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Libia – Pollicardo e Calcagno rientrati in Italia. Tripoli: non accetteremo mai interventi stranieri

Roma, 6 Mar 2016 - Commosso e lungo abbraccio di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno con i loro familiari, all'arrivo all'aeroporto di Ciampino, alle 5 di questa mattina, liberati in Libia dopo un lungo sequestro. I due tecnici italiani erano partiti verso le 3:30 dall'aeroporto di Mitiga a Tripoli, a bordo di un aereo speciale. Scendendo dalla scaletta, Pollicardo e Calcagno sono apparsi provati, ma sollevati. Ad accoglierli anche il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.

I due tecnici scesi dall'aereo e accompagnati da Gentiloni stavano ancora percorrendo i pochi metri verso la palazzina di rappresentanza del 31 stormo, quando dalla soglia si sono precipitati ad abbracciarli i parenti. Prima Ema con i figli Gino e Yasmine e due nipoti si sono stretti piangendo e gridando di gioia a Pollicardo; subito dopo la stessa scena si è ripetuta da parte di Maria Concetta Arena con i figli Cristina e Gianluca e la nuora Loana nei confronti di Calcagno. Subito dopo i due tecnici finalmente sbarbati, stanchi ma felici hanno trovato conforto nella sala di rappresentanza. E lì sono cominciati i racconti.

Secondo la prassi, Pollicardo e Calcagno dovrebbero incontrare nelle prossime ore il pm Sergio Colaiocco. Molti ancora i punti oscuri di tutta la vicenda - che ha subito una drammatica accelerazione negli ultimi giorni dopo mesi di silenzio -, a partire dall'identità dei rapitori (criminali comuni, milizie locali o gruppi jihadisti?), dalle modalità della liberazione, fino alla morte dei loro colleghi rimasti uccisi, Salvatore Failla e Fausto Piano. Non è ancora chiaro quando le loro salme rientreranno in Italia, al momento ancora in Libia, presumibilmente a Sabrata.

E monta la rabbia dei familiari di chi non ce l'ha fatta. Come Rosalba Failla, moglie di Salvatore, che ha detto senza mezzi termini: "lo Stato italiano ha fallito, la liberazione dei due ostaggi è stata pagata con il sangue di mio marito". Mentre il presidente della Bonatti Paolo Ghirelli ha ammesso che "l'obiettivo è stato raggiunto soltanto a metà". Al momento non c'è certezza sulla dinamica che ha portato al loro rilascio e alla morte dei colleghi: blitz o fuga, esecuzione o fuoco 'amico'.

Il governo libico di Tripoli, cioè quello non riconosciuto internazionalmente, non accetterà mai un intervento militare in Libia, con nessuna giustificazione. È quanto ha detto il ministro degli Esteri dell'esecutivo di Tripoli, Aly Abuzaakouk, in una dichiarazione televisiva, che viene riportata dall'agenzia di stampa egiziana Mena.

 

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