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Dopo trent’anni la regione mette in vendita Surigheddu e Mamuntanas

Alghero (SS), 9 Mar 2016 - “In un passato lontano queste sono state terre bellissime, in grado di offrire una produzione agricola e agroalimentare di eccellenza. Poi sono state abbandonate per decenni, rese improduttive da una politica incapace di favorire lo sviluppo. Ma oggi per Surigheddu e Mamuntanas inizia una nuova storia”. Lo ha detto il presidente Francesco Pigliaru in apertura della conferenza stampa in cui, questa mattina a Surigheddu, è stato presentato l’avviso esplorativo pubblicato dalla Regione per verificare l’interesse di aziende regionali, nazionali e internazionali all’acquisto dell’area, che dovrà “ritrovare la sua vocazione agricola e agroalimentare, per produzioni di alta qualità in grado di farsi valere nei mercati”, ha detto Pigliaru nel corso della conferenza stampa cui hanno preso parte gli assessori dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, e degli Enti locali, Cristiano Erriu, il rettore dell’Università di Sassari, Massimo Carpinelli, e i sindaci di Alghero e Sassari, Mario Bruno e Nicola Sanna.

“Sessant’anni fa a Surigheddu e Mamuntanas lavoravano centinaia di persone, poi il nulla”, ha spiegato il presidente Pigliaru. “Sbloccare questa situazione inaccettabile assume anche un grande valore simbolico. Vogliamo che queste aziende tornino ad essere quello per cui sono nate, che possano di nuovo creare benessere attraverso una agricoltura ricca e produttiva. Per riuscirci abbiamo bisogno di imprenditori seri, capaci di rilanciare questo territorio cogliendone le potenzialità e rispettandone la vocazione”.

Dopo trent’anni esatti dall’acquisto, infatti, la Giunta Pigliaru ha deciso di mettere la parola fine a una delle più clamorose incompiute della Regione e procedere alla vendita, ai fini della valorizzazione, di quella che nel secolo scorso è stata una grande azienda produttiva alle porte di Alghero. L’area di circa 1.200 ettari di grande bellezza, nel Comune di Alghero in località Surigheddu (lungo la S.S. 127 bis) e Mamuntanas (S.P. 42), è un compendio agricolo di grande valore paesaggistico e produttivo in cui insistono grandi potenzialità date dalle biodiversità e tipicità agroalimentari della Nurra e del Nord Sardegna. Il 1° marzo scorso l’Assessorato regionale degli Enti locali ha pubblicato l’avviso esplorativo cui seguirà la vendita dei terreni e delle strutture con un Bando che avrà diffusione internazionale.

L’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha sottolineato che “le aziende di Surigheddu e Mamuntanas hanno un’eccezionale rilevanza sociale, economica, ambientale e paesaggistica. L’intenzione della Regione è quella di riattivare le procedure per metterle a reddito e tornare ai fasti di un tempo, perché possano produrre lavoro e ricchezza per il territorio. Siamo alla ricerca di partner privati in grado di farsi carico di queste realtà di grandi dimensioni. Noi diciamo che queste aziende devono rimanere unite perché si tratta di un’unica, grande realtà di 1.200 ettari con grandi potenzialità per le finalità produttive e la possibilità di attivare azioni sinergiche per la multifunzionalità, ad esempio con una rotazione d’uso di terreni e immobili, anche con finalità turistico-ricettive. Ecco perché credo che i privati debbano guardare a questa opportunità con grande attenzione”.

“Il territorio di Surigheddu e Mamuntanas – ha spiegato l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi – è una realtà che offre eccezionali opportunità dal punto di vista produttivo, con diverse tipologie di terreni che possono essere destinate a orticoltura, viticoltura e olivicoltura. Non c’è un momento migliore di questo per avviare un’attività esplorativa come quella partita lo scorso 1° marzo. Le imprese infatti oggi possono cogliere le opportunità che arrivano dai prossimi bandi del PSR, coi quali vogliamo rilanciare la nostra agricoltura in termini di qualità e di produzione sostenibile. La presenza dell’Università di Sassari è un bel segnale di collaborazione a tutto campo e potrebbe fornire il supporto nella realizzazione di un ottimo progetto d’impresa anche sotto il profilo dell'innovazione. Ci stiamo impegnando perché queste terre incolte da troppi anni possano tornare produttive, per creare occupazione e prodotti di qualità del settore agroalimentare da esportare in tutto il mondo”.

