Ankara (Turichia), 14 Mar 2016 - Ancora un'autobomba nel cuore della capitale turca Ankara. A meno di un mese da quello vicino al quartier generale dell'esercito, un nuovo attacco colpisce la centralissima zona di Kizilay, provocando almeno 34 morti tra cui almeno 2 kamikaze e 125 feriti di cui 19 gravi. Trenta delle vittime sono morte sul luogo dell'esplosione e 4 in ospedale. I due attentatori morti, secondo fonti di sicurezza turche, sarebbero una donna ed un uomo.
Poco dopo le 18.30, nell'ora di punta del traffico domenicale, un'auto carica di esplosivo si è schiantata contro un autobus nei pressi di una fermata, dove si trovavano diversi altri veicoli, alcuni dei quali hanno preso fuoco. Un attacco suicida destinato a fare una strage, visto che lì si trovavano decine di persone in attesa di mezzi pubblici e minibus. L'esplosione è avvenuta tra il parco Guven, molto frequentato, e il boulevard Ataturk, arteria centrale del traffico della capitale turca. A poca distanza, i ministeri della Giustizia e dell'Educazione e gli uffici del primo ministro Ahmet Davutoglu. La zona è stata evacuata poco dopo nel timore di una seconda esplosione.
Solo due giorni fa, l'ambasciata americana ad Ankara aveva inviato un messaggio di allerta ai suoi cittadini. Un nuovo attacco al cuore della capitale turca che ancora una volta mette a nudo la fragilità di un Paese che pare sotto assedio. Solo ad Ankara, è il terzo attentato suicida con decine di morti in 5 mesi. Le modalità di quest'ultima azione ricordano da vicino quelle dell'autobomba del 17 febbraio scorso, che aveva provocato 29 morti, prendendo però di mira mezzi militari. Domenica sera, invece, a essere colpita è stata una zona piena di civili. In serata si è appreso che ci sono anche 7 poliziotti tra i 75 feriti dell'attacco.
Alcuni media turchi hanno riferito della presenza di agenti delle forze di sicurezza nel luogo dell'attacco, nei pressi di una fermata di bus piena di civili.
Il premier Davutoglu ha subito convocato una riunione urgente di sicurezza nazionale con il Capo di Stato maggiore, mentre il presidente Recep Tayyip Erdogan, che si trovava a Istanbul, ha deciso di rientrare con urgenza nella capitale. Dopo l'attacco di ottobre alla stazione di Ankara, attribuito dal governo all'Isis come quello del 12 gennaio a Istanbul, per l'autobomba del mese scorso le autorità avevano puntato il dito contro i curdi del Pkk attivi in Turchia e quelli siriani del Pyd, nonostante una successiva rivendicazione del gruppo estremista curdo Tak. L'attacco avviene mentre la Turchia è impegnata in conflitti su diversi fronti, dentro e fuori i suoi confini. Nel sud-est del Paese, le operazioni contro il Pkk hanno causato in questi mesi centinaia di morti, con decine di coprifuochi in vigore per mesi nei centri urbani. Una guerra intestina che ha spinto i gruppi curdi più radicali - come appunto il Tak - a minacciare rappresaglie nel resto della Turchia. Il partito filo-curdo Hdp, presente in Parlamento, ha subito condannato l'attacco. Il fronte siriano, con le infiltrazioni dell'Isis, rappresenta l'altra grande spina nel fianco del governo di Ankara, pur accusato da più parti di aver collaborato con i jihadisti.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha diffuso un comunicato nel quale esprime la sua condanna per l'attacco compiuto stasera ad Ankara.
"A seguito dell'instabilità nella regione, negli ultimi anni la Turchia è stata oggetto di attacchi terroristici", scrive Erdogan, senza indicare alcuna organizzazione specifica. Di fronte ad azioni che "minacciano l'integrità del nostro Paese", continua la nota, "proseguiremo la lotta al terrorismo con ancor più determinazione", perché, ha assicurato, "il nostro Stato non cederà mai il suo diritto all'autodifesa contro le minacce terroristiche. Di fronte a questo tipo di odiosi attacchi, il nostro popolo rafforza ancora di più i suoi legami. La Turchia è unita e riuscirà a superare questi momenti difficili".
Il ministro della Salute ha fatto una dichiarazione insieme a quello dell'Interno, Efkan Ala, che ha parlato di "attacco terroristico", confermando che si è trattato di un'autobomba. Ala ha aggiunto che le indagini sono in corso e alcune prove su presunte responsabilità sono già emerse, ma non verranno rese note prima di lunedì. I ministri hanno parlato al termine del vertice sulla sicurezza presieduto dal premier Ahmet Davutoglu a seguito dell'attacco.
Intanto, l'autorità radiotelevisiva ha subito imposto una censura ai media - come avviene regolarmente in Turchia in caso di attentati - vietando la pubblicazione delle immagini dal luogo dell'esplosione. Fortemente rallentati anche i principali social network, dove invece da subito sono circolate foto e video dell'attacco.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha espresso il suo profondo cordoglio al presidente turco Recep Tayyp Erdogan e al primo ministro Ahmet Davutoglu per l'orrore dell'attentato ad Ankara ha scritto una nota con la quale ha commentato gli attentati ad Ankara e in Costa d'Avorio: "I terroristi devono sapere che per quanto sanguinoso sarà il loro odio non riusciranno a piegarci e scuoterci, ovunque essi colpiscano". "La risposta e la condanna della comunità internazionale sarà ferma, unanime, risoluta".