione “la burocrazia blocca lo sviluppo, per questo la nostra regione è in ritardo”. In conclusione del suo intervento, l’on. Sabatini, auspicando che la Commissione d’inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali diventi una Commissione permanente, ha evidenziato che, in una graduatoria stilata dall’Unione europea sull’indice di competitività delle regioni europee, la Sardegna è agli ultimi posti e penultima in Italia, davanti soltanto alla Basilicata.
Giuseppe Cuccu (Pd) ha ricordato come la Commissione d’inchiesta abbia cercato di lavorare con finalità conoscitive e non inquisitorie davanti ad una miriade di leggi che non sono attuate o lo sono in maniera difforme rispetto alle intenzioni del legislatore. L’esponente del Partito Democratico ha citato, ad esempio, le norme sui Consorzi di bonifica per fissare un prezzo dell’acqua compatibile con le situazione agricola sarda, la legge sugli oratori, le disposizioni sul riordino delle agenzie agricole. Emblematico è il caso di Laore, “un corpo al quale la macchina amministrativa regionale si rifiuta di dare la seconda gamba” con riferimento alla mancata assunzione dei veterinari dell’Ara destinati al dipartimento per le produzioni zootecniche. Cuccu ha ammesso che le leggi possono essere fatte male e che possono trovare ostacoli di natura burocratica. In realtà, ha aggiunto, “spesso manca la volontà politica” ed “è grave che manchino tanti colleghi e il presidente della Regione”. Da qui la necessità di impegnarsi ulteriormente per trovare degli strumenti in grado di risolvere il problema: un’analisi preventiva delle ricadute di una legge e l’inserimento nelle leggi di clausole valutative attraverso le quali eventualmente arrivare ai necessari correttivi.
Il capogruppo Psd’Az Giacomo Sanna ha criticato il clima in Aula: “Qui c’è la volontà di non parlare, di silenziare tutto. Stiamo sbagliando. Bisogna arrivare a delle conclusioni che portino a bonificare la situazione. Se questo Consiglio non è in condizioni di garantire la legittimità, qualcuno sicuramente ce la farà rispettare fuori da quest’Aula”. Per l’esponente sardista non si può consentire un modo di fare che lede l’autorevolezza del Consiglio regionale. Sanna ha prima citato il caso dei 280 veterinari dell’Ara che, nonostante una legge, non vengono assunti da Laore, per poi affrontare la questione delle nomine e delle “certificazioni false e provate”, situazioni da impedire che si verifichino con insistenza e continuità : “Se la gente non ha i titoli, non va a rivestire ruoli per i quali non ha i requisiti. Questa è la verità di fondo”.
Roberto Capelli (Misto), intervenendo sull’ordine dei lavori, ripercorre brevemente l’iter che ha portato all’istituzione della commissione d’inchiesta e si chiede, retoricamente, se l’argomento in discussione sia quello per cui la commissione è stata istituita.
La Presidente Lombardo conferma la corrispondenza dell’argomento in discussione con il punto all’ordine del giorno.
Luigi Lotto, del Pd, afferma in apertura che “si sente l’esigenza che l’attività legislativa si traduca in fatti concreti, altrimenti significa che si sta violando la legge. Sapere che questo fenomeno è diffuso è importante, serve al consiglio regionale ed alla società sarda, che si aspetta risposte alla crisi e soluzioni adeguate ai tanti problemi della regione”. Troppo spesso, ha dichiara rato. Lotto, “le leggi che vengono approvate non diventano strumenti operativi ed il lavoro della commissione, sotto questo profilo, offre moltissimi spunti: violazioni di legge, aggravamento ingiustificato di procedure”. Alcuni temi emergono su tutti, a giudizio dell’esponente del Pd: “la mancata stabilizzazione dei precari, con disparità di trattamento fra diverse agenzie agricole della regione pur facendo riferimento alla stessa legge. Oppure la vicenda del personale tecnico dell’Ara, in attesa di sistemazione a partire dalla finanziaria 2009, e in certi casi collocati da decine di anni in una zona grigia di precariato, a parità di titoli e di percorso professionale”. Proseguendo nell’esame di situazioni anomale, Lotto ha ricordato l’accumularsi in molte strutture decisionali della regione di “procedure farraginose, che provocano il mancato utilizzo di risorse finanziarie ingenti che restano ferme e non entrano nel sistema economico, ed il comportamento discutibile di aziende regionali che non utilizzano semplificazioni legislative.” Sembra quasi, ha sintetizzato, “che si trovi sempre la strada per fare le cose il più tardi possibile. Bisogna invece impegnarsi a fondo e controllare che la struttura burocratica faccia per intero il suo dovere”.
