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La premier scozzese Sturgeon: la Scozia può tentare di bloccare uscita da Ue

Edimburgo (Scozia), 26 Giu 2016 - La premier scozzese Nicola Sturgeon ha detto che il Parlamento di Edimburgo potrebbe bloccare l'uscita del Regno Unito dall'Ue. Parlando alla Bbc, ha detto che "certamente" chiederà ai deputati (69 del suo partito sul totale di 129) di rifiutare di dare "il consenso legislativo" perché il governo di Londra proceda con l'uscita dall'Ue.

"La mia sfida, ma anche la mia responsabilità come premier, è cercare di negoziare per proteggere gli interessi della Scozia" con l'Unione europea, ha aggiunto. Ha poi sottolineato di considerare suo dovere "tentare di impedire di essere trascinati fuori dall'Ue contro il nostro volere". Gli elettori della Scozia, nel referendum che ha deciso l'uscita del Regno Unito dall'Ue, si sono infatti pronunciati in gran maggioranza per la permanenza. Questo ha fatto sì che Sturgeon abbia annunciato che "è sul tavolo" la legge per un eventuale secondo referendum per l'indipendenza, dopo che quello del 2014 decise contro l'autonomia.

Il Regno Unito, nel quale la Scozia ha deciso di restare con il referendum del 2014, tuttavia, ha detto Sturgeon, "non esiste più". Il 59% degli scozzesi si è detto a favore dell'indipendenza dal Regno Unito in un sondaggio condotto dopo il referendum di giovedì che ha deciso l'uscita di Londra dalla Ue. L'esito della rilevazione è stato pubblicato sul giornale Sunday Post, che ricorda come al referendum di due anni fa a favore dell'indipendenza della Scozia votò il 45% della popolazione. Inoltre, la petizione per chiedere un nuovo referendum nazionale ha superato i tre milioni di firme, anche se circa 70mila sono state cancellate perché fraudolente.

Intanto, domani il segretario di Stato Usa, Kerry, sarà a Londra, mentre a Berlino la cancelliera Merkel riceverà il presidente francese, Hollande, e il premier italiano, Renzi. Gli Usa "continueranno ad avere relazioni speciali e strette con la Gran Bretagna che non possono essere cambiate dal voto" sulla Brexit, ha detto Kerry dopo un incontro a Roma con il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. D'altro canto Kerry ha poi esortato l'Europa a "fare passi per rispondere agli elettori e alle preoccupazioni dei cittadini degli altri Paesi".

È possibile "trasformare questa situazione difficile in una occasione di rilancio dell'Europa": così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sulle prospettive dell'Ue dopo il referendum britannico. Il capo della Farnesina, che ha parlato a fianco del segretario di Stato Usa John Kerry, ha evidenziato la necessità di rilanciare, proprio ora, le politiche comuni europee, prendendo atto allo stesso tempo della decisione britannica e quindi avviando "in modo ordinato le procedure previste dall'articolo 50" del Trattato di Lisbona, per avviare la fase negoziale sul recesso del Regno Unito.

Prima riunione dell'Ue a 27 a Bruxelles dopo il sì all'uscita della Gran Bretagna giunto dal referendum. Gli ambasciatori-rappresentanti permanenti presso l'Ue di tutti i Paesi membri, tranne quello britannico, sono attualmente al lavoro nella sede del Consiglio Europeo per preparare il vertice in programma martedì e mercoledì prossimi. "Un giorno triste per la cooperazione europea" è stato il commento su Twitter dell'ambasciatore svedese Andres Anhlid.

Angela Merkel vuole evitare azioni precipitose per la Brexit, anzi tende a temporeggiare: lo scrive Die Welt. Parlando dell'intenzione britannica di non affrettare la Brexit, Die Welt scrive che "ciò si inserisce perfettamente nella concezione di Merkel, che vuole trarne vantaggio. Sia per l'Euro che per i profughi, la cancelliera ha preso tempo per risolvere i problemi". Con la Brexit, "Cameron le regala la possibilità di prendere tempo, e questo sarebbe buono per Berlino. Le soluzioni veloci di Bruxelles non sarebbero nell'interesse della Germania".