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Referendum riforma Costituzione e Italicum. Parte in Sardegna la campagna del Comitato per il No

Cagliari 31 Mag 2016 – Tre firme contro la riforma costituzionale e l’Italicum. Parte ufficialmente in Sardegna la campagna referendaria dei Comitati per il No decisi a contrastare in ogni modo le modifiche della Costituzione recentemente approvate dal Parlamento.

I rappresentanti dei Comitati, insieme al consigliere regionale dei Comunisti Italiani Fabrizio Anedda, hanno illustrato alla stampa le iniziative in vista dei referendum in programma il prossimo autunno.

«La riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi e approvata dal Parlamento dissolve l’identità della Repubblica nata dalla Resistenza – sostiene il Comitato per il NO – è inaccettabile nel metodo e nel merito, ancora di più in rapporto alla legge elettorale già approvata».

Secondo Andrea Pubusa, giurista ed ex consigliere regionale, il testo approvato dal Parlamento non è una revisione costituzionale ma uno stravolgimento della Carta fondamentale della Repubblica. «Le modifiche costituzionali vengono di solito approvate per emendamenti come avvenuto negli Stati Uniti – ha detto Pubusa – non si può rispondere con un semplice sì o no a una proposta che prevede la riscrittura di 47 articoli su 139, serve una larga condivisione».

Critico anche il giudizio sulla proposta di modifica del Senato: «Non è vero che verrà abolito – ha rimarcato Pubusa – non sarà più elettivo, sarà composto da consiglieri regionali e amministratori locali ma non ci sarà nessuna semplificazione. Il nuovo Senato avrà voce in capitolo sui processi legislativi, addirittura si prevedono 10 procedure diverse a seconda della materia trattata: ciò che ne verrà fuori sarà un guazzabuglio. I costi, poi, non saranno abbattuti. Per ridurre le spese si sarebbe ottenuto un risultato più soddisfacente con la riduzione del numero dei parlamentari».

Preoccupano, e non poco, anche i possibili riflessi negativi sulle autonomie regionali: «L’assessore alle Riforme Gian Mario Demuro sostiene che le modifiche costituzionali non riguardano le regioni a Statuto speciale. Io non sono d’accordo – ha sottolineato Pubusa – una cosa è praticare la specialità in un contesto di autonomie sviluppate diverso è invece farlo con un sistema autonomistico depotenziato. Ricordo che la battaglia per la nascita delle regioni ordinarie venne fatta anche da quelle a Statuto speciale». Durissimo il giudizio di Pubusa sull’atteggiamento della Giunta Pigliaru nei confronti del governo Nazionale: “È la presidenza più triste della storia dell’Autonomia, priva di mordente e personalità – ha detto Pubusa – siamo di fronte a un appiattimento totale nei confronti del Governo. Non si capisce che questa proposta di modifica della Costituzione rappresenta un tradimento della grande cultura autonomistica della Sardegna rappresentata da grandi personalità come Gramsci, Lussu, Simon Mossa, Dettori, Melis etc.”.

Secondo Carlo Dore jr, ricercatore dell’Università di Cagliari, “sono i valori comuni che consentono a una Costituzione di durare nel tempo. Il substrato della lotta antifascista ha consentito a quella italiana di mettere d’accordo culture politiche diverse. Il Ddl Renzi-Boschi rompe questo compromesso e disegna i nuovi assetti costituzionali a colpi di maggioranza. Una decisione – ha detto Dore jr – che espone il nuovo testo a ulteriori modifiche. Tutti in futuro saranno legittimati a cambiare un atto imposto da una sola parte politica”.

Di disegno “perverso” ha invece parlato l’avvocato Carlo Dore. “Si sta giocando con il fuoco – ha detto Dore – l’aspetto più pericoloso è costituito dal collegamento delle modifiche costituzionali con l’Italicum. La lista più votata potrà contare su 340 seggi su 630. Un premio di maggioranza enorme che altera l’esito del voto e non consente agli elettori di scegliere i propri rappresentanti». Per questo il Comitato inviterà a votare contro le disposizioni dell’Italicum che introducono il premio di maggioranza e lasciano ai partiti l’indicazione dei capilista. “Non si può permettere a un partito con il 20-25% dei consensi di impadronirsi di Governo e Parlamento. È un rischio troppo alto, le Costituzioni si fanno per creare equilibrio”. Red