Riprendendo il suo precedente intervento sull’ordine dei lavori, Roberto Capelli (Misto) ha contesta ad alcuni colleghi che lo hanno preceduto di aver “parlato d’altro rispetto al vero scopo per cui è stata costituita la commissione”. Qualcuno, pensa, “vuole proteggere la casta, mettere la sordina sugli argomenti scomodi e divagare”. Eppure, aggiunge Capelli, bisogna saper ascoltare l’opinione pubblica: “oggi politico è diventato un termine dispregiativo, perché negli anni si è lavorato male rincorrendo i privilegi, come se i politici fossero qualche metro più in su dei cittadini”. Secondo Capelli, il fatto stesso che sia stata istituita una commissione d’inchiesta sull’applicazione delle leggi regionali significa che “siamo vicini ad un punto di non ritorno, che presidente della regione e consiglio regionale non sono all’altezza della situazione e che le istituzioni possono essere condizionate da burattinai esterni ed interni”.
Capelli ha poi stigmatizzato una serie di episodi a suo parere emblematici: il cambio di ben 23 Assessori, la stessa giunta regionale che per prima disattende le leggi approvate dal consiglio, per esempio la legge n° 31 che fissa requisiti sulle nomine”. Prendendo spunto dall’intervento del capogruppo del Psd’Az Giacomo Sanna, ha concluso affermando che “in questi due anni e mezzo si è riscontrato il fallimento della politica, si finisce per provocare l’intervento della magistratura perché una parte della politica dice basta e, in qualche modo, cerca aiuto. Ma c’è una politica che vuole riconquistare dignità ed andare a testa alta per le strade”.
Adriano Salis (Idv) ha definito indispensabile la proroga dei lavori della commissione, che dovrebbe essere trasformata in permanente “alla luce della difficoltà che troviamo, come organo legislativo, a rispondere ai problemi dei sardi”. Condivide Salis la richiesta di Luciano Uras di consegnare a tutti i consiglieri regionali i dati della relazione, perché contengono elementi dirimenti per potenziare il lavoro dell’Assemblea. Per il capogruppo dell’Idv, non si può dimenticare che nella storia dell’autonomia non era mai stata necessaria una commissione del genere. A fronte di questa evidenza, ha detto di non comprendere la prudenza espressa dal consigliere Campus. In merito all’immenso potere dell’apparato burocratico, si è detto convinto che “un assessore debba contare molto di più della struttura burocratica, perché rappresenta, anche se indirettamente, il popolo sardo. Pur nel rispetto reciproco dei ruoli – ha concluso - bisogna però invertire questa tendenza. La pigrizia e le consuetudini non possono più essere sopportati nelle strutture regionali”.
Franco Meloni (Riformatori sardi – Liberaldemocratici) ha espresso il suo apprezzamento per la partecipazione ai lavori della commissione, di cui ha lodato lo spirito bipartisan. Meloni ha spiegato che l’indagine è stata svolta seguendo come indicazione due filoni principali: uno relativo alla verifica dell’applicazione delle leggi, in senso tecnico, l’altro alle nomine dei dirigenti, i cui incarichi – ha riconosciuto - sono stati spesso decisi “arrampicandoci sugli specchi, per quanto riguarda i loro titoli”. Il dato critico che emerge dall’indagine fotografa una situazione impietosa: non esiste, infatti, secondo Meloni, un solo settore dove le leggi regionali, approvate negli ultimi 5 anni, siano state correttamente applicate. E se restano inapplicate, ha chiarito, non è certo per una mancanza di volontà politica, come sostenuto da altri. A volte può accadere, (“come nel caso dei fondi stanziati per le liste d’attesa il 29 gennaio scorso: 26 milioni di euro non ancora spesi”) ma, principalmente, si tratterebbe di un problema di funzionamento dell’apparato amministrativo, che spesso “non interpreta il suo ruolo con l’imparzialità che dovrebbe avere”. Come è accaduto con il Piano casa, “che ha incontrato difficoltà nella sua applicazione per gli ostacoli frapposti dagli uffici tecnici di buona parte dei comuni”. La soluzione per Meloni, che si è detto d’accordo sul concedere una proroga ai lavori della commissione, può essere trovata solo con una “grande rivoluzione del nostro apparato amministrativo, e cercando nuove strade per selezionare funzionari e dirigenti. Altrimenti non ne usciremo”.
La presidente Lombardo, dopo un’ulteriore verifica del numero legale, ha dato la parola all’on. Luciano Uras (capogruppo Sel – Comunisti – Indipendentistas): “Ho dovuto fare un intervento da presidente di commissione, adesso intervengo come capogruppo. La domanda da porre è perché siamo arrivati all’istituzione di questa Commissione d’inchiesta? La risposta è semplice: non se ne può più delle cose che non si fanno”. Uras ha evidenziato l’anomalia del fatto che mentre l’apparato amministrativo non funziona, di contro vengono erogati i premi di rendimento al personale. “Magari quei soldi del premio produzione sarebbe stato meglio destinarli a persone non autosufficienti o che hanno problemi. Dovreste mandare i vostri direttori generali a casa, perché costringono anche voi assessori a firmare atti che non dovreste firmare”.
