Essere ospitati in un paese molto bello dentro un vulcano spento, dal centro storico in pietra perfettamente preservato, salutare per strada le persone che lo abitano e che sanno che il motivo per il quale sei la è il teatro, ti fa pensare che un solo palcoscenico è poco, che forse due lo sarebbero altrettanto.
Allora diventa immediato, data la mia convinzione che il teatro per ”accadere” ha bisogno in fondo di soli tre elementi: gli attori, gli spettatori e uno spazio circoscritto quale convenzione condivisa tra gli uni e gli altri, immaginare “teatro da balcone” . Non tutti potranno o vorranno venire davanti al palcoscenico di piazza mercato a vedere il teatro che per quindici giorni, quasi tutte le sere, lo abiterà.
I motivi sono tanti, la stanchezza, l’età, la riservatezza, la convinzione, qualche volta fondata, che il teatro sia noioso o semplicemente incomprensibile.
E allora perché non mettere insieme le piazzette del centro storico, gli slarghi sui quali si affaccia un balcone, e la voglia di incontrare quanti più spettatori possibile.
E così ecco che nasce “teatro da balcone ” per portare dei piccoli frammenti di teatro, sia esso tratto dalla drammaturgia classica o da drammaturgie originali contemporanee, fin dentro il paese.
Non serve molto: qualcuno che candida il balcone della sua casa ad essere scenografia e palcoscenico, un attore o un allievo che vuole proporre una piccola pièce teatrale e un manipolo di coraggiosi che, quando la notte le sedie escono dalle porte delle case a cercare il fresco, sfidino le viuzze del paese per andare a cercarsi il “ Teatro da Balcone” che accadrà quella notte. Red