Chernobyl (Ucraina), 25 Apr 2016 - “Ogni volta che scoprivo il giorno esatto in cui sarei venuto in Italia, iniziavo a fare il conto alla rovescia”. Sorride Serghei, 22 anni, ricordando quelle emozioni. Era il 2003 quando arrivò per la prima volta in Italia, per trascorrere da noi un soggiorno di risanamento, cioè un periodo di tempo lontano dal suo Paese, la Bielorussia, il più colpito dalle conseguenze dell'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl.
Il disastro Il 26 aprile del 1986, durante un test di sicurezza, il reattore numero 4 della centrale – situata in Ucraina - esplose. La nube radioattiva sprigionata dall’incidente invase diverse aree dell’Europa. I Paesi più colpiti furono l'Ucraina, la Russia ma soprattutto la Bielorussia, dove si riversò circa il 70% delle sostanze radioattive espulse nell'atmosfera.
La gara di solidarietà Le conseguenze di quel disastro nucleare scossero il mondo e innescarono una gara di solidarietà, soprattutto in favore dei bambini, i più esposti agli effetti nocivi delle radiazioni. Nacquero così - nei primi anni '90, in Italia e in altri Paesi - i cosiddetti “soggiorni di risanamento” presso famiglie disposte a ospitare temporaneamente i minori provenienti dalle zone contaminate.
“L’obiettivo di questi soggiorni – spiega Arena Ricchi, Presidente della Federazione AVIB (Associazioni di Volontariato Italiane per la Bielorussia) - è il risanamento fisico e psicologico. Dal punto di vista fisico trascorrere un mese in Italia consente ai bambini di ridurre la radioattività assorbita. C’è poi il risanamento psicologico, perché spesso si tratta di minori provenienti da istituti o da famiglie con dei problemi”.
Dietro questa macchina dell'ospitalità c'è il lavoro di enti, associazioni, istituzioni. Ma soprattutto c'è l'amore di tante famiglie che hanno aperto le porte delle loro case. “L'Italia è stato uno dei primi Paesi a dare il proprio aiuto alla Bielorussia dopo il disastro di Chernobyl. Con i progetti di accoglienza temporanea sono arrivati in Italia oltre 500mila bambini. Vi siamo molto riconoscenti”, sottolinea Aleksandr Evgenievich Guryanov, Ambasciatore della Bielorussia.
A 30 anni da Chernobyl i soggiorni di risanamento continuano “Dall'incidente nucleare di Chernobyl sono passati ormai 30 anni, ma i soggiorni di risanamento continuano per i bambini di seconda generazione, che ancora oggi mangiano cibi contaminati – spiega Arena Ricchi - Purtroppo, però, i numeri dell'accoglienza sono sempre più bassi”.
Dagli anni Novanta ad oggi, infatti, il numero dei minori stranieri accolti temporaneamente in Italia - provenienti da situazioni di difficoltà - ha subìto una diminuzione costante: dai circa 36.000 del 1996 si è passati ai 10.800 del 2015, secondo i dati della Direzione Generale dell'Immigrazione e delle Politiche di Integrazione, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Questo calo comprende anche i bambini che arrivano dalla Bielorussia. Ma a cosa è dovuto? "Una delle cause può essere la crisi economica, perché accogliere questi bambini comporta un impegno economico per le famiglie. Ma c'è anche un calo di attenzione sul ‘problema Chernobyl’” spiega Sergio De Cicco, presidente dell’Associazione Puer.
Va comunque precisato che i soggiorni di risanamento non vanno confusi con le adozioni. "Si tratta di due fenomeni totalmente differenti - sottolinea Silvia Della Monica, presidente della Commissione Adozioni Internazionali - Non a caso, una famiglia che ha ottenuto un decreto di adozione internazionale, non può ospitare bambini per soggiorni di risanamento. Inoltre, gli enti che si occupano di accoglienza temporanea, non possono avere contatti con quelli che si occupano di adozioni internazionali. Sono due percorsi completamente diversi".