Quaranta minuti di colloquio con Mario Draghi e circa un' ora con il Capo dello Stato assieme a Giulio Tremonti, prima di una nuova lunga riunione a palazzo Grazioli per tentare di dare l'ultimo colpo di acceleratore alle misure anti-crisi richieste dalle istituzioni finanziarie e dall'Europa. Silvio Berlusconi vuole chiudere la partita nelle prossime ore, e riunire domani stesso il Consiglio dei ministri e dare il via libera al pacchetto di misure.
Il problema, per Berlusconi, è Tremonti. E anche Bossi. Per non parlare delle spaccature interne al PdL sulle misure da adottare. Bossi non fa neppure terminare l'audizione di Tremonti per definire "fumoso" il discorso del ministro dell'Economia. Quest'ultimo, descritto dalle cronache come sostanzialmente commissariato dalla Bce, addossa anche all'inerzia della Banca centrale europea l'ampiezza assunta dalla crisi finanziaria.
"O dimostra grande debolezza o c'è un disegno con la Lega per far saltare il banco". Per Italo Bocchino, vice presidente di Futuro e liberta', il ministro Tremonti "vuol portare la situazione a un punto tale per cui Berlusconi sia costretto a dimettersi. Altrimenti non si spiega perché abbia rotto in modo cosi' sprezzante".
Manca ancora una convocazione ufficiale del Consigilo dei ministri, ai quali però è stato detto che la riunione ci sarà prima della riapertura dei mercati dopo Ferragosto
Le misure sul tavolo sono ancora in discussione e i tecnici del Tesoro attendono il via libera politico dai leader. Oltre all'aumento della tassazione sulle rendite
finanziarie confermata dallo stesso Tremonti, con l'aliquota che che passerà al 20% dall'attuale 12,5%, si parla di un prelievo tra il 5 e il 10% sui redditi medio alti. L'idea su cui si sta lavorando, spiegano fonti governative, è quella di estendere ai lavoratori del settore privato il prelievo che è stato gia' stabilito per i redditi dei dipendenti pubblici.
Bossi ha lasciato intendere che un compromesso sull'intervento in materia di previdenza è possibile, salvo fare marcia indietro in serata. Comunque, spiegano ancora fonti di governo, per raggiungere l'obiettivo di bilancio nel 2013 alcuni interventi di tipo strutturale sono indispensabili, per intervenire sul lato della spesa. A cominciare proprio dalle pensioni.
Il ministro dell'Economia ironizza sull'aggettivo usato da Bossi ieri per commentare li suo discorso e definisce positiva e "fumosa" la riunione di palazzo Grazioli. Ma l'irritazione di parte del Pdl e di alcuni ministri nei confronti di Tremonti è netta. Non c'è solo la lettera di quattro deputati che prendono apertamente le distanze dalle parole del ministro dell'Economia, ma anche la protesta di alcuni ministri che si considerano tenuti all'oscuro delle intenzioni del ministro. E perfino dei rappresentanti degli Enti Locali convocati in mattinata a palazzo Chigi. Fonti parlamentari del Pdl riferiscono che nessuno dei governatori o dei sindaci "è stato avvertito di nulla, a partire da quelli di maggioranza, come Formigoni, o Alemanno".
Il pressing del Quirinale e della Bce sul governo può giocare a favore di Berlusconi."Solo accelerando al massimo potevamo ridurre i contrasti interni con la Lega, ma anche nel Pdl", spiega un ministro. Il premier quindi ha sfruttato la sua stessa debolezza, appoggiandosi a Quirinale e Bankitalia per far digerire misure indigeste non solo agli alleati (la Lega ma anche ai 'meridionalisti'), ma anche a parte del suo stesso partito. Il Cavaliere ha inoltre sfruttato il rapporto con Draghi per contenere il protagonismo di Tremonti, nuovamente nel mirino del fuoco amico.
"A Berlusconi la lettera di Draghi e Trichet è utilissima, perché è vero che ci costringe a una manovra lacrime e sangue, ma è altrettanto vero che blinda il governo", spiega inoltre un ministro. "Voglio vedere se a settembre, in piena attuazione
delle misure, qualcuno potrà parlare ancora di Ruby", ragiona un dirigente PdL. E tuttavia, ormai abbandonato il sogno di ricandidarsi a palazzo Chigi, Berlusconi non si entusiasma alla prospettiva di essere ricordato come colui che ha aumentato le tasse, sia pure per far uscire il Paese dalla crisi. E la debolezza interna non lo aiuta neppure sul piano internazionale, dove Merkel e Sarkozy, pure con i loro problemi, ancora una volta sembrano non tenere in gran conto il Cavaliere.