Alla fine sono arrivate: dimissioni irrevocabili. Una conferenza stampa breve, quella di Renata Polverini, per dire addio alla Regione Lazio e al suo "consiglio indegno".
E dopo le dimissioni della governatrice del Lazio i partiti si interrogano sul futuro della Regione e anche il Parlamento stringe i tempi su nuove misure finalizzate ad assicurare maggior trasparenza ai bilanci dei gruppi. Casini chiede che si "restituisca la parola ai cittadini". In mattinata l'ufficio politico dell'Udc.
"Da oggi sono libera e dirò tutto quello che ho visto", dice lanciando strali "a questi signori che ora mando a casa io". E fa anche i nomi: esplicito quello del presidente del Consiglio regionale, "prendetevela con Abruzzese", poi nomina "quello che aveva bisogno del Suv (Fiorito), quello che si voleva giocare la carriera in consiglio regionale (Battistoni)".
"Dirò tutto ciò che finora per senso dello Stato non ho reso pubblico", perchè -dice- "ho visto cose allucinanti".
Basta, con questi non ho nulla a che fare", dice. Per lei i lavori finiscono qui consapevole però che "ne esco pulita, a testa alta".
"Me ne vado senza colpa alcuna. Da pochi minuti sono tornata libera, sono una donna felice, mi sento bene e domani non mi suonerà la sveglia", dice cercando di sdrammatizzare ma c'è rabbia in ogni frase. Ne ha per tutti, Renata Polverini: ce l'ha con i consiglieri, "indegni di rappresentare una Regione come il Lazio"; con il presidente del Consiglio Mario Abbruzzese, "mi auguro abbia fatto bene ma ho dei dubbi", con il Pdl, ci sono persone "da mandare via".
Perché "tutto nasce da una faida interna al partito" in cui ci sono anche "amene persone che si aggirano per l'Europa a rappresentare l'Italia", forse una stoccata al consigliere del toga party Carlo De Romanis ex europarlamentare.
E ne ha anche con l'opposizione, perché "le ostriche viaggiavano comodamente anche con la Giunta precedente. Ho atteso la giornata di oggi per vedere la falsità dell'opposizione. Nessuno si è dimesso scaricando la responsabilità sulla Giunta, che invece ha lavorato bene".
Il suo pensiero va anche alle istituzioni nazionali, al presidente Napolitano, a cui ha comunicato per primo la sua intenzione e al premier Monti "che mi ha apprezzato sul piano istituzionale e personale e che mi ha confermato che la mia regione influiva positivamente sul rating nazionale".
Accanto a lei il vicepresidente Udc Luciano Ciocchetti ("i centristi attorno a me mi sono stati vicini"), Francesco Storace ("ha sofferto più di tutti").
Continuerà a fare politica, Renata Polverini "ma con persone per bene". Annuncia che mercoledì andrà in conferenza delle Regioni "e vedremo che soluzioni dopo lo scandalo del Lazio sapranno dare quelli che governano da 20 anni".
Quando se ne va tra i suoi collaboratori ed i cronisti scoppia un diverbio, gli animi sono accesi, ma Polverini riesce a sorridere. E l'ultima nota di veleno è per i consiglieri: "che la festa era finita lo sapevo da lunedì scorso: volevo solo vedere fino a che punto il Consiglio si dimostrava vile". Lei però è pulita, va via ma tornerà: "rimarrò a lavorare fino alla prossima competizione elettorale".