Alcuni sono morti, forse imprigionati nello scafo, altri sono stati portati in un campo di detenzione. Finisce così l'ennesimo viaggio della speranza di molti migranti, in un naufragio nel Mediterraneo, al largo delle coste libiche.
Ad affondare ieri sera, secondo una ricostruzione della Bbc che cita "residenti e responsabili" libici, sono stati due barconi: uno, che ha lanciato una richiesta di aiuto, aveva a bordo circa 50 persone mentre "il secondo, che è affondato molto dopo, portava 400 passeggeri". Di questi, soltanto 201 sono stati tratti in salvo, mentre circa 200 cadaveri sono stati individuati dalla Guardia costiera libica davanti alle coste di Zuwara. I corpi di 40 persone, invece, sono stati trovati all'interno della stiva di un barcone che si è arenato su una spiaggia, mentre circa 160 galleggiavano in mare. Le vittime includerebbero migranti da Siria, Bangladesh e diversi paesi dell'Africa sub-sahariana. A riferirlo è stato un funzionario della sicurezza libica di Zuwara, al confine con la Tunisia e punto di imbarco privilegiato alla volta dell'Italia.
La Guardia Costiera libica riferisce che dei 201 tratti in salvo 147 sono stati spostati in un campo di detenzione per clandestini a Sabratha. La Libia ha come pratica quella di deportare i clandestini ma con gli scontri in atto tra le diverse fazioni che di fatto hanno paralizzato i valichi di confini con Niger, Algeria e Ciad, vengono trattenuti per mesi o anche anni in campi di detenzione. La Libia, con la sua crisi interna che spacca il paese in parti diverse e favorisce l'infiltrazione dell'Isis, è terra da cui salpano molti barconi allestiti dai trafficanti di esseri umani grazie proprio alla carenza di controlli provocata dall'instabile situazione. Zuwara è notoriamente un punto da cui salpano molti i barconi.
Quella di ieri sera è stata l'ennesima tragedia, arrivata al termine della giornata in cui, a Vienna, Angela Merkel e otto leader dei paesi balcanici si sono riuniti per concordare una strategia per affrontare la peggiore crisi delle migrazioni in Europa che si sia vista da cinquant'anni. Proprio durante il vertice era giunta un'altra terribile notizia: il ritrovamento di un tir con i corpi di almeno settanta persone, morte per asfissia, in un'area di sosta dell'autostrada alla frontiera tra l'Austria e l'Ungheria. Proprio in Ungheria, in relazione alla vicenda, sarebbero state arrestate tre persone. Mercoledì era stato registrato un nuovo record al 'varco' nei pressi del villaggio di Roszke, tra Ungheria e Serbia: la frontiera è stata attraversata da 3.241 persone, tra cui quasi 700 bambini.
Inoltre, nel porto di Reggio Calabria è giunta la motonave 'Fiorillo' della Guardia Costiera con a bordo 250 migranti. A bordo nella nave ci sono anche quattro cadaveri. I migranti, tra cui 7 minori e 23 donne di cui una incinta, sono di varie nazionalità. Al porto sta giungendo il Pm di turno della Procura della Repubblica di Reggio Calabria che ha aperto un fascicolo d'inchiesta sulla morte dei 4 migranti. I 250 migranti trasportati dalla Fiorillo sono stati soccorsi nei giorni scorsi in due distinte operazioni.
Intanto l'Europa appare incapace di dare una risposta comune e spera che Berlino prenda le redini, come ha fatto con l'apertura delle proprie frontiere a tutti i profughi siriani derogando dalla convenzione di Dublino. "Tre mesi fa Italia e Grecia erano sole sul tema dei migranti. Con la Germania e gli altri Paesi Ue, dobbiamo far sì che questa consapevolezza si traduca nella revisione delle regole di Dublino", ha detto a Rainews24 il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.
La Commissione europea ha ribadito comunque che punta a proporre entro la fine dell'anno "un meccanismo permanente, vincolante e con quote" per la ripartizione di richiedenti asilo in caso di emergenze che possano verificarsi in qualunque Paese. "Non è la Commissione Ue che deve fare nuove proposte, ma sono gli Stati membri che devono prendersi le proprie responsabilità", ha ricordato loro l'Alto commissario per la politica estera della Ue, Federica Mogherini. Bruxelles stanzia soldi ma sembrano non bastare mai: oltre 11 miliardi di euro (11,7) per il periodo 2014-2020. Sono i fondi destinati sia ai Paesi candidati (Albania, ex Repubblica Jugoslavia di Macedonia, Montenegro, Serbia e Turchia) sia ai potenziali candidati (Bosnia ed Erzegovina e Kosovo) anche per progetti come la gestione integrata delle frontiere, centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati e per contrastare il traffico di esseri umani.