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Sergio Mattarella giura da presidente: “sarò arbitro imparziale”

Un forte richiamo al dettato costituzionale, all'antifascismo e alla lotta alle mafie. Alle 10 in punto Sergio Mattarella giura da 12esimo presidente della repubblica davanti alle aule riunite di camera e senato. Mentre pronuncia la formula che lo legherà per sette anni al suo mandato, l'aula è in piedi ed esplode in un applauso lungo un minuto, arrivato anche dalle tribune. Il presidente omaggia i suoi due predecessori, Carlo Azeglio Ciampi E Giorgio Napolitano. Quando fa il nome dell'ultimo capo dello stato, l'intero emiciclo si alza in piedi per tributare a Napolitano, seduto nel banco dei relatori al centro dell'emiciclo, un altro lungo e caloroso applauso.

Apre il suo discorso con un richiamo all'unità che "rischia di essere difficile, fragile e lontana" sottolinea il neo presidente ma l'impegno di tutti è a "superare le difficoltà degli italiani". Dunque è alla crisi economica che attanaglia il paese che va il pensiero del neo capo dello stato. Riflessioni identiche a quelle pronunciate giovedì scorso immediatamente dopo la sua elezione. Quelli economici del resto sono "punti di un'agenda esigente, su cui viene misurata la distanza tra istituzioni e popolo. Dobbiamo scongiurare il rischio che la crisi intacchi il patto sociale sancito dalla costituzione".

Il pensiero va poi all'istituzione democratica che "non è una conquista definitiva" spiega il presidente Mattarella ma va "difesa quotidianamente". E per questo s'impegna a garantire il "patto costituzionale che ha mantenuto il paese unito" e a riconoscere i diritti costituzionali e il patto di unità sociale che rimuove gli ostacoli che limitano le libertà e l'uguaglianza".

Dalle sue parole trapela una profonda emozione che esplode quando il presidente, per un attimo, confonde i fogli del discorso: salta una pagina, se ne accorge subito e si scusa con un sorriso: "devo trovare questo foglio perché dentro c'è un pezzo significativo". Si tratta della descrizione del parlamento composto da "tanti giovani e la più alta percentuale di donne" dice rivolgendosi a chi non lo ha eletto: "rappresentano anche, con la capacità di critica, e persino d'indignazione, la voglia di cambiare". E a questo punto che riceve un intenso applauso anche dai cinque stelle. A loro si rivolge chiedendo un "contributo positivo" e un senso di responsabilità senza mai dimenticare che il parlamento non è espressione di un segmento della società ma dell'intero popolo italiano.

E promette lui stesso di essere un "arbitro imparziale". "Nel linguaggio corrente - spiega Mattarella - si è soliti tradurre il compito del capo dello stato nel ruolo di un arbitro, del garante della costituzione. È un'immagine efficace. All'arbitro compete la puntuale applicazione delle regole.

L'arbitro deve essere e sarà imparziale". E il suo discorso viene interrotto ancora una volta da un lungo applauso che arriva anche dai banchi pentastellati. Poi conclude con un appello a tutte le parti: " i giocatori lo aiutino con la loro correttezza".

Ma applicare e garantire la carta costituzionale vuol dire soprattutto riconoscerne i principi fondanti: dal diritto al lavoro al ripudio della guerra alla promozione della pace. Ancora ovazioni, plausi ed acclamazioni tra i banchi di Montecitorio. Affermare e diffondere un senso forte della legalità è un valore da cui non si può prescindere assicura Mattarella che individua nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione delle "priorità assolute". In questo passaggio del discorso il presidente si commuove quando cita i giudici falcone e borsellino pur omettendo il nome del fratello, anch'egli vittima di mafia.

Nel suo discorso il presidente torna a parlare di odio e intolleranza e ricorda il nome di Stefano Tachè, il bambino di appena due anni rimasto ucciso in un attacco terroristico alla sinagoga di Roma nell'ottobre del 1982. Aveva solo due anni. "va condannato e combattuto chi strumentalizza a fini di dominio il proprio credo, violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa" sottolinea il presidente.

Infine un pensiero anche alla delicata vicenda dei due fucilieri di marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, affinché "si trovi al più presto una conclusione positiva, con il loro definitivo ritorno in patria". E un altro ai civili impegnati, in zone spesso rischiose, nella preziosa opera di cooperazione e di aiuto allo sviluppo: "di tre italiani, padre paolo dall'Oglio, Giovanni lo porto e Ignazio Scaravilli non si hanno notizie in terre difficili e martoriate. A loro e ai loro familiari va la solidarietà e la vicinanza di tutto il popolo italiano, insieme all'augurio di fare presto ritorno nelle loro case".

Nelle sue parole conclusive il dodicesimo presidente della repubblica lancia un appello a un'Italia più libera e solidale: "questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace". L'omaggio al milite ignoto, poi sale al colle terminata la cerimonia d'insediamento, sulle note dell'inno di Mameli il capo dello stato esce dall'aula di Montecirtorio.

ccompagnato dal presidente del consiglio, Matteo Renzi, si reca all'altare della patria per deporre una corona al sacello del milite ignoto. Poi, insieme a Renzi, sale sulla tradizionale lancia flaminia per essere scortato fino al quirinale dove farà il suo ingresso accolto dagli onori militari. 

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