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Cresce in Sardegna il numero delle persone a rischio povertà

Cagliari, 23 Nov 2015 - La Sardegna è la regione italiana in cui il rischio povertà o esclusione sociale è aumentato più sensibilmente nel corso del 2014 rispetto al 2013: più 5,5 punti percentuali. Era pari a 32,2% nel 2013, è salito al 37,7% nel 2014.

Speriamo che nessuno voglia mettere in discussione i dati Istat - diffusi questa mattina - che confermano le preoccupazioni ripetute in continuazione dalla Cisl per tutto il 2014: cioè che il rischio povertà si stava estendendo nella nostra isola. La grave deprivazione che due anni fa interessava il 13,6% degli abitanti, lo scorso ha raggiunto quota 14,7%.

Il significato di questi dati Istat è chiaro: nonostante le buone intenzioni e i facili ottimismi della Giunta regionale, la realtà è molto più grave e può essere risolta solamente rilanciando l’occupazione e riportando nei posti di lavoro le migliaia di operai e impiegati esclusi dai processi produttivi, temporaneamente parcheggiati nel sistema degli ammortizzatori sociali e collocati nell’anticamera della disoccupazione e creando opportunità lavorative per i giovani.

Le politiche per il lavoro sono carenti: la sperimentazione di “Garanzia giovani”, pur positiva, stenta ad avere effetti concreti. Mancano soprattutto occasioni di lavoro, possibili solamente con programmi di sviluppo, nuovi processi industriali, cantierizzazione di tutte le opere pubbliche.

Che sia l’assenza di lavoro la causa principale del cresciuto rischio di povertà o esclusione sociale è dimostrato dal fatto che la bassa intensità lavorativa ha raggiunto quota 19,4 % ben 7 punti distante dal valore medio nazionale.

La Regione non può continuare ad affrontare in perfetta solitudine l’emergenza lavoro, che deve vedere invece coinvolti Giunta, impresa e sindacati, rilanciando praticamente l’accordo triangolare tra questi tre soggetti sociali e istituzionali. Com

 

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