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Il dittatore turco Erdogan sospende convenzione europea sui diritti umani

Ankara (Turchia), 21 Lug 2016 - È iniziata ad Ankara la riunione del Parlamento turco per discutere e poi votare la mozione per l'introduzione dello stato d'emergenza annunciato ieri dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Lo riferiscono i media locali. Lo stato d'emergenza potrebbe durare fino a 45 giorni, anziché 3 mesi, ha spiegato il vicepremier Numan Kurtulmus: "Vogliamo la fine dello stato d'emergenza al più presto possibile, se la situazione tornerà normale, penso che durerà un mese e mezzo al massimo. Spero che non ci sia necessita' di una proroga", ha aggiunto.

Il governo turco, nel primo giorno di stato di emergenza ha annunciato la sospensione della Convenzione europea dei diritti umani, per un periodo tra 20 e 45 giorni. Il vicepresidente Numan Kurtulmus ha ricordato che "così ha fatto anche la Francia". Ed ha aggiunto: "Voglio garantire che i diritti e le libertà fondamentali e la vita di tutti i giorni non saranno colpiti. I nostri concittadini devono sentirsi tranquilli su questo".

La situazione nel Paese intanto resta tesa. Si è registrata una sparatoria a Kadikoy, grande quartiere sulla sponda asiatica di Istanbul, dove almeno una persona è rimasta uccisa e un'altra ferita. Secondo i media locali, l'attacco sarebbe stato compiuto da due uomini con volto coperto nei pressi di un concessionario di auto, per ragioni ancora sconosciute.

Kurtulmus ha escluso che il coprifuoco possa far parte delle misure che saranno applicate nei prossimi tre mesi, periodo rispetto al quale il presidente Recep Tayyip Erdogan ha annunciato lo stato di emergenza in tutto il Paese. "Di sicuro il coprifuoco non è tra le misure previste" ha rassicurato Kurtulmus, prima di ribadire che "non vi saranno limitazioni a diritti e libertà" per i semplici cittadini.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha in programma un incontro con Zuhtu Arslan, presidente della Corte Costituzionale turca. Lo riferisce la tv di Stato turca Trt, senza precisare quando sia previsto il colloquio. Si tratterà del primo faccia a faccia tra i due dopo il fallito golpe della scorsa settimana e le purghe che da sei giorni colpiscono le istituzioni dello Stato.

Dal tentativo di golpe sono circa 3.000 i giudici e i procuratori che sono stati sospesi, oltre a due membri della Corte Costituzionale, Erdal Tercan e Alparslan Altan, sono stati arrestati. Per tutti l'accusa è di legami con l'imam Fetullah Gulen, accusato dal governo di Ankara di essere stato l'ispiratore del fallito colpo di stato. Erdogan intanto nel pomeriggio vedrà l'ex premier Ahmet Davutoglu e l'ex presidente Abdullah Gul.

Arrestato noto giornalista Cengiz Orhan Kemal Cengiz, noto giornalista e avvocato per i diritti umani, e la moglie Sibel Hurtas, anche lei una reporter, sono stati arrestati dalla polizia a Istanbul. Nei giorni scorsi, il nome di Cengiz era apparso in una presunta "black list" di decine di giornalisti, diffusa da un account twitter a sostegno del presidente Tayyip Erdogan.

I principali partiti di opposizione in Turchia lanciano l'allarme per la situazione nel Paese dopo che ieri il presidente Recep Tayyip Erdogan ha annunciato uno stato d'emergenza per tre mesi. "Questa è disonestà, ingratitudine, un golpe civile contro il Parlamento", ha denunciato in dichiarazioni a Cnn Turk il deputato Ozgur Ozel, capogruppo del Chp, il principale partito di opposizione. Ozel è intervenuto prima dell'inizio della riunione del Parlamento chiamato ad approvare lo stato d'emergenza.

Per il partito filo-curdo Hdp, "il tentativo di golpe del 15 luglio si è trasformato in un'opportunità e uno strumento per liquidare chi contesta il governo e per limitare ulteriormente i diritti democratici e le libertà". "La gente è stata costretta a scegliere tra un golpe e un regime. Respingiamo con forza entrambe le opzioni", afferma il partito.

La notte del fallito golpe i principali partiti di opposizione in Turchia hanno subito denunciato e preso le distanze da quanto stava avvenendo nel Paese. Già ieri in dichiarazioni all'agenzia di stampa Dpa un parlamentare del partito Hdp, Ziya Pir, esprimeva il timore di rappresaglie contro l'opposizione dopo il fallito golpe e denunciava come in Turchia si stia assistendo a un "contro-golpe".

Il quotidiano libanese Al-Arab Post rivela un retroscena finora rimasto sconosciuto sulla notte del golpe in Turchia. Secondo il quotidiano che cita come fonte un responsabile dell'intelligence irachena, all'alba del 15 luglio la decisione di Erdogan era quella di lasciare il paese e di recarsi in Qatar e seguire da lì gli sviluppi nel suo paese.

Per la fonte citata dal quotidiano, però, "i responsabili iraniani si sarebbero messi in contatto con Erdogan invitandolo a rimanere in Turchia e a parlare alla gente e a chiederle di scendere nelle strade per aumentare le probabilità di sconfitta del golpe". Secondo la versione di Al-Arab Post, Erdogan dopo una consultazione con i suoi stretti collaboratori avrebbe deciso di accettare la soluzione propostagli dall'Iran e di parlare alla nazione.

Secondo Al-Arab Post, l'Iran e la Turchia hanno divergenze su tante questioni ma ritengono un comune nemico i gruppi terroristici curdi. Inoltre, spiega il quotidiano libanese, gli iraniani non volevano che oltre all'Iraq ed al Pakistan, ci fosse un'altra nazione insicura al proprio confine. Proprio per questo, ricorda il quotidiano, gli iraniani hanno cercato di aiutare Erdogan.

Otto militari turchi accusati da Ankara di aver partecipato al tentato golpe sul Busforo sono stati condannati a due mesi di carcere con la condizionale. I due, che Ankara vuole in patria per processarli, erano fuggiti in Grecia e rimarranno nel paese finche' non sarà esaminata una eventuale richiesta di estradizione.