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Di Pietro parla amabilmente con il suo (ex)nemico Berlusconi e attacca invece Bersani.

Ieri in Aula il premier è stato furbo. Con una sola mossa ha messo dei dubbi sulla serietà di Di Pietro con gli alleati. Fino al giorno primi i due si odiavano e mai avrebbero scambiato un cenno. Ieri, invece, si sono mostrati quasi intimi. Uomini da antichi rapporti e non vecchi rancori intrisi di odio. Il gesto di Berlusconi è stato efficace e sicuramente ora gli alleati si faranno delle domande (e le battute ieri già si sprecavano). Si chiederanno ora a che gioco sta giocando il leader di Italia dei Valori e da ieri non molti colleghi lo guarderanno con sospetto. E con il suo gesto ha anche accentuato la diffidenza degli uomini del Terzo Polo ai quali non è mai piaciuto. Quindi, se il cavaliere voleva rompere l'armonia e l'accordo che vi era nel centro sinistra (e Di Pietro contesta la parola sinistra in particolare) e il suo partito, beh, ci è riuscito. Da ieri non sarà più tutto come prima. I dubbi ora ci sono e sono incentrati su presunte connivenze dei due acerrimi nemici di sempre perché il primo in tempi passati lo inseguiva con le manette e l'altro ha cercato di distruggerlo in tutto i modi.

Invece, ieri, gli italiani e i suoi estimatori (in rivolta subito dopo aver visto le immagini dei due in intima conversazione sulla quale lo stesso leader di Idv ha riferito di avergli detto di liberare l'Italia dalla sua presenza, a cui nessuno però pare intenzionato a credere), hanno assistito increduli che durante il dibattito alla Camera dei deputati, Antonio Di Pietro, in modo inusuale per lui si, sfida Berlusconi a smetterla con le leggi ad personam «che la gente non vuole più» e a fare provvedimenti «seri che interessano alla gente». E poi passa subito all'attacco del segretario del Pd Pierluigi Bersani (in questo momento applaudito dai parlamentari del Pdl) e lo invita a convocare al più presto una riunione di coalizione per dar vita ad una vera alternativa: «Incontriamoci oggi stesso – ha detto - per parlare di leadership e di alternativa. O siamo in grado di fare questo oppure non siamo neppure degni di criminalizzare Berlusconi. Dobbiamo farci vedere uniti». E ha lanciato un siluro anche all'indirizzo dell'altro aspirante leader Nichi Vendola. «Dobbiamo partire da una realtà: che di qui questo governo difficilmente si schioderà per i prossimi due anni, da qui dobbiamo partire. I cittadini hanno già mandato a dire che non condividono la politica dell'illusione, ma qual è il nostro programma, qual è la nostra coalizione, qual è il nostro modo di scegliere la leadership? È questo il nostro punto di crisi».

Il leader del Pd Pierluigi Bersani dopo qualche ora ha rilanciato: «È ora di liberare le energie nuove di questo paese, e ce ne sono tante come abbiamo visto alle amministrative. L'alternativa sta lì. E di riunioni ne faremo quante ne vorremo». Di Pietro non ha perso tempo: «Allora passiamo dalle parole ai fatti».

Di Pietro, che durante la sospensione della seduta ha avuto un colloquio in Aula con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, non ha usato contro il premier e il governo i toni duri che in passato avevano caratterizzato i suoi interventi, ma ha insistito molto sulla necessità di costruire un'alternativa, sollecitando in questo senso il Pd: «L'opposizione - ha sottolineato l'ex pm - ha il dovere di proporre un'alternativa. E allora, amico Luigi, amico Bersani, comincia tu, perché a te spetta il dovere, l'onore e l'onere di convocarci». E ha proseguito: «Ho sentito l'onorevole Martino quando diceva "voi cosa offrite in alternativa": bene, io lo devo dire qui davanti a tutti pubblicamente: non lo so, non lo so, perché non ho ancora avuto una riunione con gli altri leader dei partiti di opposizione. Non lo so. E qui lo chiedo pubblicamente davanti al Paese: se c'è un partito di maggioranza relativa ha il dovere oggi di convocarci per vedere cosa vuole fare, non può aspettare ancora un minuto».

Antonio Di Pietro ha sottolineato riferendosi alle primarie: «Io non me la sento di votare un leader senza sapere per fare che cosa, dove mi porta, perché non me la sento di portare il Paese verso un oscuro premier che magari parla bene, affabula tanto, ma che poi in concreto non so se ha in capo un mondo liberale».

Dai banchi del Pd ad un silenzio di imbarazzo iniziale è seguito un mormorio sempre più netto: qualcuno ha anche gridato a Di Pietro: «Hai fatto l'accordo con Berlusconi?», riferendosi probabilmente al lungo colloquio che il leader dell'Idv e il presidente del Consiglio hanno avuto in aula subito prima che iniziasse il dibattito conclusivo sulla verifica.