Cagliari, 30 Dic 2015 - Crolla il commercio in Sardegna. Tra il 2011 e il 2015 il saldo tra aperture e chiusure di imprese nel commercio in sede fissa, servizio bar e ristorazione nell’Isola è di -4227. Dall’Osservatorio Imprese Confesercenti arriva il dato che evidenzia quanto, per il quinto anno consecutivo, si registra una contrazione importante che ha messo ormai in ginocchio il comparto. La crisi non è affatto passata e la tendenza che purtroppo è diffusa in tutta Italia, in Sardegna e nei centri cittadini è sempre più evidente. Sebbene in questi anni le Camere di Commercio abbiano provveduto a ripulire gli archivi, procedendo a molte cancellazioni d’ufficio, il dato della moria della aziende al dettaglio resta pur sempre altissimo. Ricordiamo appunto che nei primi otto mesi del 2015 il saldo negativo del commercio dettaglio è di 444 (di cui 1 su cinque del settore alimentare: -76). Del saldo negativo totale circa un terzo è da imputare ai comuni capoluogo (-152). Tra le categorie più colpite: abbigliamento e scarpe –109, carni fresche –29 e ortofrutta -17. Il saldo negativo di bar bar e ristoranti è di -162.
“Nonostante tutti i vari proclami di uscita dalla crisi, sul mercato reale non traspare tutto questo entusiasmo, - afferma il presidente di Confesercenti SardegnaMarco Sulis - nei giorni precedenti le festività natalizie si è assistito ad un risveglio della popolazione alla ricerca dell’affare, quindi acquisti di basso costo. Anche se il comparto abbigliamento resta stagnante a causa dal bel tempo che non invoglia all’acquisto di capi invernali. La sensazione che hanno avuto gli operatori del commercio da parte degli utenti è quella del “Vorrei ma non posso”, peggiorata dal preannunciato aumento delle varie addizionali Irpef e Irap non fanno bene né agli umori né al portafoglio.”
Un fine anno quindi peggiore degli anni passati e con una prospettiva non certo rosea per il nuovo anno e la desertificazione di attività commerciali e pubblici esercizi nei centri urbani avanza. “Ci avviamo ad un fine anno ancora una volta sottotono e un inizio 2016 incerto – continua Sulis - gli operatori del settore ce la stanno mettendo tutta per riuscire a tenere aperti i propri negozi, investono in innovazione e in tecnologia.” E se la vera sfida del 2016 per loro sarà appunto quella di specializzarsi e innovarsi, per le associazioni datoriali resta l’impegno di avviare confronti serrati con la politica al fine di ristrutturare le leggi di settore del commercio e del turismo, dare impulso al credito e incentivazioni ad un settore che non ce la fa più. Com