Uras ha poi citato il risultato negativo dell’Area: “Sono stati lasciati 215 milioni di euro a marcire. Se noi non usciamo da questa condizione resta tutto fermo”.
La presidente Claudia Lombardo ha, poi, dato la parola a Giulio Steri (capogruppo Udc-Fli): “Ritengo in primo luogo che ci sia un’esigenza di chiarezza: la Commissione d’inchiesta non è nata con lo scopo di mettere sotto accusa la Giunta e noi non siamo disponibili a cambiare il motivo per cui è stata istituita. La commissione deve verificare lo stato di inefficienza della Regione, non siamo disponibili a mettere sotto accusa questa Giunta o quella precedente. Le illiceità vanno gestite in altre sedi. Basta – ha proseguito - parlare di casta politica: non bisogna riversare sui politici le colpe dell’inefficienza di una classe amministrativa”.
Secondo Steri alla base della situazione di inefficienza c’è anche l’abbassamento del livello della legislazione. “Dobbiamo trovare tutti gli strumenti per migliorare tale livello, ma per fare questo serve un supporto amministrativo maggiore. Qui in Consiglio regionale abbiamo degli ottimi funzionari, che non mi stancherò di ringraziare, ma sono troppo pochi”. L’esponente della maggioranza ha poi evidenziato quali, secondo lui, sono stati storicamente i due elementi che hanno portato all’inefficienza amministrativa di oggi. “Il primo passaggio storico risale al ‘69-’70, quando il governo Andreotti ha concesso le cosiddette pensioni d’oro, decapitando di fatto la macchina amministrativa e fermando la formazione di nuovi funzionari.
Il secondo momento storico è quando abbiamo abbandonato il vecchio modo di amministrare, che si basava sul modello napoleonico, ossia su controlli e verifiche sugli atti e siamo passati a quello che si basa sugli obiettivi raggiunti. Quindi - ha proseguito Steri - non c’è più formazione e siamo una via di mezzo tra due modelli e non sappiamo quello da seguire. Potremmo inserire, per esempio, controlli di coerenza, che non comportano l’annullamento degli atti ma segnalano eventuali vizi, rimandandoli all’amministrazione locale”. Steri ha poi concluso: “Se l’amministrazione non è uno strumento utile al cittadino, ma antagonista, le colpe e il discredito ricadranno sulla classe politica”.
Il capogruppo Pdl on. Mario Diana ha espresso la sua “insofferenza” su come è stato gestito il problema: “O siamo seri e siamo certi di quello che vogliamo fare, se no non saremo d’accordo sulla proroga”. A suo avviso l’investitura del Consiglio regionale “è stata abbondantemente stravolta” visto che l’ordine del giorno che ha istituito la Commissione d’inchiesta parla di mancata applicazione delle leggi: “Benissimo. Identifichiamo queste leggi – ha detto Diana – Ma, soprattutto da una parte della maggioranza, non si può continuare ad accusare una classe politica, il presidente della Regione, gli assessori”. Chiedendo a tutti di fare un esame di coscienza per capire “se stiamo facendo il nostro dovere”, l’esponente del Popolo della Libertà, non escludendo che parte delle colpe sia da attribuire alla dirigenza regionale, ha contestato la mancanza di proposte, ad eccezione di quella recente presentata dall’assessore agli Affari Generali Mario Floris. Diana, pur ritenendo “equilibrata” la relazione del presidente della Commissione Uras, ha polemizzato sul fatto che si sia parlato delle nomine “guarda caso fatte nell’ultima legislatura e non nella precedente”: “Ci sono nomine illegittime? Capelli ha portato quattro faldoni alla Procura della Repubblica. Ha seguito la strada che tutti dovrebbero seguire”.
La seduta è stata sospesa per consentire la predisposizione di un ordine del giorno da sottoporre al voto consiliare.
Alla ripresa dei lavori, la Presidente Lombardo dispone che sia data lettura di un ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo consiliari. Nel documento, come richiesto dal Presidente On. Luciano Uras, viene prolungato di 6 mesi il mandato della commissione d’inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali.
L’ordine del giorno viene quindi messo in votazione ed approvato dall’assemblea all’unanimità.
Al termine dello scrutinio, la Presidente Lombardo sospende la seduta e comunica che i lavori riprenderanno con la prosecuzione dell’esame del collegato alla finanziaria domanipomeriggio alle 16.30, preceduti da una riunione della conferenza dei capigruppo che avrà inizio alle ore 16.00. Per la mattinata di domani, alle ore 10.00, è stata programmata inoltre una riunione della prima commissione (Autonomia) con all’ordine del giorno l’audizione dell’Anci sulla disciplina giuridica dell’Unione dei Comuni. Red