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In arrivo per il premier nuovi guai giudiziari

Non bastasse Lavitola, non bastasse Tarantini, è in arrivo un'altra tegola giudiziaria sul presidente del Consiglio. Ad anticiparne i contenuti il Corriere della Sera, tradizionalmente bene informato sulle inziative dei pm milanesi (spesso le ha svelate prima che venissero comunicate agli stessi avvocati delle parti interessate): "Il giudice Stefania Donadeo ha respinto la richiesta di archiviazione formulata il 16 dicembre 2010 dalla Procura di Milano per il premier e ha deciso che non soltanto Paolo Berlusconi, editore deIl Giornale già rinviato a giudizio tre mesi fa, ma anche suo fratello Silvio, presidente del Consiglio oggi come alla fine dicembre 2005, deve essere processato".

La notizia diventa ufficiale in mattinata: il giudice ha respinto così  la richiesta di archiviazione per Silvio Berlusconi che era stata avanzata dal Pm Maurizio Romanelli. Nell'ambito della stessa vicenda lo stesso giudice ha già rinviato a giudizio con rito ordinario il fratello del premier, Paolo Berlusconi, e ha definito con riti abbreviati e patteggiamenti la posizione di altri tre imputati. Le carte relative alla posizione del leader del Pdl tornano ora in Procura dove il magistrato dovrà formulare una richiesta di rinvio a giudizio che sarà valutata successivamente da un Gup.

Il gip di Milano Donadeo ha disposto inoltre che la Procura di Milano iscriva nel registro degli indagati anche il direttore di 'Libero', Maurizio Belpietro, che all'epoca della fuga di notizie sull'intercettazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte era direttore de 'il Giornale'.

Belpietro deve rispondere della stessa accusa di Berlusconi, il concorso nella rivelazione del segreto d'ufficio.

 La vicenda è quella della famosa telefonata in cui l'allora segretario Ds Piero Fassino, non indagato, chiedeva all'amministratore di Unipol Giovanni Consorte, impegnato nella scalata della Banca Nazionale del Lavoro: "Allora, abbiamo una banca?". La conquista di Bnl finì nel nulla ma quelle parole di Fassino, diventate scoop de Il Giornale il 31 dicembre 2005, costarono molto, politicamente, al centrosinistra.

 La telefonata era avvenuta il 17 luglio e a fine anno la trascrizione non era ancora stata depositata agli atti: esistevano, insomma, solo i files audio "nei pc della Guardia di Finanza, dei Pm milanesi dell'inchiesta Antonventa/Unipol, e dell'azienda privata «Research control system» che per conto della Procura aveva svolto in estate le intercettazioni". 

L'ad di questa azienda, Roberto Raffaelli, raccontò poi ai giudici milanesi "di aver trafugato e portato un computer con l'audio della telefonata nella villa di Arcore a Silvio e a Paolo Berlusconi, alle 7 di sera della vigilia di Natale 2005 in un incontro organizzato tramite un ex socio di Paolo, l'imprenditore Fabrizio Favata".

Raffaelli e Favata sono già stati condannati, Paolo Berlusconi è stato rinviato a giudizio. Fatto senza precedenti, negli ultimi anni, in Italia, dove pure altri quotidiani non hanno mancato di pubblicare interi faldoni di intercettazioni con contenuti penalmente non rilevanti.  

Ma Paolo Berlusocni non resterà solo, come rivela Il Corriere, perché il giudice Donadeo ha deciso di chiedere al gip il rinvio a giudizio di anche di Silvio Berlusconi per concorso nella rivelazione di segreto d'ufficio.