Bruxelles, 24 Mar 2016 - Non è un caso, scrive oggi il quotidiano belga la Derniere heure, che all'indomani delle stragi di Parigi del 13 novembre, le autorità di Bruxelles e Parigi abbiano annunciato il rafforzamento delle misure di sicurezza attorno alle centrali nucleari. E sempre la Derniere heure ritiene di poter rivelare, nel numero odierno, che l'indagine avviata a suo tempo in Belgio per rintracciare la cellula terroristica di Parigi abbia permesso di mettere le mani su prove reali del fatto che fosse proprio questo, un attacco agli impianti nucleari, il vero obiettivo dei terroristi, l'ambizione ultima dello Stato islamico. Una minaccia più concreta che mai, una detonazione micidiale nel cuore del continente europeo. Secondo quanto riferito da diverse fonti, scrive ancora Derniere heure, tutto sarebbe emerso da uno dei blitz della polizia belga in appartamenti della capitale in seguito agli attacchi terroristici simultanei di Parigi che, come sappiamo, sono stati coordinati proprio da Bruxelles.
Ma cosa hanno scoperto gli investigatori nel covo dei terroristi? Il quotidiano belga riferisce di una serie di video che ritraggono un'abitazione nelle Fiandre. L'obiettivo è puntato sempre e solo sulla porta di ingresso della casa. Analizzando un filmato dopo l'altro, i poliziotti capiscono che l'intenzione è quella di riprendere un uomo. Non ne conoscono l'identità, si mettono al lavoro per scoprire chi sia e dove si trovi esattamente. Quando lo capiscono, "il sangue si gela nelle vene". C'è un autobus che passa regolarmente davanti a quella casa, si tratta della corsa per Lijn. Individuano con esattezza l'abitazione. Capiscono chi è quell'uomo spiato: il direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare belga.
Come hanno fatto i terroristi a scoprire l'indirizzo del loro obiettivo, che dovrebbe essere segreto? Dove hanno piazzato la telecamera? Gli investigatori decidono quindi di analizzare le immagini riprese da una videocamera di sorveglianza. Vedono due persone che nottetempo, a bordo di una automobile a luci spente, recuperano una telecamera nascosta in un cespuglio. Non sono identificabili, ma sono - o sono state - necessariamente legate alla cellula terroristica di Parigi. E le immagini sarebbero state riprese prima o dopo gli attacchi del 13 novembre.
E oggi, dopo gli attacchi di martedì, scrive ancora la Derniere heure, la polizia ha scoperto chi erano quelle due persone: i due fratelli-kamikaze Ibrahim e Khalid Brakraoiu. Sono stati loro a prelevare la videocamera sistemata di fronte all'abitazione del direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare, poco dopo gli attentati di Parigi. E fonti investigative confermano stamane che l'arresto di Salah ha accelerato i piani della cellula costringendola a rinunciare all'obiettivo primario, il programma nucleare, evitando così il peggio. In particolare, la registrazione di una decina d'ore era stata sequestrata dagli inquirenti a dicembre, durante la perquisizione in casa di Mohamed Bakkali. Il 17 febbraio, 140 militari erano stati dispiegati intorno alle centrali nucleari del Paese. Resta ora da capire come i terroristi abbiano scoperto l'indirizzo privato del direttore del programma nucleare.
Un secondo uomo si trovava con Khalid El Bakraoui, il kamikaze che si è fatto esplodere nella metropolitana di Bruxelles, causando la morte di 20 persone. Lo riferisce la radio belga Rtbf. È stato intercettato dalle telecamere di sorveglianza: nelle immagini trasporta una grossa borsa. L'identità è ancora sconosciuta e non si sa se sia morto nell'attentato o se sia anche lui in fuga, sottolinea Rtbf.
Ibrahim Bakraoui era già stato fermato Uno dei due fratelli kamikaze, Ibrahim Bakraoui, sarebbe stato già fermato in Turchia e segnalato, ma rilasciato dal Belgio. A rivelarlo è stato lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Un altro degli attentatori, Naijim Laachraoui, è stato invece identificato attraverso il dna e si tratta dell'artificiere della strage di Parigi.
Lo afferma l'emittente Vtm. I terroristi avrebbero deciso di anticipare a causa dell'arresto di Salah Abdeslam. Fonti della sicurezza europee riferiscono, anche, che l'Isis avrebbe addestrato e inviato in Europa centinaia di combattenti per attacchi nel Continente. Un esercito di 400 jihadisti, organizzati prevalentemente in cellule interconnesse come quelle di Parigi e Bruxelles con l'ordine di scegliere i luoghi, i tempi e i metodi di attacco. Inoltre, sarebbero sparsi tra Germania, Gran Bretagna, Italia, Danimarca e Svezia gli elementi della cellula dell'Isis che ha "compiuto gli attacchi di Parigi".
Salah Abdeslam, unico terrorista sopravvissuto del commando del 13 novembre a Parigi arrestato a Bruxelles venerdì scorso, ha accettato il suo trasferimento in Francia: lo ha reso noto il suo avvocato, Sven Mary. Salah non sarà presente di persona all'udienza in cui i giudici dovranno decidere il prolungamento della sua detenzione, ma sarà estradato "il più presto possibile" verso la Francia. “È un'ottima cosa", ha aggiunto l'avvocato. Il legale non ha invece risposto alla domanda se il terrorista abbia smesso di collaborare: "Fa parte del segreto istruttorio, non posso fare commenti". Sven Mary ha poi concluso: "Non era al corrente" degli attentati di Bruxelles".
Tra le vittime forse anche Patricia Rizzo Sale a 32 il numero delle vittime dopo il ritrovamento di un altro cadavere all'aeroporto, e 300 feriti, 61 in terapia intensiva. Tra i morti, con ogni probabilità, c'è anche un'italiana, come ha reso noto la Farnesina. Potrebbe trattarsi di Patricia Rizzo, un'impiegata presso un'agenzia della Commissione Ue.