Press "Enter" to skip to content

Un dossier anonimo accusa l’ammiraglio De Giorgi: “spese fuori controllo”. Oggi a potenza il riesame

Roma, 12 Apr 2016 - Nel giorno in cui il Tribunale del Riesame di Potenza esamina gli atti dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata spunta un dossier anonimo che accusa l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, implicato nelle indagini e ora accusato di "comportamenti disinvolti" e "spese" milionarie nel suo ruolo di Capo di Stato Maggiore della Marina.

Un "plico" sarebbe stato recapitato a Palazzo Chigi, al Ministero della Difesa e a magistrati. All'interno un dossier dettagliato sull'attività di De Giorgi negli anni in cui ha gestito la Marina Militare. Tra i molti episodi citati dall'anonimo anche la decisione di modificare in corsa il progetto di una fregata commissionata al cantiere di Muggiano di Fincantieri per adeguare lo standard delle cabine e del quadrato destinati agli ufficiali e all'ammiraglio. Una modifica che avrebbe comportato un aggravio di costi di 30 milioni di euro.

Nei giorni scorsi il Capo di Stato maggiore della Marina (intercettato per diversi mesi dalla Squadra mobile e più volte tirato in ballo dai presunti componenti del "quartierino") aveva chiesto di essere ascoltato dai magistrati potentini: venerdì risponderà a diverse domande, tra cui quelle legate alle "mosse" per la legge navale e per decisioni riguardanti l'Autorità portuale di Augusta. Il "pool" potentino titolare dell'inchiesta ha continuato a valutare gli atti, anche in relazione alla competenza territoriale. Non è da escludere la possibilità che tutte le "carte" sul "quartierino" vengano trasmesse, appunto per competenza territoriale, ad un'altra Procura. Nei primi giorni dell'inchiesta sembrava che dovessero finire a Siracusa, competente su Augusta, mentre nelle ultime ore è diventata sempre più credibile l'ipotesi dell'invio degli atti a Roma, dove si sarebbe concretizzata l'associazione per delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite.

Giornata importante oggi per l'inchiesta petrolio in Basilicata. L'udienza, in mattinata, davanti al Tribunale del Riesame di Potenza, con il possibile deposito di altri atti, segnerà infatti una nuova tappa dell'indagine sul petrolio in Basilicata: tra le migliaia di pagine dei faldoni potrebbero spuntare ulteriori, "pesanti" nomi della politica italiana. In attesa, venerdì prossimo, 15 aprile, dell'interrogatorio dell'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, Capo di Stato maggiore della Marina, indagato per abuso d'ufficio nell'ambito del cosiddetto "filone siciliano". L'appuntamento al Riesame è fissato alle ore 10: tra i ricorsi che dovranno essere esaminati c'è quello presentato dai cinque dipendenti del Centro Oli dell'Eni di Viggiano (Potenza), ai domiciliari dallo scorso 31 marzo.

Sicuramente la decisione più importante per il prosieguo del filone sul presunto smaltimento illecito di rifiuti prodotti dall'impianto della Val d'Agri riguarda però il ricorso della compagnia petrolifera, che lo scorso 31 marzo ha sospeso la produzione di 75 mila barili al giorno, con ripercussioni anche sulla raffineria di Taranto. Da giorni i legali dell'Eni sono al lavoro per la richiesta di dissequestro di due vasche del Centro Oli e del pozzo di reiniezione "Costa Molina 2" a Montemurro (Potenza). La compagnia vuole anche un incidente probatorio che dimostri la "correttezza delle modalità di operatività dell'impianto e in particolare della mancanza di pericolosità delle acque reiniettate". Sarà invece discusso venerdì 15 aprile il ricorso della sesta persona ai domiciliari da 12 giorni, l'ex sindaco di Corleto Perticara (Potenza), Rosaria Vicino (Pd), indagata nel filone sulla realizzazione a Tempa Rossa, nel comune lucano, di un nuovo Centro Oli della Total.

Il terzo filone, quello cosiddetto siciliano, riguarda l'attività del presunto comitato d'affari di cui - secondo gli investigatori - fanno parte anche Gianluca Gemelli (compagno dell'ex ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi) e l'ammiraglio De Giorgi, che si è sempre detto "totalmente estraneo" alla vicenda.

Ci sono molte inchieste e poche sentenze? Certo, perché c'è la prescrizione". Il neo presidente dell'Anm Piercamillo Davigo replica così all'osservazione fatta dal premier Renzi sui magistrati che fanno tante indagini, ma pochi processi arrivano a sentenza. Una sottolineatura riguardante in particolare la procura di Potenza, fatta poco dopo la deflagrazione dell'inchiesta sulla "cricca" del petrolio.