Roma, li 16 Set 2015 - La “Buona scuola” non è né “un imbroglio nazionale”, né tanto meno uno strumento “che impone la deportazione” agli insegnanti precari.
In una nota l’on. Romina Mura del Partito Democratico, afferma: “È un primo importante passo, altri se ne dovranno fare, per rimettere al centro dell’attenzione il diritto costituzionale dei ragazzi di avere una buona istruzione, e quello delle famiglie di poter garantire ai propri figli un percorso educativo di qualità. A prescindere dal luogo dove si nasce e dove si decide, ovvero dove si è costretti, a vivere. E aggiungo che con la buona scuola si trasformano anni di precarietà di migliaia di insegnanti in stabilità di vita e di prospettive”.
“Non mi sfugge la difficoltà momentanea – aggiunge la deputata - di chi non più giovanissima/o accetta una cattedra, un posto stabile, lontano da casa. Ma condivido totalmente la scelta fatta dal 99% degli insegnanti sardi (perfino più alta della percentuale nazionale che si attesta al 97%) di accettare la proposta di nomina. Anche perché la buona scuola, proprio in risposta ai disagi determinati dal dover accettare un posto stabile lontano da casa, prevede un piano straordinario di mobilità su tutti i posti vacanti dell’organico dell’autonomia. Gli insegnanti assunti in ruolo, in deroga al vincolo triennale di permanenza nella stessa provincia, potranno partecipare per tutti i posti vacanti e disponibili sin da subito e quindi riavvicinarsi a casa”.
“Non dimentichiamo – conclude Romina Mura - il concorso che verrà indetto entro dicembre 2015. E a partire da quest’anno, ogni tre anni. Ripristinando in tal modo un’altra regola costituzionale. Quella che stabilisce che ai posti di lavoro pubblici, si accede mediante concorso. E, infine, credo in definitiva che il Presidente Francesco Pigliaru, non ricorrendo contro la Buona scuola, sia stato capace di guardare lontano. E personalmente condivido e sostengo questa sua posizione. Coraggiosa e coerente in un momento in cui pur di macinare consenso facile, si è disposti a dire tutto e il contrario di tutto! Senza badare né alla verità dei numeri. Né tantomeno alle storie e alle difficoltà delle persone in carne e ossa”. Red