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Alemanno annuncia la morte del Pdl e prepara il distacco dal suo opinabile fondatore perché il partito è impresentabile

"Non sarebbe opportuno presentarsi, almeno su Roma, con la lista Pdl". L'epitaffio è del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che spiega che "soprattutto nel Lazio ci sono segnali negativi e quindi bisogna presentarsi con un Pdl rinnovato".

Sulla reale volontà degli ex An di uscire dal Pdl, "ci sono delle ipotesi diverse - ha detto Alemanno a SkyTg24 - Io spero che il Pdl e tutto il centrodestra vada ad un grande azzeramento e ricostituzione unitaria e non separata. Se questo non dovesse avvenire possono esserci degli elementi di scomposizione, non solo ideologica di destra. Anche in chiave di autenticità dei comportamenti, di utilizzo delle primarie. Bisogna costruire un centrodestra serio, o lo fanno tutti o qualcuno lo farà per conto loro".
"Monti fa il Berlusconi, Silvio rottama il Pdl", titola Libero. E il Giornale, a tutta pagina: "Berlusconi lascia il Pdl". Cosa succede in un partito lacerato da lotte intestine, scandali, in discesa libera nei sondaggi? Forse, semplicemente, la fine. Decretata da Silvio Berlusconi.

 La prospettiva preoccupa alcuni - ex An in testa - entusiasma altri. Anche se le incognite sul futuro sono ancora tante e per capire la sorte dei molti esponenti pidiellini bisognerà attendere ancora un po'. Berlusconi allo stato maggiore del Pdl, nell'ultimo vertice serale, non ha offerto ulteriori spiegazioni, non è sceso nel dettaglio, limitandosi a dire che così com'è adesso il Pdl non funziona più.

Quindi, avrebbe spiegato l'ex premier, bisogna cambiare. Scontato che il cambiamento a cui pensa Berlusconi è sì rivolto verso il futuro ma con un occhio che guarda anche al passato, a quell'ormai famoso 1994, vale a dire la nascita di Forza Italia. Sarà un caso, ma nelle ultime ore il Cavaliere ha incontrato diversi protagonisti di quel momento storico, come Stefania Prestigiacomo, Antonio Martino, Claudio Scajola e, secondo alcune fonti pidielline, Beppe Pisanu, da tempo in 'contatto' con i centristi. E proprio Prestigiacomo oggi, in una nota, conferma che è allo spirito del '94 che Berlusconi guarda con attenzione.

Certo, ieri sera, dopo il lungo sfogatoio a cui ha assistito durante il vertice fiume a Palazzo Grazioli, il Cavaliere si è anche premurato di rassicurare i suoi: nessuno sarà mandato via, avrebbe garantito, non ho intenzione di procedere con nessun repulisti. Non sarà presa l'accetta, non saranno fatti 'tagli lineari', avrebbe ancora spiegato, ma bisogna andare oltre il Pdl, archiviare questa esperienza, perché solo così il centrodestra potrà avere nuove chance.

Nessuno, però, deve aspettarsi un annuncio imminente, un 'predellino' a breve, tutto sarà studiato nei minimi dettagli e a tempo debito, perché - è la convinzione di Berlusconi - ora è ancora presto, troppe le questioni ancora in ballo che alimentano una indeterminatezza che sconsiglia annunci e lanci di nuovi progetti. Al momento il timing è comunque entro dicembre.
 C'è da capire, innanzitutto, quale sarà la nuova legge elettorale e, di conseguenza, quale assetto dare al nuovo progetto e all'area che adesso farà riferimento: lista civica, nazionale, 'scissione dolce' e poi federazione? Addii traumatici? Molte le opzioni in campo. Nel progetto berlusconiano non c'è la creazione di un partito tradizionale, bensì di un qualcosa di snello, aperto alla società civile e caratterizzato da volti nuovi. Da qui anche l'ipotesi che a guidarlo non sia Berlusconi in persona, bensì una personalità esterna, slegata dal mondo politico di oggi.