Nel corso del pomeriggio di ieri, subito dopo lo sbarco dei 962 migranti provenienti dalla Libia, gli agenti della Squadra Mobile di Cagliari, con la collaborazione dei colleghi della Mobile di Sassari e del reparto operativo aereonavale della Guardia di Finanza del capoluogo regionale, ha eseguito due presunti scafisti, Sfar Hassene, di 30 anni e Avbdlmoula Chaaben, di 42 anni, entrambi della Tunisia, ritenuti responsabili del reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. I due in particolare sarebbero i responsabili del trasporto di 840 migranti di varia nazionalità, tra i quali vi erano 179 donne e 66 bambini.
I migranti facevano parte di due soccorsi effettuati il giorno 22 agosto scorso al largo delle coste libiche dalla motonave Siem Pilot battente bandiera norvegese.
l lavoro investigativo, profuso dagli uomini e dalle donne della Polizia di Stato, anche questa volta, nato da una intuizione derivante dal fatto che a bordo dell’imbarcazione potessero nascondersi i trafficanti di uomini, ha avuto conferma, tant’e che al termine di una delicata e paziente opera di convincimento, sono riusciti a scalfire quella cortina di riservatezza che ha portato all’acquisizione di una serie di testimonianze che hanno consentito di individuare i due arrestati come coloro che avevano organizzato il viaggio. Infatti, le dichiarazioni rilasciate dai testimoni sembrano ripercorrere un canovaccio oramai noto dei viaggi della speranza: per tutti il viaggio dai luoghi di dimora è cominciato circa un mese e mezzo fa, quando hanno attraversato il deserto e sono giunti nelle città libiche di Tripoli e Sabrata. Qui sono venuti in contatto con alcuni appartenenti all’organizzazione libica, alcuni, come riferito, sembravano essere militari, i quali dopo essersi fatti pagare circa 1500 – 2000 dollari cadauno, li hanno fatti salire su alcuni camion e sotto la minaccia di armi li hanno condotti in una cittadina sulle coste libiche ove li hanno richiusi per circa 10 giorni all’interno di un capannone nell’attesa dell’arrivo di altri migranti. Da qui, sempre sotto la minaccia delle armi sono stati condotti sulla spiaggia ove per cinque giorni sono stati costretti a stare in una buca nell’attesa di salire sulle imbarcazioni recuperate dalla nave norvegese.
I due arrestati erano già noti agli archivi di polizia in quanto in passato erano già stati identificati sul territorio nazionale e si erano resi responsabili di altri reati.