Con oltre il 70% delle superfici, Surigheddu e Mamuntanas si estendono su un’area prevalentemente pianeggiante. Nella parte meridionale di Surigheddu si trova un bacino artificiale con una capacità fino a 2,5 milioni di metri cubi d’acqua. L’area oggi non è coltivata, a eccezione della porzione assegnata all’Università di Sassari (55 ettari), mentre la restante superficie è utilizzata senza titolo come pascolo estensivo da quattro aziende agropastorali con circa 400 capi ovini complessivi e alcune decine di bovini. È presente un oliveto in stato di abbandono, di circa 40 ettari. Sono inoltre presenti numerosi fabbricati rurali, in passato al servizio delle due aziende: abitazioni, servizi, ricovero bestiame, mezzi e attrezzature agricole, oggi in stato di degrado. I più antichi risalgono ai primi anni del ‘900 mentre i più recenti, tre stalle per vitelli da circa 3.000 mq, sono del 1979. A Surigheddu sono presenti 19 edifici e tettoie (circa 12.800 mq di superficie) e 5 silos per cereali; a Mamuntanas 22 edifici (circa 5.400 mq) e tre silos.

LA STORIA. Nel 1893 Leon Augusto Perussia – fondatore a Milano della Cooperativa Agricola Italiana, società mutua di utilità pubblica che si proponeva di colonizzare, coltivare e rifertilizzare le terre italiane lasciate incolte, fornendo al contempo previdenza e assistenza alla classe contadina – visitò la Sardegna insieme a Francesco Ingegnoli. Il 6 ottobre 1897 Marie Lipke, moglie di Alfred von Tirpitz, vendette per 100mila lire una tenuta di 384 ettari alla Cooperativa agricola italiana. Cogliendo l’occasione della legge 2 agosto 1897, n. 382, venne creata a Surigheddu la prima borgata autonoma del Mezzogiorno, che a partire dal minimo di 50 abitanti garantiva l’esenzione ventennale delle imposte comunali.

Nel 1900 la tenuta prese il nome di Milanello Sardo. Nel 1905 divenne la prima tappa dei 450 partecipanti alla carovana del Congresso nazionale dell’Agricoltura. Dopo la morte del cavaliere Perussia nel 1913, si abbandonò l’originaria formulazione societaria a favore dei patti agrari di mezzadria fra Cooperativa e lavoratori, sotto la direzione di Luigi Fornaroli. Nel secondo dopoguerra si raggiunse il massimo storico di 600 addetti. La Cooperativa venne ceduta all’industriale Pietro Saronio, desideroso di diversificare i suoi investimenti e costituire una riserva di caccia nella zona. Nel 1950 la sede fu trasferita a Sassari e nel 1953 venne nominato direttore Mario Patta, uomo di fiducia di Saronio, che moltiplicò la produttività orientandosi prevalentemente all’allevamento. Da qui arrivarono riconoscimenti importanti: nel 1956 il premio nazionale per la Produttività, nel 1958 il premio regionale per la Migliore sistemazione idraulica e la Spiga d’Oro per la produttività di grano duro e grano da seme.

La tenuta venne nuovamente ceduta nel 1975 al principe Fugaldi, che la unì alla tenuta Mamuntanas (ulteriori 327 ettari per un totale di 1.321). L’indebitamento per i nuovi lavori provocò però il graduale abbandono della produzione, l’abbandono totale a pascolo nel 1982 e, nel 1986, la cessione fallimentare agli enti della Regione Sardegna. Nel 2001 è stato attivato, presso l’ex azienda, il Centro per la conservazione e la valorizzazione della biodiversità vegetale dell’Università di Sassari impegnato nella tutela della biodiversità ed agrobiodiversità vegetale nel territorio. Il centro è finanziato dalla Regione Sardegna e con fondi comunitari Feoga.