Arabia Saudita, 4 Gen 2016 - Resta altissima la tensione tra Iran e Arabia Saudita, dopo l'esecuzione del leader sciita al-Nimr e di altri 46 "terroristi" e l'assalto, da parte di un gruppo di civili, all'ambasciata saudita di Teheran. E proprio questo episodio ha scatenato la reazione del governo saudita che questa sera, come annunciato dal ministro degli Esteri Said Adel al Jubeir, ha rotto le relazioni diplomatiche con l'Iran richiamando in patria tutto il personale. Contestualmente i diplomatici di Teheran dovranno lasciare l'Arabia Saudita entro 48 ore. Il ministro degli Esteri iraniano Amir Abdollahian ha riferito che nessun diplomatico saudita è mai stato in pericolo e l'Iran è il paese più sicuro della Regione per i diplomatici.
Ieri mattina la 'Guida spirituale' iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, era tornato ad attaccare Ryad: l’Arabia Saudita affronterà la "vendetta divina" per l’esecuzione dell’imam sciita. "L’ingiusto spargimento di sangue di questo martire avrà delle repentine conseguenze”, ha aggiunto il leader supremo parlando agli esponenti religiosi sciiti di Teheran. L’ayatollah ha sottolineato che il capo religioso della minoranza sciita in Arabia Saudita "non ha mai incoraggiato le persone all’azione armata, non ha neanche cospirato segretamente ma l’unica cosa che ha fatto è stata una dura critica pubblica che deriva dal suo zelo religioso". Condanna anche da parte dell'ayatollah iracheno al Sistani che definisce l'esecuzione del leader sciita "un'ingiustizia e un'aggressione". Un atto per il presidente iraniano Rohani che "viola i diritti umani e i valori islamici". Rohani ha espresso su twitter condoglianze alla famiglia di al-Nimr, ma ha anche definito "inaccettabile" l'attacco contro l'ambasciata di Ryad. Proteste contro le esecuzioni anche in Pakistan, fino a Londra e Washington, con la dura nota della Casa Bianca che invita alla moderazione sui diritti umani il Paese a maggioranza sunnita, mentre Emirati Arabi e Bahrein si schierano con Ryad.
La rabbia è esplosa nella notte, quando un gruppo di civili è riuscito a sfondare i cancelli ed ha assaltato l'ambasciata saudita a Teheran. Nelle immagini circolate in Rete, manifestanti all'interno saccheggiano l'edificio e alcuni locali sono avvolti dalle fiamme e devastati. Preso d'assalto anche il consolato saudita a Mashad, richiamato d'urgenza l'ambasciatore a Ryad, mentre l'Arabia ha accusato Teheran di sponsorizzare il "terrorismo" e di comportamento "vergognoso". Dura nota della Casa Bianca che ha richiamato il Paese a maggioranza sunnita alla moderazione sui diritti umani. Un appello alla calma è arrivato dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon che si è detto "profondamente costernato" dalle 47 esecuzioni in Arabia Saudita e ha chiesto "a tutti i leader della regione di lavorare per evitare l'aggravarsi di tensioni settarie".
Quello di ieri sera non è il primo caso di alta tensione tra Iran e Arabia Saudita che coinvolge la sede diplomatica di Ryad, che si trova nella parte nord della capitale iraniana ed è protetta da filo spinato e agenti in divisa. Ma l'assalto di ieri sera ricorda in particolare quello all'ambasciata britannica del 29 novembre 2011, quando un gruppo di 'studenti' e 'basiji' (i volontari del pasdaran) avevano invaso la sede diplomatica con lanci di pietre e molotov, vetri rotti e documenti rubati e dati a fuoco assieme alle bandiere, mentre altri invadevano il parco di Qolhak, di proprietà della stessa ambasciata, portando via altri documenti e facendo temere anche una presa di ostaggi. All'origine dell'assalto, domato solo alcune ore dopo dalla polizia, le nuove sanzioni che anche Londra si apprestava a varare contro l'Iran. Le relazioni diplomatiche tra i due paesi si sono riaperti solo nell'agosto scorso.
