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Brexit, la Gran Bretagna Vota. Secondo l’ultimo Sondaggio “Remain” in Testa al 52%

Londra (Regno Unito), 23 Giu 2016 - Il giorno del giudizio è arrivato. I cittadini britannici decidono oggi con il loro voto il destino della Gran Bretagna: dentro o fuori l'Unione Europea. Si vota dalle 07:00 ora locale (le 08:00 in Italia) per tutta la giornata (i seggi chiuderanno alle 22:00, le 23 in Italia). Fiato sospeso in attesa di un risultato, che si saprà nelle prime ore di venerdì; e intanto i sondaggi dell'ultim'ora danno risultati contrastanti, anche se la maggioranza assegna un leggero vantaggio al fronte Remain. Il maltempo, che ha causato caos nel traffico a Londra e in Inghilterra meridionale, potrebbe però ridurre l'affluenza.

Il premier conservatore britannico, David Cameron, ha votato a Londra. Il premier si è recato al seggio accompagnato dalla moglie Samantha. Cameron continua a spingere i connazionali a votare Remain, 'così i nostri figli e nipoti avranno un futuro più brillante' ed anche il leader laburista Corbyn ha affermato di aver votato no. Sul fronte opposto il conservatore Johnson ha parlato del possibile leave come 'una svolta storica del paese'.

Due sondaggi dell'ultim'ora, diffusi nell'imminenza dell'apertura dei seggi per il referendum britannico sulla Brexit, danno il fronte del sì all'Ue (Remain) in vantaggio su quello del no (Leave): Yougov di un soffio, con il 51% contro il 49, mentre Comres 54% a 46. Poche ore fa altri due istituti avevano invece dato leggermente in testa Leave.  Anche l'istituto demoscopico Ipos Mori dà il sì all'Ue (Remain) in vantaggio di misura sul no (Leave). La rilevazione, completata ieri sera, ma diffusa oggi sui media, dice Remain al 52% e Leave al 48. Fra gli ultimi altri 4 sondaggi pubblicati ieri in Gran Bretagna, due (di Comres e Yougov) hanno pure dato Remain in testa, mentre altri due (Opinium e Tns) hanno accreditato un lieve vantaggio a Leave.

Ieri l'estremo avvertimento di Jean-Claude Juncker al Regno Unito: "I politici e gli elettori britannici debbono sapere che non ci sarà alcun tipo di rinegoziazione", "Abbiamo concluso un accordo (in occasione del Consiglio Europeo del 18 e 19 febbraio a Bruxelles) con il primo ministro David Cameron, il quale ha ottenuto il massimo che poteva ricevere, così come noi abbiamo concesso il massimo che potevamo dare".

"Quindi" - ha ribadito l'ex premier lussemburghese, a margine di un incontro con il neo-cancelliere austriaco Christian Kern - "un nuovo negoziato non ci sarà assolutamente, né sull'intesa già raggiunta né per quanto riguarda trattative di qualsivoglia natura sui trattati (comunitari; ndr). "Out isout". (Quando si è fuori, si è fuori).

Anche le Banche centrali sono in allerta. La Bce, ha detto il presidente, Mario Draghi, è pronta a far fronte a tutte le urgenze che potrebbero seguire al referendum britannico. Ed anche la Fed Usa, ha affermato la presidente Janet Yellen, è pronta ad agire dopo il voto se necessario.

"Visto dall'Italia, un voto per uscire dall'Europa non sarebbe un disastro, una tragedia o la fine del mondo per voi nel Regno Unito: sarebbe peggio, perché sarebbe la scelta sbagliata. Sarebbe uno sbaglio per il quale soprattutto voi, gli elettori, ne paghereste il prezzo. Chi vuole veramente che la Gran Bretagna sia piccola e isolata?". Il premier Matteo Renzi si rivolge oggi così agli elettori britannici con un messaggio sul Guardian a favore della campagna Remain alla vigilia del referendum sulla Brexit di domani. "Se c'è una cosa che i britannici non hanno mai fatto davanti a una sfida che riguarda il loro futuro, la loro stessa identità, è fare la scelta sbagliata - prosegue Renzi -. Una Gran Bretagna meno grande di quella che è andrebbe contro la stessa logica di coloro che vogliono uscire. Si scambierebbe l'autonomia per la solitudine, l'orgoglio per la debolezza e l'identità per l'autolesionismo".

La stampa del Regno Unito dedica oggi prime pagine ed editoriali al referendum sulla permanenza nell'Unione europea esortando gli elettori britannici a votare in un "giorno decisivo" secondo le diverse posizioni assunte dai vari quotidiani.

"Il Regno Unito decide", si legge nella prima pagina dell'euroscettico Daily Mail, il quotidiano più letto del Paese e favorevole alla Brexit (l'uscita del Regno Unito dall'Ue) che oggi pubblica quelle che ritiene essere le principali 'menzogne' di Bruxelles. Il Times, l'unico dei giornali del magnate statunitense Rupert Murdoch che appoggia la permanenza, mette in evidenza gli ultimi sondaggi che danno il futuro del Paese "appeso a un filo". Il Sun, sempre di Murdoch, apre con il titolo "Il giorno dell'indipendenza. Il Risorgimento del Regno Unito" e ricorda ai lettori che devono votare per l'uscita dall'Ue. Il Guardian, che si è più volte espresso a favore del 'remain', segnala che i britannici affrontano oggi "il giorno della verità" con un appello ai lettori a votare per restare in un'Europa riformata. Il Daily Telegraph, a favore della brexit e quotidiano di riferimento del partito conservatore, pubblica in prima pagina una vignetta dove si vede un'anziana con un cane, che assomiglia alla regina Elisabetta, ferma a un bivio nel centro della bandiera del Regno Unito. L'Independent, favorevole alla permanenza, mette in evidenza un recente sondaggio di ComRes, che segnala un largo vantaggio per la continuità in Europa con il 48% dei voti, contro il 42% a favore della Brexit. Il quotidiano economico Financial Times ribadisce l'importanza del voto di oggi e segnala che la sterlina è in rialzo nella giornata del referendum.

La febbre del Brexit colpisce anche gli scommettitori. Solo nel Regno Unito - informa l'Agimeg - le giocate entro poche ore supereranno i 100 milioni di sterline, un volume che spesso nemmeno i maggiori eventi sportivi attraggono. Betfair, il colosso delle scommesse peer to peer - quelle direttamente scambiate tra gli utenti con la compagnia che si limita a mettere a disposizione la piattaforma tecnologica - ha già superato i 48,5 milioni di sterline e si attende di arrivare a 50 milioni nell'arco di poche ore. Nel caso delle presidenziali USA del 2012 - l'evento politico che fino a pochi giorni fa deteneva il primato di raccolta - si era fermato a 40 milioni. La finale dei Mondiali del 2014 invece aveva calamitato giocate per 35 milioni.

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