Accelerano il passo le borse europee dopo i cali di eri. Ad un'ora dall'inizio delle contrattazioni tutti positivi i principali titoli. L'inattesa crescita della fiducia delle imprese tedesche rafforza la ripresa degli indici. Francoforte segna +2,48%, Londra +2,19%, Parigi +2,63%, Milano +3,01%, Madrid +1,82% e Atene +2,88%. A guidare i rialzi a Milano i bancari e gli energetici che erano stati i più colpiti nel crollo di ieri.
A dare il là a questa giornata di recupero sui principali mercati è stata la borsa di Sydney, la prima ad aprire dopo il lunedì nero. "Alla fine ci siamo resi conto che il mondo non è un così brutto posto dove vivere" questo l'umore degli investitori australiani nelle parole di David Mc Donald di Credit Suisse all'agenzia Bloomberg e rappresentano bene il tono generale dei mercati ancora molto volatili ma improntati al recupero, con Sidney che ha chiuso a +2,7%. Non solo panico dunque tra Asia e Oceania ma anche acquisti per profittare dei cali di ieri, nonostante il fatto che il listino di Shangai abbia sofferto un'altra ondata di vendite, chiudendo a 7,7%. Male anche il Giappone, con Tokyo che, dopo una giornata di altissima volatilità, ha perso altri 4 punti.
L'indice generale delle piazze asiatiche, se escludiamo Cina e Giappone, mostra oggi dunque un timido recupero. Dopo un lunedì nero da brividi globali prevale un senso di ritorno alla normalità. Molte valute tornano ad apprezzarsi sul dollaro, risale il petrolio e danno segni di vita anche le altre principali materie prime.
Il pesante rosso di Shangai continua invece anche perché, al di là di una iniezione di liquidità da circa 23 miliardi di dollari, per restituire agli intermediari finanziari le munizioni perdute ieri, le autorità cinesi non hanno dato segno di voler intervenire in maniera massiccia per limitare le perdite. Ma stamane, i guai cinesi. Visti dall'alto, sembrano una tempesta locale e non un maremoto. Fatta la tara delle difficoltà strutturali della Cina che, evidentemente coinvolgono anche il Giappone, il crollo di ieri costituisce una sorta di segnale di allarme per la Fed, che, a questo punto, dovrebbe, secondo i giudizi e forse gli auspici dei principali quotidiani finanziari, rinviare il temuto aumento dei tassi di interesse già annunciato per settembre.
In barba alle difficoltà dell'economia reale, dunque, gli investitori sarebbero soddisfatti di un ennesimo rinvio della fine dell'epoca dei tassi a zero.