Napoli, 30 Apr 2016 - Sui crimini della pedofilia il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, auspica che vi sia un'inchiesta "rapida, ampia e severa". È quanto si apprende negli ambienti del Quirinale, parole che arrivano il giorno dopo la terribile conferma di quello che da mesi si sospettava: la piccola Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni gettata da un terrazzo del palazzo in cui viveva con la madre a Caivano (Napoli), era finita in una rete di pedofili ed è stata uccisa perché non voleva più subire le violenze.
La svolta nelle indagini sulla morte di Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni violentata e uccisa il 24 giugno 2014, è arrivata dai racconti di altre piccole vittime di abusi sessuali. Tre minori, infatti, durante questo lungo lavoro investigativo, sono stati allontanati dal contesto familiare e, assistiti da personale qualificato, hanno iniziato a riferire particolari diventati la "chiave di lettura" delle indagini, che già attraverso le intercettazioni avevano tracciato un quadro molto grave di attività di pedofili nel Parco Verde di Caivano. Le risposte e soprattutto i disegni che una bambina ha dato agli psicologi hanno consentito agli inquirenti di venire a conoscenza del degrado familiare in cui la piccola viveva e a metterli nella condizione di fare luce sulla tragica fine di Fortuna Loffredo. La bimba viene ascoltata la fine dello scorso anno alla presenza di una psicologa in una casa famiglia dove era stata portata dopo l'allontanamento dalla sua famiglia: dice di non volere tornare nella sua vecchia casa e che solitamente dorme con un uomo. Le viene chiesto di disegnare quell'uomo e lei lo fa. Lo raffigura con delle strisce sul volto che somigliano a dei serpenti. La piccola, anche nella casa famiglia, lamenta dolori nelle parti intime e rivela che li avvertiva anche prima di essere trasferita. A questo punto, su richiesta della consulente, mostra i punti (parti intime) dove veniva toccata dall'uomo che dormiva con lei. Tutto questo, dice, avveniva quando la mamma era in casa e che lei glielo aveva pure riferito. La donna, però, le rispondeva "...poi ti passa...". Gli esami specialistici sulla bambina hanno poi rivelato inequivocabilmente i segni delle violenze sessuali subite.
Raimondo Caputo ha "barbaramente assassinato perché aveva osato opporsi" a lui la piccola Fortuna Loffredo. Lo scrive nelle esigenze cautelari del provvedimento emesso a carico del 44enne arrestato per l'omicidio della bambina di Parco Verde a Caivano il Gip Alessandro Buccino Grimaldi, sottolineando come l'uomo "non ha esitato a porre in essere odiosi e brutali atti sessuali sulle figlie in tenera età e anche sulla povera Fortuna". Il gip, poi, rileva che Caputo, "già gravato da un'impressionante serie di precedenti penali", nonché già destinatario di un provvedimento cautelare del 12 novembre 2015 sempre per violenze sessuali su minori, vittime le sue figlie e quella della convivente, "ha fornito sicura dimostrazione, mediante le caratteristiche peculiari delle allarmanti e inumane azioni antigiuridiche a lui ascritte, di essere dotato di una incoercibile propensione all'infrazione della legalità" e "di essere assolutamente incapace di frenare e controllare le proprie funzioni sessuali". L'ordinanza di custodia cautelare è stata notificata nel carcere di Poggioreale a Napoli dove Raimondo Caputo è detenuto perché indagato per il reato di violenza sessuale aggravata ai danni di minore.
Ho sempre saputo chi è stato a uccidere Fortuna. Ho atteso che qualcuno venisse da me, ma niente. Ma qui c'è omertà, anche oggi". È la reazione a caldo di Domenica Guardato, madre di Fortuna.
Persone non identificate hanno dato fuoco a una delle finestre dell'abitazione di Caivano (Napoli) dove sta scontando i domiciliari la compagna di Raimondo Caputo, 43 anni, detto Titò, l'uomo a cui oggi i carabinieri hanno notificato un'ordinanza di arresto con l'accusa di avere violentato e ucciso la piccola Fortuna Loffredo, morta il 24 giugno 2014 nel Parco Verde della cittadina. Sconosciuti, intorno a mezzogiorno, hanno lanciato una bottiglietta contenente liquido infiammabile contro una finestra e poi appiccato le fiamme che si sono estinte autonomamente. Sull'accaduto stanno indagando i carabinieri di Caivano e di Casoria. La 32enne si trova ai domiciliari perché accusata, in concorso con il compagno in carcere, di abusi sessuali nei confronti di una figlia piccola della donna