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Nuovo carcere Cagliari: sdr, struttura per detenuti “fuori legge”

“Il nuovo Istituto Penitenziario di Cagliari, che sta sorgendo in una desolata landa nel territorio del Comune di Uta è già tristemente noto per l’inadeguatezza di alcuni locali e per il mancato rispetto di alcune norme relative alla vita degli operatori e dei detenuti. Probabilmente il progettista non si è informato a sufficienza sulla quotidianità dell’esistenza dei fruitori prima di procedere alla stesura del progetto altrimenti non avrebbe collocato la Direzione dell’Istituto di Pena e l’Ufficio del Comandante fuori dal corpo centrale dell’edificio”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” sottolineando che “le notizie apprese, nonostante la segretezza, confermano le perplessità sui tempi di inaugurazione”.

 “Non si comprende come sia possibile ipotizzare – evidenzia la presidente di SDR – che il Direttore e il Comandante di un Istituto dov’è prevista la presenza di 700 detenuti tra i quali un consistente numero in regime di 41bis, possano avere gli Uffici fuori dal corpo centrale dell’Istituto. La presenza in sede delle due principali figure del sistema detentivo fa parte necessariamente del doppio binario, recupero e reinserimento, su cui ruota la concezione della pena in Italia, e la Sardegna non dovrebbe fare eccezione”.

 “In realtà la logica che domina nella nuova struttura – sostiene Caligaris – è di massimo contenimento e di totale spersonalizzazione del detenuto. Basti pensare all’assenza di spazi per gli educatori e all’utilizzo delle telecamere e dei sistemi di videosorveglianza per limitare la presenza degli Agenti di Polizia Penitenziaria ridotti a “tastieristi”. Significativo che non esista una sala colloqui ma un lungo corridoio e che le celle di un Istituto di nuova generazione non siano dotate di prese per i fornelli elettrici”.

 “I continui cambiamenti che vengono apportati in corso d’opera all’impianto della struttura – rileva ancora la responsabile di SDR – provocheranno delle storture difficilmente sanabili. Il risultato di interventi “tappabuchi” sarà un pasticcio edilizio i cui costi sono notevolmente lievitati ma senza garanzie di razionalità. Sarebbe quindi più che mai opportuno sciogliere il nodo della secretazione ormai fuori luogo per provvedere a ridisegnare la struttura secondo norme di ragionevolezza e convenienza”.

 “Senza considerare che per completare l’opera non saranno sufficienti i prossimi sei mesi ma saranno necessari almeno altri due anni dal momento che niente è stato fatto per l’infrastrutturazione viaria, per la rete di collegamento e per accogliere i familiari. E’ poi ancora da definire il bando per gli arredi né è stato ancora risolto il contenzioso sui terreni espropriati. E se ciò non bastasse non si dimentichi – conclude Caligaris – che non è stato ancora affrontato il problema della salubrità dell’aria vista la presenza di un’azienda che opera con gli scarti di lavorazione delle carni con emissioni nauseabonde e insostenibili”. Red