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Carceri: Sdr, dopo 1 anno in edifici Cagliari-Uta filtra ancora acqua

Cagliari, 30 Dic 2015 – “È trascorso oltre un anno dal trasferimento dei detenuti dal vecchio carcere di viale Buoncammino a Cagliari al Villaggio Penitenziario di Uta nell’Area Industriale del capoluogo di regione, tuttavia in alcune stanze dei diversi edifici, che occupano una vasta desolata zona tra pale eoliche e impianti fotovoltaici, non essendo state adeguatamente completate, filtra acqua. A fronte di spazi enormi disponibili, le sale colloqui sono più piccole di quelle dell’ottocentesco penitenziario cagliaritano così come dispone di meno spazio il centro diagnostico dove sono ricoverati i detenuti ammalati. Le celle ospitano ormai tre detenuti, la presenza di tossicodipendenti è del 40%, c’è solo un campetto per giocare a calcio e non è difficile trovare chi rimpiange Buoncammino”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, evidenziando nel resoconto annuale “le principali carenze registrate negli edifici della Casa Circondariale articolata in 15 sezioni e dove la struttura destinata alla massima sicurezza (41bis) non solo non è stata completata ma addirittura le opere realizzate si stanno deteriorando irrimediabilmente”.

“Le difficoltà ad avviare un percorso realmente riabilitativo – aggiunge – sono strettamente legate al lavoro interno ed esterno, purtroppo scarso benché la presenza nell’area industriale potesse far presagire una moltiplicazione delle opportunità. Altro punto nevralgico è il numero insufficiente di Agenti della Polizia Penitenziaria, di Educatori e di operatori. Sono assenti i mediatori culturali che invece a Buoncammino, grazie al sostegno dell’amministrazione provinciale di Cagliari, effettuavano un servizio costante.  E’ ancora irrisolta la questione del fallimento di ‘Opere Pubbliche’ all’attenzione del Tribunale Roma con ripetute udienze e verifiche sullo stato di consistenza delle opere realizzate”.

“La Casa Circondariale di Cagliari – sottolinea Caligaris – è una struttura complessa, dispersiva, in cui operano 360 Agenti rispetto ai 420 previsti in organico. Attualmente il numero dei ristretti ammonta a 560 presenze, con una capienza regolamentare di 549 detenuti, (ma con quella tollerabile prevista fino a 950). Non è stato ancora risolto il problema dei collegamenti nei giorni festivi. Agenti, detenuti e familiari accedono con grandi difficoltà al servizio pubblico di trasporto anche nei giorni feriali. E’ però in corso una revisione con l’interessamento dell’assessorato regionale dei Trasporti. Inconcepibile l’assenza di una pensilina con panchina almeno per offrire riparo e sostegno per attendere il mezzo”.

“Indispensabile un intervento nella block house per offrire un riparo a chi è in attesa dei colloqui. I familiari, giovani e anziani, sono costretti a sostare sotto il sole o la pioggia o al vento anche con neonati o bambini in braccio. Chi ha progettato la struttura ha pensato solo a un’area di transito per i parenti e non a una sosta inevitabile per chi attende il turno per i colloqui, soprattutto giungendo da paesi lontani. Insomma il 2014 si conclude con molti problemi irrisolti, molti tentativi di suicidio e tre morti. L’impegno profuso con i colloqui dai volontari dell’associazione – conclude la presidente di SDR – non basta a colmare la solitudine di una sessantina di persone che, lontane dai parenti o abbandonate, non effettuano colloqui e sono privi di sostegno. L’auspicio è quello di un maggior coinvolgimento delle Istituzioni per ridurre il malessere sociale e garantire il diritto alla salute non sempre all’altezza delle aspettative dentro le carceri della Sardegna”. Com