L'Arabia Saudita si troverà ad affrontare una "vendetta divina" per la morte dell'imam Nimr al-Nimr. Parole della guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, che per il secondo giorno consecutivo ha attaccato Ryad definendo l'esecuzione di ieri del leader religioso come un "errore politico". "Il sangue di questo martire oppresso versato ingiustamente mostrerà senza dubbio ben presto le sue conseguenze e la vendetta divina si abbatterà sui politici sauditi", ha dichiarato Khamenei, citato dalla tv di Stato. "Questo religioso oppresso non ha incoraggiato le persone a entrare in un movimento armato, né a impegnarsi in complotto segreto ma ha espresso solo una pubblica critica sulla base di un fervore religioso", ha aggiunto l'ayatollah Khamenei accusando gli alleati occidentali dell'Arabia Saudita di essere restati in silenzio per quanto riguarda le esecuzioni. "Perché non hanno detto nulla coloro che affermano di sostenere i diritti umani? Perché coloro che pretendono di sostenere la democrazia e la libertà supportano questo governo saudita", ha aggiunto Khamenei.
L'assalto alla sede diplomatica saudita è la conseguenza dell'acuirsi delle tensioni tra sunniti e sciiti dopo che l'Arabia, bastione dell'Islam sunnita, ha annunciato ieri l'esecuzione di 47 persone indicate come "terroristi", tra i quali il leader sciita al-Nimr. Immediata la condanna degli sciiti, dall'Iraq al Libano allo Yemen, dove tra l'altro la Coalizione araba a guida saudita che combatte i ribelli sciiti Houthi ha annunciato la fine di una tregua cominciata il 15 dicembre per l'avvio di negoziati. L'Iran, potenza rivale di Ryad nella regione, ha detto ieri che l'Arabia Saudita pagherà "a caro prezzo" l'esecuzione di Al Nimr. E la Guida Suprema Ali Khamenei ha ricordato il religioso in un tweet con la sua foto sotto il monito "Il risveglio non si può sopprimere".
Tra i 47 "terroristi" giustiziati ieri dall'Arabia Saudita c'era anche Adel al-dhubaiti, l'autore di un attacco nel giugno 2004 vicino a riad contro il giornalista della Bbc Frank Gardner, che costò la vita al cameraman irlandese dell'emittente britannica Simon Cumbers: lo riporta la Bbc online. Gardner sopravvisse all'attentato, ma rimase paralizzato ed è oggi il corrispondente della bbc per le questioni sulla sicurezza. Al-dhubaiti era stato condannato a morte nel novembre del 2014.
Scontri, intanto, vengono registrati tra manifestanti sciiti e polizia nel Bahrein, dove un regime sunnita amico di Riad governa una popolazione a maggioranza sciita. La violenza è esplosa in diversi quartieri di Manama, capitale dello Stato, che ieri aveva mostrato sostegno a Riad nel confronto con l'Iran riguardo all'esecuzione del leader sciita Nimr al-Nimr avvenuta in Arabia Saudita. Nel 2011 era stato proprio al-Nimr a protestare contro i sauditi per l'intervento militare con cui aiutarono il Bahrein a reprimere le proteste sciite.
L'alta rappresentante per la Politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, nel pomeriggio ha parlato al telefono con il ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubeir, a seguito dell'esecuzione di ieri nel Paese di 47 persone tra cui l'imam sciita Nimr al-Nimr. Lo ha fatto sapere il suo ufficio tramite una nota. Nella telefonata, Mogherini ha "ribadito la contrarietà dell'Ue alla pena di morte in qualsiasi circostanza ed espresso preoccupazione per il rischio di una escalation della violenza settaria nel mondo musulmano". Inoltre, la leader della diplomazia europea "ha condannato l'attacco all'ambasciata saudita" di ieri a Teheran. Mogherini, secondo la nota, ha poi "chiesto di evitare qualsiasi azione che possa alimentare la violenza nella regione e oltre. Ha sottolineato che da tutti i poteri regionali ci si aspetta che agiscano in modo responsabile in questa situazione già molto instabile".